
Il partito delle tasse ha trovato un nuovo rappresentante in Olli Rehn. Il commissario europeo per gli Affari Economici si è accorto che il governo italiano aveva tagliato l'Imu sulla prima casa e si accingeva a non portare l'Iva dal 21 al 22 per cento. E si è precipitato nel nostro paese ad ammonire Enrico Letta ed il ministro Saccomanni non solo che queste misure avrebbero potuto portare il nostro paese oltre la soglia dello sforamento del 3 per cento stabilita dalla Ue ma che vanno nella direzione opposta indicata dall'Europa di concentrare la tassazione sui patrimoni e sui consumi.
Naturalmente nessuno ha avvisato il Commissario Europeo che il mito più sentito dagli italiani è quello di avere una casa di proprietà , che per questa ragione più dell'85 per cento dei nostri connazionali ha concretizzato il proprio sogno quasi sempre con sacrifici di una vita e che l'Imu introdotta dal governo Monti ha deprezzato di colpo il valore della abitazioni, ha depresso in maniera pesante il settore dell'edilizia ed ha accelerato la corsa dell'economia nazionale verso l'abisso della recessione.
Al tempo stesso nessuno ha poi informato il finlandese Rehn che grazie alla recessione prodotta anche dalla tassazione sulla casa i consumi italiani sono scesi vertiginosamente e che un aumento dell'Iva sarebbe destinato ad imprimere una ulteriore spinta verso il baratro della recessione. Così Rehn ha alzato il suo ditino, ha bacchettato il Presidente del Consiglio ed il Ministro del Tesoro ed ha risvegliato gli ardori di quel partito delle tasse che punta solo sulla torchiatura degli italiani per conservare la spesa pubblica ai livelli altissimi e devastanti attuali.
I dirigenti del Pdl hanno protestato contro il comportamento del Commissario Europeo in nome della dignità nazionale. Ma avrebbero fatto meglio, visto che il poveretto si limita a svolgere il suo compitino di funzionario ligio alle disposizioni dei superiori, a prendersela con il governo italiano. Non per aver incassato senza neppure un gesto di reazione la ramanzina presa dal finlandese.
Ma perché un governo che non sa trovare il modo di tagliare qualche miliardo su una massa di spesa pubblica superiore agli 850 miliardi o è formato da incapaci o da gente che non ha alcuna intenzione di lavorare sul fronte della riduzione delle spese e vuole perpetuare all'infinito il meccanismo degli sprechi pubblici a carico dei contribuenti.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:46