«Io e Napolitano non siamo parafulmini»

Più si avvicina il momento della verità più cresce la tensione tra i partiti. E anche a Palazzo Chigi non si escludono più contraccolpi. In attesa del voto di mercoledì sera nella giunta del Senato (che boccerà la relazione del pidiellino Augello sulla decadenza di Berlusconi), il Pd e il Pdl continuano a fronteggiarsi in un crescendo di accuse reciproche.

Il clima peggiora di ora in ora e il premier Letta, per la prima volta, mette da parte l'ottimismo e riconosce che il governo "è in bilico". Tutto dipenderà da quali saranno le scelte delle forze politiche: "Siamo di fronte a scelte importanti: se la lancetta va di qui è bene, se va di la è un male", dice il presidente del consiglio a Porta a Porta a Porta descrivendo un immaginario barometro della politica italiana. C'è però una novità: Letta non ha più intenzione di prendersi i fulmini che nascono dai continui scontri tra alleati di governo.

«Non possiamo essere io e il presidente della Repubblica gli unici parafulmini», dice il premier nello studio di Vespa. Stanco non solo delle liti tra Pd e Pdl ma anche delle continue incursioni di Matteo Renzi in favore delle elezioni anticipate, Letta tenta la carta dell'appello alla ragione: «Occorre da parte di tutti una partecipazione alla responsabilità". La situazione deve sembrargli ormai insostenibile: "Da alcune settimane si è alzato il livello dello scontro tra i partiti. Ci saranno anche dei motivi ma non si può chiedere solo al presidente del Consiglio e al presidente della Repubblica di reggere, mentre tutti si danno botte da orbi». È in questo clima che la maggioranza va incontro alla prova più rischiosa dall'inizio della legislatura.

Le polemiche si concentrano soprattutto sulle modalità del voto sulla decadenza di Berlusconi. Dato per scontato il risultato della giunta (bocciatura della relazione del pidiellino Augello, nomina di un nuovo relatore, approvazione della proposta di togliere a Berlusconi il suo seggio da senatore), la partita si sposterà in aula per la votazione definitiva. Il regolamento prevede il voto segreto, ma da giorni M5s e anche il Pd stanno facendo pressing per cambiare il regolamento in modo da votare in modo palese. Il tema è spinoso: a voto segreto il pdl spera di intercettare qualche senatore di centro e di centrosinistra in crisi di coscienza per poter ribaltare il risultato della giunta e salvare Berlusconi.

Per questo i senatori pidiellini, capitanati da Schifani, hanno alzato un grande fuoco di sbarramento: la questione ha superato i confini dell'Italia perché il presidente dell'europarlamento Schulz (subito rintuzzato da Schifani) ha detto che il Senato italiano farebbe bene a votare alla luce del sole e a non prendere esempio dal parlamento europeo dove invece c'è sempre il voto segreto. Ad aprire uno spiraglio in favore del voto palese è invece il presidente del Senato Grasso: «Esiste una regola del Senato che dice che il voto personale e' segreto, ma se c'è la possiblità, e c'è, di cambiare il regolamento, le forze politiche possono trovare la forza di cambiarla e non sarà il presidente del Senato a impedirlo».

Letta non entra nel merito, ma auspica che le regole siano applicate «per come sono scritte», facendo capire di non gradire forzature sul voto palese. Comunque si deciderà di votare, il Pd va avanti sulla strada dell'intransigenza, che non prevede sconti o salvacondotti per Berlusconi: «Noi sappiamo cosa fare e lo faremo. Le modalità e le forme le deciderà il Senato, l'importante è che si rispetti la legge», avverte il segretario Epifani, che invita però ad avere "nervi saldi" : a suo giudizio, il governo «non ha alternative» e va «sostenuto con convinzione».

È durato invece lo spazio di un mattino l'evocazione di un Aventino a cinque stelle da parte del grillino Di Maio, vicepresidente della Camera. Di Maio aveva proposto che i senatori del M5S uscissero dall'aula del Senato al momento del voto in modo da lasciare Pd e Pdl a "scannarsi" tra di loro. Dopo qualche ora, la retromarcia: l'Aventino «sarebbe un assist al Cavaliere», riconosce: «Ci sarebbe il rischio che lo salvano davvero».

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:18