
Nessuno osi dire: “lavori in corso nel PD”! È politicamente corretto dire “travagli in corso”. Nel volgere di una stagione sono passati dallo smacchiatore, senza passare dal “via” come nel “gioco dell’oca”, all’asfaltatore, con una terza via rappresentata da quella componente attendista, quella di Epifani e di tutto l’apparato vetero comunista, vero custode della doppiezza togliattiana, che vagheggia sulla data del Congresso.
L’avanzata di Renzi travaglia le notti dei dirigenti piddini. Si ha notizia che discutono in conventicole simil carbonare sull’autorevolezza politica del Sindaco di Firenze mentre altri dopo un rapido passaggio in sagrestia e un colpo al petto intercalato da un “Signore pietà” salgono sul carro del capopopolo fiorentino, considerato da quest’ultimi come l’unico capace di disgelare l’arcano, come nella Turandot al popolo di Pechino.
Tutto condito da una serie di livori tra notabili che non vogliono perdere posizioni rinunciando al contributo condiviso delle idee, elemento essenziale per una forza politica. Renzi si propone come il nuovo ma in realtà è un mixer micidiale di concetti mutuati, già sentiti negli anni ottanta, una specie di revanscista da un lato e conservatore dall’altro.
Il Sindaco è latore di un messaggio politicamente e culturalmente decrepito, un politico, se così vogliamo chiamarlo, che veste i panni del Robin Hood della ribollita che dice di voler cambiare il Paese caduto in mano a vecchi tromboni della politica od a tanti impresentabili. Dimentica però, che è solo il consenso popolare che fa governare e non i proclami da sceriffo di Nottingham.
Cambiano i personaggi ma per tenere insieme i cocci di un PD sempre in guerra è sempre di moda il vecchio collante dell’antiberlusconismo militante, truce e vendicativo. Lo specchio è la corsa degli ex comunisti nella Giunta delle elezioni del Senato che spalleggiati dai sodali accoliti di Grillo spingono per l’estromissione dalla vita parlamentare di Silvio Berlusconi.
Tutto questo da la visione di una sinistra senz’anima, appiattita sul giustizialismo. Una sinistra che ha bisogno di un grande bagno d’umiltà per non continuare a rimanere nella catastrofica ipotesi del “tutto per uno, ognuno per sé”. Il quadro desolante che viene fuori è quello di un PD prigioniero di vecchi e nuovi massimalismi e con sul groppone l’amaro destino dei riformisti, in Italia storicamente condannati alla sconfitta.
Allora? Allora bisogna per il bene del Paese lavorare per un clima squisitamente bipartisan per portare avanti tutte quelle riforme necessarie senza isterismi o effimeri stupori. Il cambiamento è la chiave di volta per un Paese che vuole guardare al futuro con una visione europeista e con un ruolo da protagonista con all’ordine del giorno il futuro del Mezzogiorno, una ripresa economica sostanziale e il bene di tutti i cittadini. Penso che l’Italia sarà capace di fare le riforme con o senza Renzi.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:47