
La politica ha molte responsabilità e demeriti, primo dei quali è l’abdicazione al ruolo di artefice del progresso economico e sociale e di custode delle tradizioni nazionali. È il motivo per cui la sinistra sociale in Italia è morta e la destra liberale non è mai nata. In un prossimo articolo sarà dato conto del fallimento dell’una e dell’insuccesso dell’altra. In questo articolo viene, invece, dato conto del collasso istituzionale provocato, in danno dell’ordinamento giuridico e della economia nazionale, dall’ignavia della politica, interdetta – strumentalmente – da forze contrapposte interne ed esterne al sistema. Il caso emblematico del dissesto di Seat Pagine Gialle, società quotata, sottoposta, in quanto tale, a controlli sociali e istituzionali, costituisce un esempio eccellente di rinuncia allo svolgimento del ruolo, ma numerosi altri si possono riferire, gravemente lesivi del prestigio delle istituzioni, del risparmio, prezioso bene costituzionale, dell’informazione economica e finanziaria, delle legittime attese di progresso sociale e di costruzione di una società votata al rispetto dell’impegno personale e comunitario.
Nel luglio dello scorso anno 2012, per la verità, un parlamentare del Popolo della libertà, il senatore Stefano De Lillo, avendo compreso la portata devastante della vicenda Seat, ha depositato una interpellanza parlamentare per acquisire lumi sugli aspetti meno edificanti del caso e sul ruolo di una certa società anonima lussemburghese finanziatrice di Seat, di cui si poteva ritenere l’utilità strumentale. Il previsto dibattito parlamentare nell’autunno successivo è stato trascurato dalle priorità dei partiti – a discapito delle esigenze dei risparmiatori traditi – impegnati nelle lotte intestine e nel conflitto preelettorale. Costituito, con la non poca fatica che si ricorda, il governo delle larghe intese, dichiaratamente votato all’adozione dei provvedimenti urgenti di tutela del risparmio e dell’economia nazionale, i legali degli azionisti di minoranza di Seat, sulla scorta dell’esperienza devastante del caso e della (almeno apparente) disattenzione delle istituzioni preposte alla tutela del mercato e del risparmio, hanno predisposto un promemoria puntuale sugli interessi pubblici trascurati e sulle indotte gravissime conseguenze distorsive, riconoscendo, peraltro, alla politica il merito di avere scelto, in quel momento, l’unica soluzione presumibilmente utile alle drammatiche vicende nazionali.
Il promemoria concerne, specificamente, le questioni irrisolte della concorrenza, del merito, della tutela del sistema del credito, della produzione, dell’occupazione, della trasparenza, della legalità, del ruolo sussidiario e partecipativo dei cittadini e, di converso, della distruzione di ricchezza pubblica e privata, con riferimento al caso emblematico, ma non isolato, di Seat, ed è stato consegnato di persona al Presidente del Consiglio e al responsabile per l’economia del Pdl ed è a disposizione di chiunque, cittadino o esponente della politica o delle istituzioni, abbia interesse ad acquisirlo. Il danno miliardario provocato dal dissesto di Seat a carico di 300mila (dato del Sole 24Ore) risparmiatori dovrebbe, in teoria, costituire oggetto di primario, urgente, interesse della politica, che nomina le persone delle istituzioni, anche per il bacino elettorale dei risparmiatori traditi, sempre più disillusi dalle disfunzioni delle istituzioni e della giustizia. Incidentalmente, la Consob ha finora mancato anche di pronunciarsi sulla liceità o (ragionevolmente ritenuta) illiceità delle operazioni straordinarie che hanno provocato il collasso della società, il dissesto e il crollo del titolo azionario.
Un suo intervento o, quanto meno, una dichiarazione circostanziata costituirebbero indicazione utile per i risparmiatori nel momento di particolare disagio economico e sociale che ha investito l’operosa imprenditoria italiana. Il presidente Letta è consapevole che l’economia italiana è vessata da operazioni avventurose della finanza nazionale e internazionale, avendo esordito, in occasione del recente convegno di Cl, proprio in tema di finanza esuberante: “Per un nuovo inizio bisogna rimettere la finanza al proprio posto, la causa principale della crisi infatti è stata proprio il non svolgere il proprio ruolo. La finanza deve essere sussidiaria alle imprese”. I legali degli azionisti di minoranza, nel cui favore è meritevolmente impegnata, a tutela della politica, delle istituzioni e dei cittadini, la Comunità de l’Opinione, hanno chiesto un’audizione in commissione finanza sui temi del risparmio, che negli ultimi anni ha subito un tracollo stimato del 70 per cento, in danno dei consumi, del progresso sociale, dell’economia nazionale e delle aspettative di vita di milioni di cittadini.
Non è un tema che richiede attenzione della politica e delle istituzioni? I cittadini impegnati con spirito liberale nella società nazionale, consapevoli della responsabilità individuale che può e deve concorrere alla ripresa del Paese, orgogliosamente reclamano l’utilità dell’impegno prestato in favore degli interessi pubblici trattati in questo articolo, che, insieme alle riforme della forma di governo, del lavoro, della giustizia e del sistema fiscale, costituiscono l’oggetto dell’attività sociale della Comunità de l’Opinione.
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 10:43