
Nel maggio del 2011 il legale degli azionisti di minoranza di Seat Pagine Gialle, società quotata che nel 2000 era stimata oltre venti miliardi di euro ed ora vale meno di venti milioni, si è rivolto alla Consob reclamando attenzione sulla gestione visibilmente sofferente per l’eccesso del debito e denunciando responsabilità originarie meritevoli di intervento della mano pubblica. La Consob non è intervenuta, le responsabilità originarie non sono state accertate, la direzione indisturbata ha eseguito una operazione straordinaria, suggerita da consulenti di chiara fama molto, molto costosi, che ha sostanzialmente espropriato gli azionisti di minoranza. Ora Seat Pagine Gialle è affidata alle cure del tribunale fallimentare e gli azionisti di minoranza reclamano il risarcimento dei danni, gli obbligazionisti pretendono la restituzione del capitale e le banche sono consapevoli che almeno una parte del credito è stato concesso con leggerezza.
Forse nessuno si sarebbe accorto della denuncia urlata dagli azionisti di minoranza Seat, se nel frattempo non fossero venuti al pettine del credito e della borsa altri nodi, peraltro ampiamente attesi dagli analisti, che hanno suscitato critiche serrate nei confronti dell’operatività della Consob. Nei giorni scorsi perfino il Sole 24 Ore, a firma di Marco Onado, e l’Espresso, a firma di Alessandro De Nicola, hanno speso parole di biasimo. Se le autorità non vigilano sulla borsa, sulle assicurazioni e sul credito, risparmiatori e imprenditori, e l’Italia con loro, sono destinati a perdere capitali e prospettive. I cittadini individualmente hanno la facoltà garantita dalla costituzione di sussidiarsi alle inefficienze delle istituzioni, ma si tratta di facoltà di denuncia, di sollecitazione, di protesta, perché il potere di intervento è delegato alle funzioni pubbliche e troppo spesso capita che la delega si dimostri mal riposta. Allora è necessario il rinnovamento.
Come si può rinnovare la Consob prima che i danni siano irreparabili? Pochi sanno che la Consob è già stata condannata dall’autorità giudiziaria a risarcire risparmiatori fiduciosi nell’esercizio dei controlli e che il risarcimento, tra l’altro, avviene piuttosto faticosamente. Ma soprattutto ancora non è noto se la corte dei conti, tutrice della finanza pubblica, si sia attivata per accertare eventuali responsabilità personali all’interno della Consob per il danno liquidato in via definitiva in favore dei risparmiatori. Il tema del risparmio è complesso, non dipende soltanto dalla credibilità e affidabilità dell’offerta di occasioni di investimento, dipende dall’onestà delle imprese destinatarie del risparmio, che, a loro volta, sono sensibili alla effettività della vigilanza, così come dalla informazione e preparazione dei risparmiatori, periodicamente abbagliati dalle lusinghe degli intermediari, molto attenti, peraltro, a dotarsi del “consenso informato” della clientela. Il principio di base che l’occasione di investimento troppo ghiotta molto probabilmente nasconde qualche trappola, infatti, si confonde con l’ingordigia del risultato atteso, proposto come occasione unica, irripetibile, riservata a pochi privilegiati (che invece sono vittime dello schema Ponzi) e con l’eccesso di formalità dietro alle quali si trincerano gli intermediari. Perché dovrebbe essere esonerata da responsabilità la compagnia di assicurazioni che stipula polizze vita affidando il capitale ad una banca islandese in odore di fallimento?
Chiunque abbia visitato l’Islanda negli anni precedenti il crac si sarebbe dovuto chiedere su cosa poteva reggersi un’economia di trecentomila persone privilegiate dalla bellezza di una natura selvaggia e impietosa, ma condannate alla vita rurale e al conflitto con i mari tempestosi che incastonano l’isola in continua fibrillazione vulcanica. Le istituzioni non possono esimersi dal ruolo assegnato dall’ordinamento giuridico e devono assolvere il compito con maggiore impegno di diligenza e di dedizione di un cittadino qualunque impegnato nei propri affari, soprattutto quando un cittadino qualunque si prende la briga di denunciare una disfunzione, vera, temuta o presunta che sia. Se il poeta russo Josif Brodskij poteva fiduciosamente pretendere dalla segreteria della sezione leningradese dell’unione degli scrittori sovietici che la sua opera letteraria, sua unica fonte di sostentamento, fosse recensita prontamente e favorevolmente per il bene suo e della cultura russa, a maggior ragione, in uno stato costituzionale, un avvocato impegnato nel compito della difesa e nella vita pubblica può pretendere attenzione e impegno dalle istituzioni.
La Consob ha disatteso la denuncia del legale degli azionisti di minoranza Seat, che, oltre due anni prima del dissesto riconosciuto dal tribunale fallimentare, ha chiesto che venissero svolti accertamenti, quanto meno in via cautelare. Le funzioni conferite dalla legge alla Consob, a tutela del risparmio, che è bene costituzionale, sono suffragate dai poteri di indagine e non consentono errori, soprattutto quando sono miliardari. La dirigenza dovrà accertare se gli uffici abbiano svolto con capacità e diligenza i propri compiti e non potrà esimersi dalla condivisione dei compiti di controllo sulla gestione del dissesto Seat, visto che i diritti degli azionisti e degli obbligazionisti non si estinguono nemmeno con la liquidazione fallimentare, ma non prima che i vertici siano stati avvicendati a causa sia della questione Seat, che delle altre questioni, che nel frattempo sono emerse, con grave danno dei risparmiatori, di ampi settori dell’economia e della dignità dell’ordinamento.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:49