
La crisi di sistema è stata al centro delle relazioni presentate a un pubblico interessato e attento dai relatori ospiti della Comunità nell’incontro del 4 luglio, non solo crisi economica, anche crisi istituzionale e costituzionale, concordemente dovuta alle inefficienze della politica e della pubblica amministrazione. I relatori, che numerosi si sono avvicendati sul palco hanno criticato e hanno proposto, mettendo bene in chiaro, tuttavia, che non esistono formule salvifiche senza la capacità politica di interazione tra i protagonisti della vita pubblica e i cittadini. Arturo Diaconale ha introdotto le relazioni illustrando le motivazioni e i propositi della Comunità, che gli interventi tematici hanno sviluppato. Le riforme potranno influenzare i destini della società italiana se le energie inespresse non saranno ostacolate dal ceto dirigente, impegnato soprattutto nella tutela dei propri privilegi.
Il tema del risparmio, su cui la Comunità ha assunto meritevolmente l’impegno dell’attenzione, dell’analisi e della proposta, al fine della compiuta realizzazione dell’articolo 47 della Costituzione, è stato trattato incidentalmente da Daniele Capezzone, che, dall’osservatorio qualificato di presidente della commissione finanza, ha denunciato le disfunzioni del sistema economico. Il cosiddetto capitalismo relazionale italiano, che si propone come stanza di mediazione degli interessi, ma, in realtà, è soltanto l’anticamera di inconfessate complicità, ha generato guasti irrecuperabili in danno del sistema del credito, delle attività di impresa e delle legittime ambizioni di sviluppo civile e culturale della società italiana ed è il convitato di pietra di mille processi che non cessa di attingere alle risorse esauste della ricchezza nazionale.
Il caso Seat Pagine Gialle, trattato su queste colonne, è un caso emblematico di cattiva finanza, di pessima pubblica amministrazione e di politica “disattenta”, se non complice. Fondi di investimento esteri hanno acquistato a debito una fiorente attività economica italiana, detentrice, tra l’altro, di una banca dati di primario interesse nazionale, e altrettanto a debito si sono distribuiti dividendi miliardari, che hanno stremato l’azienda e le prospettive di permanenza sul mercato, provocando il crollo del titolo azionario in danno di trecentomila azionisti di minoranza, persone che hanno investito il proprio risparmio fiduciose che le istituzioni competenti le tutelassero. Il titolo è crollato e finora soltanto un gruppetto di azionisti di minoranza, meno rassegnati e più adirati, ha sollecitato i necessari provvedimenti giudiziari. Ma il caso Seat Pagine Gialle non è l’unico caso di leveraged buyout che inquina il sistema economico nazionale e mette in cattiva luce anche i fondi che si comportano responsabilmente. Numerosi sono stati i casi di leveraged buyout di società quotate e non quotate che hanno provocato dissesti, disoccupazione, cassa integrazione (non recuperata dall’istituto di previdenza sociale), perdita di prospettive. Ma molto più vario ed inquietante è l’attacco all’economia italiana, di cui non pochi protagonisti del sistema sono complici o utili idioti.
La tragedia dei derivati, che hanno funestato le casse dello stato, dei comuni, delle banche e dei risparmiatori, è da anni sotto gli occhi di tutti, ma il tema della responsabilità personale e politica viene sistematicamente rinviato a data da destinarsi. Eppure, solo per citare qualche caso eccellente, di recente un investimento miliardario del dicastero dell’economia è stato denunciato dalla stampa ed è sottoposto al vaglio della magistratura contabile e il bubbone del comune di Roma contribuisce al debito, praticamente insostenibile, che i cittadini romani pagano ogni giorno in termini di disservizi, per vari miliardi. E’ legittimo almeno chiedersi se si sia trattato soltanto di incapacità, di sviste, di ignoranza? La banca d’Italia ha assunto dall’inizio dell’anno in corso la responsabilità della vigilanza sulle compagnie di assicurazione e l’Isvap ora si chiama Ivass. Il caso, che ancora non è clamoroso, ma lo diventerà presto, delle assicurazioni “garantite” da investimenti finanziari scellerati sarà o dovrebbe essere vagliato a breve, perché non si capisce per quale motivo i risparmiatori, in via esclusiva, debbano assorbire la perdita provocata da incapacità della compagnia o della banca che ha selezionato e venduto il prodotto alla propria clientela. Il diritto non prevede la irresponsabilità del custode, del mandatario, della parte contraente informata e capace per presupposto di fatto del rapporto negoziale.
Quindi è aperta ai risparmiatori contraenti di questi rapporti la via del risarcimento. Ma la stampa non li informa e l’Ivass, a quanto risulta, finora tace. L’elenco è lungo e un articolo non basta. Servono iniziative. Serve l’attenzione della politica. Servono istituzioni capaci, professionisti responsabili e tribunali specializzati. Ma serve soprattutto la reazione dei cittadini, dei milioni di risparmiatori traditi dalle scorrerie di avventurieri che si propongono sotto forma di finanzieri. Oscar Giannino, che è specialista di finanza, ha partecipato all’incontro e ha denunciato con veemenza la cattiva finanza pubblica, ma nulla ha detto della finanza privata sparviera e inquinante, che pure contribuisce al collasso delle attività economiche che sostengono il sistema paese e alimentano i consumi e il risparmio. Giannino non deve redimersi da niente, perché tutti commettono errori e, tutto sommato, il suo errore di vanità è stato pagato fin troppo, in termini politici e professionali. Ma la sua parola informata potrebbe contribuire a diradare le nebbie in cui naviga il risparmio dei cittadini italiani, meritevoli e pazienti. Una rappresentanza della Comunità chiede di trattare questi delicati temi nel corso di una audizione in commissione finanza, in prevenzione delle numerose insidie a cui è sottoposto il risparmio dei cittadini italiani.
(*) Componente della “Comunità de L’Opinione”
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:21