Il Sole in affanno: i rimedi di Squinzi

Perdite per circa 70 milioni. Nuovo piano industriale. I conti di metà anno non vanno bene nel gruppo editoriale del Sole 24 ore, quotato in Borsa dal 2007 e controllato per il 67% dalla Confindustria. L’andamento delle vendite in edicola del quotiano cartaceo risente della crisi generale dell’editoria italiana. Dalla rilevazione di maggio 2013 dell’Ads si ricava che le vendite sono state certificate in 125.799 e che se si somma la diffusione cartacea a quella digitale (75.895) si raggiunge quota 300.116 copie. È proprio il digitale l’ultima scommessa del piano industriale varato all’inizio dell’anno. Pesa sui conti soprattutto la riduzione della raccolta pubblicitaria. In crescita d’ascolti invece Radio24 salita al nono posto nella graduatoria delle testate radiofoniche nazionali con 2.134.000 ascoltatori nel giorno medio.

Con un’anomalia: i risultati sono stati ottenuti sotto la direzione di Fabio Tamburrini che è stato, però, licenziato il 18 giugno. E per rafforzare la fascia informativa del mattino i vertici della radio stanno contattando Giovanni Minoli, pensionato al quale il direttore generale della Rai Luigi Gubitosi non ha concesso il rinnovo del contratto di collaborazione con Rai education e La storia siamo noi. Al Sole per ora la posizione del direttore Roberto Napolitano, ex Messaggero, non è in pericolo ma se dovessero entrare in campo nuovi soci, dopo la riforma della Confindustria,tutto potrebbe essere rimesso in discussione. Per arrestare l’emorragia finanziaria con la cassa quasi esaurita nel 2012 il Cda guidato da Donatella Treu aveva all’inzio dellpanno deciso una cartolizzazione di crediti commerciali per 55 milioni. Un’operazione tampone. E così la manager voluta dall’ex presidente Emma Marcegaglia ha incaricato un consulente esterno (Roland Berger) di predisporre un nuovo piano industriale; decisione che ha scontentato tutti dopo l’accettazione da parte di manager, giornalisti e tecnici del piano piano “lacrime e sangue” con tagli e riduzione di personale. Sulle strategie per il futuro regna l’incertezza.

In un primo momento era stata adopmbrata l’ipotesi di chiudere la società di raccolta della pubblicità, System, per affidarla ad una esterna. In un secondo momento si è pensato di cedere il polo software per portare in cassa una cinquantina di milioni. La crisi del quotidiano dell’Associazione degli imprenditori privati è andata di pari passo con quella dell’Associazione di via dell’Astronomia all’Eur, guidata dall’imprenditore chimico Giorgio Squinzi che ha affidato ad una commissione presieduta da Carlo Pesenti il compito di varare una riforma dell’organizzazione che stava perdendo peso politico, fiducia da parte degli iscritti (ritiro della Fiat e di molte società Riello, etc) e che costa 500 milioni l’anno. L’obiettivo è quello di ridurre i costi tra il 20 e il 30 per cento, con aggregazioni e semplificazione della governance e della macchina organizzativa. Una Confindustria più snella, più internazionale, con una sede a Bruxelles potenziata dato che la gran parte delle decisioni economico dell’Eurozona passano per i burocrati Ue. La riforma confederale era uno dei punti del programma del presidente, anche su sollecitazione del suo avversario Bombassei. Il dibattito è ancora aperto prima del varo definitivo del documento di attuazione che dovrebbe essere approvato dalla Giunta il 26 settembre per sottoporlo all’assemblea straordinaria di ottobre.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:45