Siamo davvero in una democrazia?

Il Presidente della Repubblica, quale tutore della Costituzione, afferma un principio sacrosanto: «Le sentenze definitive vanno applicate». Ciò sulla base di un principio imprenscindibile ,che la legge sia uguale per tutti ma anche che tutti di fronte alla legge siano uguali indipendentemente dal potere economico,dal ruolo politico o da cariche istituzionali. A questo principio non possono sottrarsi i magistrati che hanno il dovere e l'obbligo di attenersi nelle loro funzioni al rispetto della obiettività prevista dalla deontologia e dalla legge e che proibisce qualsiasi carenza di equilibrio nelle sentenze.

Queste norme sono a tutela dei diritti costituzionali di tutti i cittadini e devono rispettarle anche e soprattutto i magistrati ai quali viene affidato il potere di privare chiunque della libertà personale e dei diritti civili. Nel rigido controllo dei comportamenti dei magistrati sta la sicurezza di ogni cittadino e la realizzazione di quella dignità umana così faticosamente conquistata nel corso dei secoli. .Né si possono lasciare spazi a sensazioni o convincimenti personali nell'emanare una sentenza perché questi aprirebbero le porte alla personalizzazione della giustizia rinnovando i drammi della Santa Inquisizione. Nel mio impegno politico in difesa dei diritti e della dignità dei meridionali sono sempre stato critico nei confronti di tutti i politici di ogni schieramento per non aver mai realizzato quello sviluppo meridionale che oltre al principio di giustizia avrebbe realizzato quell'Unità Nazionale che non può che essere anche sociale ed economica. Non posso essere tacciato di berlusconismo pregiudiziale poiché difendo non il Berlusconi politico ma il cittadino Berlusconi nei cui confronti non può essere accettata una sentenza se non a condizioni che questa sia ispirata al rispetto della totale obiettività.

In questo caso a nulla varrebbero le istanze a Suo favore solo per essere stato votato da milioni di italiani. Ma possiamo affermare con assoluta onestà che le sentenze che hanno privato il leader del centro destra della libertà personale e dei diritti civili siano state ispirate a fatti obiettivi ed abbiano rispettato i dettami della nostra Costituzione? Credo che su questo la stragrande maggioranza degli italiani onesti abbia fortissimi dubbi, al contrario si ha la sensazione che una parte della magistratura politicizzata abbia perseguito una impropria lotta politica a danno del diritto.

Sarebbe un danno gravissimo ed un vulnus alla nostra Democrazia tale da giustificare un lutto nazionale. Solo gli stolti non possono non capire che un dramma del genere al di là degli effimeri vantaggi politici spalancherebbe le porte alla supremazia di un potere sugli altri. Sostenuta dal PD la cattolica Rosy Bindi dichiara che non si baratta la legalità con la tenuta del Governo. Giusto ma ritiene la parlamentare che in questo processo siano stati rispettati i principi del suo cattolicesimo, della Democrazia e della stessa legalità e che questi non siano stati barattati con la voglia di potere di una parte? Berlusconi pur non essendo il responsabile legale di Mediaset è stato condannato solo sull'assurdo principio per altro ipotetico del “Non poteva non sapere”, principio che non suffragato da riscontri certi è fortemente destabilizzante e permette di condannare tutti anche al di là delle reali colpe.

E poi una persona che fosse solo a conoscenza di un atto illegale fatto da altri può subire la stessa condanna prevista per chi né il responsabile diretto? Di fronte a queste legittime e preoccupanti perplessità riteniamo che il ministro della Giustizia ed il Presidente della Repubblica non possano solo chiedersi se dare o meno la grazia ma entrare nel merito del procedimento per i doveri imposti dalla loro carica. Senza questo non si può pretendere che gli italiani abbiano fiducia nelle istituzioni

(*) Membro della Comunità de L’Opinione e Presidente di “Noi Meridionali”

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:49