Corriere, stato di crisi ma giornale in attivo

Paradossi italiani. Uno Stato alle prese con gravi problemi economici e di bilancio concede lo stato di crisi ad un giornale come il Corriere della sera che in crisi non è come affermato dal suo direttore Ferruccio de Bortoli in tutte le occasioni della lunga vicenda che ha portato il gruppo Rcs alla ricapitalizzazione, al blitz azionario della Fiat di John Elkann e alle critiche di Della Valle. Perché si chiede la corrente sindacale “Senza bavaglio” della Federazione della stampa accade questo? Cosa c’è dietro il pagamento della cassa integrazione a 98 giornalisti di un quotidiano con i conti in attivo? Favori agli editori vecchi e nuovi? Per ora la conseguenza è un appesantimento dei conti dell’Istituto di previdenza Inpgi.

Il perdurare della crisi che attraversa il settore dell’editoria ha riflessi sulla gestione previdenziale. La dimensione assunta dal ricorso agli ammortizzatori sociali evidenzia un lievitare della spesa delle indennità per contratti di solidarietà che passa dai 2,7 milioni del 2011 ai 7,9 del 2012. Cosa sta succedendo nelle alte sfere di via Solferino. Anche la storica sede valutata 68 milioni doveva entrare nelle operazioni tagli e dismissioni. Alla fine è prevalso il buon senso e la stanza che fu di Albertini e di Montanelli non sarà toccata. Il problema vero è il gruppo che si è allargato alla Spagna( investimenti sballati) e nei periodici e che non ha tenuto conto dell’evoluzione del settore. Il colpo di grazia è arrivato poi dal mercato pubblicitario crollato nel comparto della stampa: meno 22,2 ( dati Aede in Spagna), meno 24,7 in Italia (dati Nielsen). I ricavi netti nel primo trimestre 2013 sono diminuiti di 57,9 milioni ( 343, 2 nel 2012, 285, 3 quest’anno). Il buco è dovuto a 34 milioni in meno (16, 2 per i quotidiani italiani, 9,3 per quelli spagnoli e 6,6 per i periodici) di pubblicità, a 21 milioni in meno dai ricavi diffusionali e da 2,9 in meno da attività diverse.

In crescita del 12 % solo i ricavi da attività digitali. La grave situazione finanziaria ha imposto una serie di azioni di contenimento dei costi contenute nel piano per lo sviluppo 2013-15, lanciato con molte critiche nel gennaio del 2013 a partire dalla revisione completa dell’offerta digitale dei due quotidiani (il Corriere ha una vendita media giornaliera di 516 mila copie e la Gazzetta dello sport di 282 mila) all’ampliamento dell’offerta di e-commerce. L’organico medio dei dipendenti al 31 marzo 2013 era pari a 4.888 unità con una diminuzione di 867 persone rispetto alle 5.755 unità del primo trimestre 2012. I tagli sono stati realizzati con la cessione di Flamarion (meno 635 dipendenti), alla riduzione di personale nell’area quotidiani spagnoli (El Mundo, Marca ed Expansion) altri 229, nell’area periodici (57) e pubblicità (8). Per quanto riguarda i quotidiani italiani dopo l’incremento di 66 unità per lo sviluppo di progetti attinenti all’ambito new media è stato concordato lo stato di crisi con il ricorso alla cassa integrazione a zero ore dal primo agosto al 15 febbraio 2014, con assegno integrato dalla Rcs. Di questi 27 passeranno alla PRS. A febbraio azienda e sindacato dovranno concordare un nuovo piano d’intervento nella direzione di una condivisione dei sacrifici tra tutti i giornalisti con forme di di solidarietà. Le convulse e tormentate vicende proprietarie dei mesi scorsi (dal rifinanziamento del debito bancario di 525 milioni alla ricapitalizzazione di 421 milioni) dovrebbero sfociare in autunno ad un chiarimento tra i soci del patto (circa 60%) delle strategie future, con il Lingotto in pole position che ha ottenuto il placet di Banca Intesa e Mediobanca.

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:09