
Renzo e Lucia, Renzi e l’Italia. Quanta fatica per desiderarla, vedersela negare, farla sua oppure trovarla chiusa in un convento di clausura. Molti i nemici sulla sua via: le volatili passioni delle folle che ora lo innalzano, già l’hanno tradito ed addirittura additato come untore, fascistoide, seminatore della peste autodistruttiva della sinistra. Ogni tanto ha alzato, solo per un attimo, lo sguardo sui nemici, di cui ha una fifa boia e che sfida con baldante sicumera solo quando è al sicuro, circondato da visi amici.
D’altronde è cresciuto tra grossi fioroni, falsi francescani, devitalizzati rutelli e pistelli, che, come si dice, se il coraggio non c’è, neanche possono darselo. Ha, come tutti quelli della sua parte, maledetto i nemici piccoli, quelli medi e, senza intuirne il nome, anche il conte zio, chiamandoli nel suo animo genericamente P2 o P4; un po’ come si dice baubau al bimbo. Dell’Innominato e Ingiudicabile, invece ha sofferto il tetro fascino, cercando di allontarne subitosto pensiero e immagine: magari anche lui avesse potuto averne tante di Lucie, senza Agnesi sempre fra i piedi.
Quando l’Ingiudicabile si è redento ed autocondannato, ed è divenuto amico degli amici, nel senso di amico dei buoni, s’è sentito morire di fronte a tali e tante vaste intese. I peggiori per lui sono sempre stati gli amici, moralisti, pistolottieri, frati, vescovi, ideologi, compatti, unitari, sempre pronti, con la scusa di proteggerlo, ad indicargli glorie sicure fuori dai confini, se non fuori dalla politica. Sempre pronti a fargli la lezione, magari rovesciando gli insegnamenti validi fino al giorno prima; sempre pronti a raccontare i fatti alla rovescia di come sono andati, a cominciare dalle sconfitte.
Quando Renzi ormai un paio d’anni fa, diede l’assalto alla nomenklatura degli ultimi dirigenti Pci, sopravvissuti a molti cambi di idee, partiti, linee e frequentazioni, ripetè l’astiosa denuncia elitariosinistra di Moretti, immergendola nel tono beffardo degli Amici miei e divulgandola con modi da giovane perbene, che per esempio usa poche parolacce. Sembrò un’onda d’urto incredibile quella del rottamatore; invece Fassino, Veltroni, Bindi e D’Alema erano cotti da tempo, massacrati dal lavoro al corpo boxato da Berlusconi per anni e nascosto sotto l’aplomb conservato e curato dalla stampa amica.
Le parole, rifiutate a prescindere da destra, pronunciate all’interno della strana sinistra sgretolarono lo sgretorabile, abbatterono un pergolato senza malta. Compiuta l’opera epica da ammazzasette, Renzo si è fatto Fermo. Rottamare era un po’ come smacchiare il nemico ed una società per sua natura erronea e difettosa. Fermo alla parola d’ordine di rottamare, fermo dietro l’avatar di Bersani, Epifani, fermo prima che le smanie della villeggiatura non facciano cadere un governo comunque a guida Pd. Renzi vorrebbe sempre movimento, una movida leggera, come quella dei turisti nel centro di Firenze che veramente è tanto piccolo da poterlo girare in un’oretta, in una melina ubriacante stile Barca.
La melina però è cosa collettiva e Renzi Fermo con chi può duettare visto che ama solo se stesso e non ha neanche una moglie berlusconiana per specchiarsi? Il Renzi Fermo si è messo a fermare tutti. “Fermo Boccia, che cade il governo”; “Fioroni con me? Fermo lì, no. Non mi risulta.” “Volevano stessi fermo un giro, ma è il PD che è fermo.” E’ finito in una movida da Italia prandelliana, lunghi passaggi orizzontali a centrocampo, per il timore che le castagne ardenti non scottino le dita.
Qualcuno tra gli sconosciuti seguaci, ha suggerito, dopo lo smacchio e gli sfasciacarrozze, di asfaltare, l’edilizia di base e l’autocarrozzeria, vanti dell’imprenditoria becera, meridionale e di destra e cruccio della sinistra. L’ultimo Renzi è salito sul bilico e si è fatto asfaltatore. La macchina ha un ritmo lento, praticamente fermo, andante con juicio, ma è implacabile, avanza schiacciando qualunque cosa si trovi davanti. A patto che quanto c’è davanti, che sia il Pdl, il Pd, quanto resta del Pci, la sterminata PA, Letta e le larghe intese, se ne stia quieto, bloccato, legato come un salame, rassegnato, quasi contento di farsi schiacciare.
Fosse per il Pdl senza Berlusconi o per il Pd che va avanti per forza d’inerzia, puntellato dall’odio per il nemico e dagli interessi stranieri, l’asfaltatura potrebbe pure avanzare lenta, senza colpo ferire. Purtroppo, l’unico corpo, masochisticamente capace di restare immobile, mentre avanza il rullo compressore che lo schiaccerà, è solo quello dei votanti, simpatizzanti e iscritti del Pd, che, dopo tante piroette, è disposto a tutto pur di vincere, e che a questo scopo ha già sacrificato i motivi stessi di esistenza come popolo e interessi. Per questo non si stanca di ascoltare mille volte gli stessi slogan di Renzi Renzo Fermo.
Che importa se le promesse e le premesse sono quelle del disastro del Maggio Fiorentino? Oppure la trita favola dei dissidenti digitali arabi, portati in giostra sulle Murate fiorentine un paio d’anni fa, a sostegno della politica obamiana filoweb islamica? In uno di quei temi senza senso né della storia, né della geografia, che affascina il mondo Pd, Renzi, assieme al Robert F. Kennedy Center for Justice and Human Rights, si chiedeva “Si può usare la tecnologia per proteggere i diritti umani?” Non guardava certo verso gli Assage o Wikileaks, non si accorgeva di fare il tifo per il grande occhio americano che intercetta anche i nostrani intercettatori. A lui bastava di darsi un piglio internazionale, a fianco dei blogger dell'egiziana Dalia Ziada, del tunisino Kerim Bouzouita e dei rappresentanti di Ushahidi, il sistema di crowdmapping open source sviluppato in Kenya, tutti premiati ed acclamati fno all’anno scorso con tanto di patrocinio del MiBac al festival Fineterra di Lecce.
Come i blogger arabi, tosto scordati e abbandonati nella resurrezione dello zio di Ruby, come questi carneadi fratelli musulmani in web, che tutti oggi fan finta di non aver mai conosciuto, anche Renzi Renzo Fermo potrà una volta salito al potere, perderlo in pochi mesi, per poi vedere l’unanimistico consenso odierno, trasformarsi in rancorosa inimicizia, ovviamente anch’essa unanimistica. Cambieranno marciapiede al vederlo, non per aver esaltato argomenti strampalati, che se vanno bene agli Usa, sono buoni anche per noi, ma per lesa tradizione. Se bisogna ripetere gli argomenti del centrodestra, che lo si faccia, mantenendo la propria storica diversità. Anche Renzo, ottenuta la sua Lucia, dovette scontarla: nessuna raccomandazione per i suoi figli , né dal Borromeo, né dall’Innominato.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:53