
Rotocalchi dimezzati. Quotidiani in caduta libera (perdute 3 milioni di copie) mentre arriva un criticato aumento di 10 centesimi per tutti i giornali in edicola. Uno tsunami inarrestabile per l’editoria. Quasi tutti i quotidiani sono sbarcati su Internet nella speranza di trovare un rimedio alla caduta cartacea, ma il digitale non ha ancora trovato il giusto equilibrio tra web e carta. Un periodo difficile. Abbonamenti e pubblicità in calo a causa della crisi economica, minori contributi dello Stato per l’editoria. Per le quasi 200 testate di settimanali a carattere nazionale (un centinaio sono legati al mondo cattolico) il problema è la sostenibilità economica. Il mondo dell’editoria è un mercato in crisi da oltre 10 anni anche se rappresenta un settore vitale per la democrazia e il pluralismo. Nelle classifiche mondiali sulla libertà di stampa l’Italia è messa male: appena il 62esimo posto, dopo la Guinea. Quali le cause? Non si tratta solo della scarsa propensione alla lettura degli italiani.
Ci sono problemi anche di organizzazione del settore. Qualche passo avanti è stato compiuto nella distribuzione dei giornali che era concentrata quasi esclusivamente nelle edicole, la cui apertura era legata ai piani commerrciali dei Comuni e all’eredita familiare. Il numero comunque è molto aumentato e sono cresciuti i punti vendita ai supermercati e alle stazioni ferroviarie. Mancano, tuttavia, in Italia la cultura dell’abbonamento per le difficoltà della distribuzione della posta, le consegne a domicilio, la presenza di distributori automatici. In qualche città ci sono precari stranieri che vendono giornali ai semafori di largo traffico. Dopo qualche fiammata si sta ridimensiondo la free press il cui fattturato pubblicitario è diminuito del 35 per cento mentre quello della stampa ha registrato un calo del 24,45.Per i settimanali la caduta è stata nel primo semestre del 2013 del 27 per cento, per i mensili del 26,3. Osservando i dati di vendita in edicola di maggio 2013 rispetto a maggio 2012 il quadro è disastroso. Il crollo maggiore lo hanno subito "Io Donna" intorno alle novantamila copie.
"L’Espresso" ha avuto una contrazione di 32 mila copie, "D di Repubblica" 19 mila copie e il "Venerdi di Repubblica" 53 mila copie. Riduzione di 20 mila copie per "Panorama", di 43 mila per "Famiglia cristiana", di 30 mila per "Gente", di 32 mila per "Oggi", di 48 mila per "Sorrisi e canzoni tv". Batosta anche per "Di più" che scende di 38 mila copie, i settimanali di cronaca "Vero" perde 72 mila copie e "Visto" 34 mila, "Novella duemila" dieci mila, "Sport week" della "Gazzetta dello sport" cala di 30 mila copie, "Topolino" perde 16 mila copie. Crescono anche se di poco "Grazia", "Gioia", "Vanity Fair", e "Chi". "Anna" perde 40 mila copie. I settimanali più venduti restano "Sorrisi" con 580 mila copie, "Di Più" con 509 mila, "Telesette" con 431," Venerdi di Repubblica" con 387 mila copie, "Io Donna" scesa a 304 mila. "Famiglia cristiana" che per lungo tempo aveva ottenuto il supporto dei vescovi ha subito una perdita di oltre 40 mila copie. Per avere infine un quadro degli altri media, interessanti sono i dati per le radio calcolati sulla giornata media del primo semestre dell’anno che è risultata di 35 milioni e 287 mila ascoltatori. La prima radio è RTL 102,5 che supera i 7 milioni di ascoltatori, seguita da Radio Deejay con poco più di cinque milioni, a ridosso Radio 105, poi Rds e Radio Italia. Staccate a 4.343 Radio uno della Rai e Radio due a poco più di tre milioni. Un flop preoccupante per l’azienda del servizio pubblico che pure ha in organico oltre 200 giornalisti.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:50