
Meno utili, meno pubblicità, meno diffusione. La prospettiva per il 2013 viene definita “molto incerta”. Il gruppo editoriale l’Espresso ha chiuso il primo semestre dell’anno con 369,4 milioni di ricavi, un calo del 12% rispetto allo stesso periodo del 2012 e con un utile di appena 3,7 milioni a fronte dei 21, 2 del semestre dell’anno scorso. Il Consiglio di amministrazione, presieduto da Carlo Debenedetti, ha approvato i risultati consolidati al 30 giugno presentati dall’amministratore delegato Monica Mondardini, evidenziando un’evoluzione estremamente critica sia della raccolta della pubblicità (calcolata in una diminuzione del 17%) sia della diffusione (vendite meno 7%) che non lascia intravedere alcuna ripresa.
Tutti i mezzi tradizionali hanno riportato flessioni significative per quanto riguarda la raccolta pubblicitaria: -23,7 nel settore della stampa, meno 16,2 in quello della tv e meno 14,6 in quello radiofonico. Pressoché stazionari gli spot per Internet. Secondo le analisi del gruppo il calo registrato nel primo semestre potrebbe ragionevolmente attenuarsi nella seconda parte dell’anno ma non escludono che il gap possa interessare l’intero esercizio, alla luce del contesto economico attuale. La fine della recessione è ancora lontana e tutti gli indicatori internazionali prevedono che soltanto nella primavera del 2014 si potrà parlare nell’Eurozona di margini di ripresa. Non tutto è negativo osserva una nota della società. Per ora si è fatto fronte alla fase più acuta della crisi. Per quanto riguarda i due organi di punta, Repubblica e L’Espresso, la situazione presenta luci ed ombre. La Repubblica, secondo i dati dell’Audipress, si conferma il primo quotidiano per numero di lettori medi giornalieri (2,8 milioni) e per copie vendute (edicola, abbonamenti, altri canali di legge). Un primato che detiene includendo gli abbonati alla versione digitale (46mila), altrimenti il primato toccherebbe al Corriere della sera alle prese con un delicato aumento di capitale con spostamenti di quote azionarie e una più difficile ristrutturazione aziendale e industriale. Tra i settimanali l’Espresso si colloca al primo posto tra i newsmagazine con 2, 2 milioni di lettori.
La tirature del primo numero di agosto, certificata dall’Ads, è però di 315 mila copie. Vanno bene i 17 quotidiani locali che, secondo le rilevazioni di Audipress, farebbero registrare complessivamente oltre 3 milioni di lettori. Bene anche l’andamento dell’audience dei siti web (90 mila abbonati) che segnano un incremento del 45%. Il gruppo, come si sa, opera su tutti i settori della comunicazione: stampa quotidiana e periodica, radio, televisione, Internet, raccolta pubblicitaria. La società è quotata in Borsa ed è soggetta all’attività di direzione e cooordinamento di CIR di cui Carlo De Benedetti ha la maggioranza del pacchetto azionario, con i figli ai quali ha affidato la gestione operativa. L’organico, inclusi i contratti a termine, è di 2.502 dipendenti, inferiore del 4,8% rispetto al primo semestre del 2012. Significa cioè che è stato operato un forte taglio con pensionamenti, prepensionamenti, cassa integrazione. Si tratta di operazioni comuni a quasi tutto il comparto dell’editoria italiana. Nel corso dell’ultimo quinquennio l’industria editoriale italiana ha registrato forti decrementi dei ricavi a causa principalmente dell’andamento negativo degli investimenti pubblicitari che hanno subito una prima drastica riduzione nel 2009 e poi nuovamente alla fine del 2011, a causa della prolungata fase recessiva dell’economia.
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:04