Banche, senatori a vita e strampalata giustizia

Il più grande sbaglio che potrebbe compiere il Pd è quello di rintanarsi nei suoi vecchi errori osteggiando i referendum perché li ha firmati Berlusconi. Purtroppo, fino ad ora, una svolta su questo tema appare improbabile. Che ne è del Monte dei Paschi di Siena, caso emblematico dei molti mali della nostra Finanza, del suo ruolo incestuoso con la politica, alla quale dà e dalla quale ancora di più prende? Quando "Pensalibero" cominciò a seguire il caso, con articoli e interviste ripresi da molti organi di stampa, avvertì che probabilmente, se non ne avessero parlato i giornali, i maneggi e le spericolate operazioni della banca senese, comprese quelle compiute per compiacere i padrini politici degli amministratori, sarebbero restati avvolti in un complice silenzio.

Già troppo tempo era passato da quando la Banca d’Italia e la stessa magistratura se ne erano dovute occupare. Anche oggi molti vorrebbero il silenzio, a maggior ragione perché in ogni parte d’Italia le Fondazioni bancarie stanno riproponendo gli stessi errori del passato e gli stessi legami con la politica. Per questo pubblichiamo integralmente su Pensalibero un documentatissimo dossier di Marco Onado apparso su lavoce.info. Lo facciamo non solo per non lasciare nel dimenticatoio fatti che rappresentano uno scandalo anche a prescindere dalle responsabilità penali. Siamo spinti anche dalla consapevolezza che le banche giocano sempre più un ruolo decisivo per risalire la china, così come lo hanno giocato per determinare la crisi attuale. 

A Siena, come in tante altre parti di Italia, in questi giorni i partiti sono impegnati ad occupare gli incarichi nelle Fondazioni bancarie, totalmente indifferenti all’ostilità sempre maggiore che sollevano nei cittadini. Il nuovo sindaco della città del Palio è da tempo iscritto nel novero dei seguaci di Matteo Renzi. Ecco, ci piacerebbe che Renzi cogliesse l’occasione per rivolgere un pressante invito a rottamare certe vecchie abitudini. Chi sentiva il bisogno di quattro nuovi senatori a vita? Nessuno, visto che nei primi decenni della Repubblica, fino a Pertini, i senatori a vita erano in tutto cinque, come prevede la Costituzione. Pertini dilatò il numero affermando che dovevasi intendere che ogni presidente eletto potesse nominare cinque nuovi senatori a vita. E non è che la gente oggi esulti a sapere che si abbonda nel conferire nuovi laticlavi. Il brutto di questa tornata è che le nomine sono state seguite da polemiche politiche.

Si tratta di quattro italiani illustri. E, tuttavia, qualcuno sospetta che si tratti di una pattuglia che potrebbe aiutare, in Senato, il formarsi di una maggioranza senza Berlusconi, visto che basterebbe mettere assieme una ventina di transfughi da Pdl e grillini. Non crediamo che questo fosse l’intento di Napolitano e nemmeno che i quattro neosenatori vi si presterebbero. Ma Napolitano avrebbe dovuto ricordare che, come la moglie di Cesare deve non solo essere onesta ma anche sembrarlo, il presidente della Repubblica deve non solo essere imparziale ma anche insospettabile di non esserlo. Il Capo dello Stato ha fatto fino ad oggi molte cose buone e alcuni sbagli. Le nomine appartengono alla seconda categoria.

Chi pensa che la giustizia sia un problema fra Berlusconi e alcuni magistrati farà bene a riflettere sul caso dell’ex direttore del Tg1, Augusto Minzolini e sul libro dell’ex assessore del Pd alla Regione Toscana, Paolo Cocchi, “La bilancia smarrita”. Di Minzolini il Pm romano Sergio Colaiocco ha chiesto il rinvio a giudizio per avere, nelle sue funzioni di direttore, disposto che la giornalista Tiziana Ferrario non si occupasse più della conduzione del telegiornale ma svolgesse altri compiti (di assoluto rilievo). L’ipotesi di reato è “abuso di ufficio”, cioè un reato tipico di un pubblico amministratore. La giustizia “creativa” non ha più limiti: per il Pm un direttore di giornale equivale a un assessore. Le conseguenze aberranti di questa parificazione sono talmente evidenti da non meritare nemmeno di essere illustrate. Paolo Cocchi, accusato e quasi arrestato per accuse risultate inconsistenti ha raccontato la sua storia con un libro sereno ma preciso nel denunciare i mali della giustizia e il calvario di chi si trova a subirne ingiustamente le conseguenze.

Purtroppo la sua è una vicenda come tante. Solo che lui aveva alle spalle tutta una vita politica, di sinistra, che ora lo costringe a interrogarsi sulle posizioni del suo partito proprio in tema di giustizia. È in corso la campagna per i 12 referendum promossi dai radicali, dei quali sei in tema di giustizia. Il più grande sbaglio che potrebbe compiere il Pd è quello di rintanarsi nei suoi vecchi errori osteggiando i referendum perché li ha firmati Berlusconi. Purtroppo, fino ad ora, una svolta su questo tema appare improbabile. Avremo un Pd schiacciato su Grillo e Di Pietro e lontano da una moderna concezione laica e garantista? Sarebbe per questo partito un’ennesima occasione perduta.

Tratto da "www.pensalibero.it"

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:00