
LORIS FACCHINETTI (Vicepresidente della Comunità)
Va riaffermato con forza, nella vita pubblica, l’aspetto della “sacralità” della Libertà e della Persona. Uno Stato degno di questo nome ha, infatti, il dovere di garantire la libertà della Persona in tutte le sue espressioni: culturali, spirituali, economiche, politiche. È evidente come, da tempo, questo nostro Stato-sistema sia in piena crisi, incapace, sostanzialmente, di tutelare proprio questi aspetti fondamentali della civiltà occidentale. Abbiamo scelto di chiamarci “Comunità” (e non Associazione, Movimento o Partito), per riaffermare il carattere di “sacralità”, che una Comunità di persone sottintende. Perché una Società coincide, esattamente, con le diverse Comunità che la compongono. La Politica, negli ultimi decenni, è responsabile di aver tenuto lontane, dalle realtà più sensibili della vita e dello sviluppo del Paese, proprio le Comunità, le categorie, le associazioni, che rappresentano il cuore vivo, palpitante, forte, spiritualmente più impegnato, più ricco di sapere che esiste nel nostro Paese. E questa, forse, ancora più di quella economica, è la grande crisi culturale che dobbiamo superare. La Politica, in questi decenni, non ha premiato la Cultura, intesa come patrimonio del sapere dell’intero Paese! Sappiamo che qualunque realtà statuale e collettiva vince la sua partita gestendo saggiamente il proprio patrimonio del sapere: lo aumenta, lo distribuisce, ne fa la grande leva e lo stimolo per la crescita (anche economica) dell’intera Società. Con la scusa del Fisco, del contrasto all’evasione fiscale, si avverte un’indebita, totalizzante ingerenza e invadenza, da parte dello Stato, rivelatosi vessatorio e oppressivo, nei confronti dei singoli cittadini che, spesso, sono espropriati dei beni che hanno costruito con fatica, durante tutta una vita di sacrifici.. E questo è fonte di grande preoccupazione, assieme a tanti altri aspetti (la giustizia che non funziona, etc.), per il rischio che di scivolare verso uno Stato autoritario.
Quindi, ci siamo assunti l’impegno di essere noi di stimolo alla politica, attraverso l’affermazione di una nostra grande capacità propositiva, al fine di creare una nuova classe dirigente, che metta al centro della sua azione i valori fondamentali della libertà, della dignità e del rispetto della persona, in cui crediamo. Dobbiamo tornare ad avere una democrazia partecipativa, dove il Cittadino sia il vero protagonista, e dove il controllo sulle Istituzioni si riveli efficace, oltre che legittimo! Ci auguriamo, quindi, di esser utili al nostro Paese: l’obiettivo principale è quello di salvaguardare il futuro delle generazioni che verranno. In questi decenni, abbiamo delegato altri a fare la politica, Alcuni di costoro si sono comportati con onestà, con efficacia. Altri no! Quindi, anche qui va fatta una selezione, salvando e utilizzando tutto quel patrimonio di valori della politica che ancora ci sono e le persone che li rappresentano meritatamente, unendoli però a quella che è considerata la “Società Civile”, rappresentata, nel suo complesso, dalle “Comunità” che la compongono (quelle, per intenderci, del Sapere, della Cultura, del Lavoro, e così via). Questo, in sostanza, è il motivo per cui ci siamo riuniti in questa Comunità, intendendolo come un “atto sacrale”, riferito alla Persona nella sua interezza, da trasmettere integralmente, come concetto, alle generazioni future. In questo modo, forse, riusciremo a salvare l’Economia e la Politica.
ARTURO DIACONALE (Presidente e portavoce della Comunità) L’Opinione è il più antico giornale italiano. Nasce nel 1847 a Torino e ha avuto vicende alterne, in questi 187 e più anni di vita. Eppure, non ha mai derogato alla sua ispirazione iniziale di Libertà e di Unità Nazionale. È stato lo strumento che ha sostenuto le politiche di Cavour ed è stato un giornale che, in tutto l’Ottocento, ha svolto una funzione di innovazione. Non ci dobbiamo mai dimenticare, infatti, che i valori di Libertà, nel XIX e ancora oggi, sono stati quelli che hanno introdotto l’innovazione, il cambiamento nella Società italiana. Da vent’anni ho la ventura di essere Direttore de L’Opinione, ereditato dalle ceneri del Partito Liberale Italiano. Non è un giornale di Partito, ma è rimasto un giornale d’idee: quelle da portare avanti, su cui combattere, per contribuire a quel processo di innovazione che, oggi, è ancora più indispensabile, a distanza di 170 anni dalla sua nascita! Noi viviamo in una fase, oltre che di “Declino” (come sostiene Oscar Giannino), che sottende un rischio di “Regressione” drammatica di questo Paese, e che rappresenta un ritorno al passato, così come indicano tutti i dati economici in nostro possesso! Stiamo tornando ai livelli del 1970, per quanto riguarda l’occupazione, ad esempio! E noi, rispetto a questa Regressione, ci dobbiamo porre il problema di che cosa fare. La Comunità dell’Opinione nasce da questa esigenza, per mettere assieme, tra di loro, gli amici che sono legati a questo giornale, per rapporti ideali, personali, etc.. Rapporti che nascono dalla coerenza con cui questo giornale ha sempre portato avanti battaglie di libertà.
Tutti costoro hanno pensato di aggregarsi, per dare un loro contributo alla lotta contro la Regressione, per combattere una battaglia contro questo arretramento, che incombe sul nostro Paese. Non abbiamo nessuna intenzione, però, di fare un.. “Partito”, preferendo a quest’ultimo un’aggregazione, che porti avanti idee non semplicemente “astratte”! Infatti, intendiamo proporre delle misure concrete. Il Paese non ha soltanto bisogno di “Principi”, ma necessita di riforme, in primo luogo, ispirate ai principi di libertà che noi sosteniamo, tali da incidere in profondità “incidano” su quest’abnorme struttura burocratico-assistenziale. Questo “Moloch” è cresciuto nel corso dei decenni, nel nostro Paese, innestandosi su di un sistema burocratico centralista sabaudo e fascista, dilatandosi a dismisura nel 2^ Dopoguerra, trasformandosi in quel mostro burocratico, clientelare e assistenziale, che ben conosciamo! Per battere la crisi, ci dobbiamo liberare di questa Camicia di Nesso! Non esiste altra strada diversa da quella delle riforme, per uscirne fuori! Noi sosteniamo cinque riforme cardine, a partire da quella istituzionale. Infatti, sostengo da sempre che se, alla fine della 1^ Repubblica, fosse stata fatta una riforma ispirata al modello semipresidenziale alla francese, noi in questi ultimi 20 anni avremmo avuto una serie di ricambi di classe dirigente imposti dalla norma costituzionale. Se lo avessimo fatto allora, avremmo, infatti, già risolto il problema (che viene considerato tale!) di “Berlusconi”, dato che non avrebbe potuto svolgere le sue funzioni di Presidente della Repubblica per più di due mandati consecutivi! Al termine di quel periodo sarebbe stato costretto a fare come i Presidenti francesi, o americani, a farsi da parte, dedicandosi magari a scrivere le proprie memorie, consentendo così il ricambio fisiologico di leadership! E questo ricambio non avrebbe investito il solo Centro Destra, estendendosi alla stessa Sinistra, che ha fattivamente contribuito a costruire questo abnorme Stato assistenziale, cercando di perpetuarne il relativo mantenimento, per garantirsi la propria sopravvivenza! Il sistema presidenziale è l’unico modo per rompere, dal punto di vista istituzionale, questa Camicia di Nesso, che io chiamo il.. “Burqa”! Trovo la vecchia Costituzione, per quanto mi riguarda, una sorta di Burqa, per l’appunto, sotto la quale si nascondono le nefandezze più incredibili! Viviamo tempi in cui l’Islam è alle nostre porte, quindi la metafora del Burqa può essere utile.. Se la nostra Costituzione antica non viene rinnovata produce soltanto Regressione! Dunque, come prima cosa, sosteniamo la riforma costituzionale in senso presidenziale, che deve trasformarsi da spinta ideale in attività pratica! Noi, come Comunità dell’Opinione, vogliamo e dobbiamo sostenere la battaglia del Prof. Guzzetta.
La raccolta delle firme per un’iniziativa popolare, è un modo concreto (non per raggiungere un risultato pratico, presumibilmente..) per far crescere nel Paese la consapevolezza che la riforma costituzionale, in senso presidenziale, rappresenta la madre di tutte le riforme! A quest’ultima noi intendiamo aggiungerne altre: quella del lavoro, in particolare.. Lo Stato burocratico-assistenziale si fonda su di un insieme di norme che sono ormai superate e hanno prodotto questa enorme stratificazione di poteri burocratici. Qualora non riuscissimo a liberarci da tutto ciò, con una riforma adeguata del Lavoro, ispirata -per quanto ci riguarda- alle indicazioni di Marco Biagi, noi non ne usciremo mai! Voglio soltanto citare solo l’ultima sentenza della Corte Costituzionale, riguardo alla Fiom, che può essere considerata significativa, da questo punto di vista.. Se non si libera quel meccanismo e quel reticolo, che impone solo a certe forze sindacali la rappresentanza, e che costringe le Aziende a dei condizionamenti tali da spingerle -quelle che possono- a “fuggire”, la ripresa del nostro Paese non si realizzerà mai! La riforma del Lavoro si deve affiancare a una Riforma Fiscale, dato che in questo Paese, come diceva Loris, stiamo rischiando di cadere in una Stato di polizia fiscale! Noi abbiamo accettato, infatti, senza battere ciglio, che, in nome della sacrosanta lotta all’evasione fiscale, l’Agenzia delle Entrate e gli esattori delle tasse potessero impunemente entrare nelle banche, per controllare i nostri conti correnti.
E questo rappresenta soltanto la punta dell’iceberg di un meccanismo perverso, che ci tiene tutti quanti sotto controllo. Noi ci stupiamo, protestiamo e ci ribelliamo, quando sui giornali si parla del Grande Fratello americano, che controlla tutte quante le telefonate nel mondo, e no battiamo ciglio di fronte al fatto che un signore può entrare impunemente nei nostri conti bancari e valutare le nostre vite a suo piacimento e discrezione! Una riforma fiscale ispirata alla difesa e alla tutela dei diritti inalienabili del cittadino! La Riforma fiscale serve, ma deve essere affiancata da altre incisive riforme, come quella delle Autonomie. Abbiamo letto che la Corte Costituzionale ha bocciato il decreto che stabilisce l’abolizione delle Province. Ma era scontato che lo facesse, visto che quello stesso decreto andava a incidere sulla Carta Costituzionale, in cui è sancita l’esistenza delle Province stesse, le quali, quindi, non si possono cancellare con un provvedimento che non abbia forza costituzionale! Ma, il problema delle Autonomie non si risolve correndo dietro alle campagne demagogiche, portate avanti da certi giornali e da certi media e dai Partiti che le sostengono, che nascondono, dietro quelle prese di posizione demagogiche, una difesa concreta degli interessi (corporativi, lobbistici,..), che sono sottesi e tutelati dalla vecchia struttura costituzionale. Non si può pensare di risolvere il problema delle Autonomie liquidando soltanto le Province! Perché quel problema riguarda le Regioni a statuto speciale e ordinario, che negli ultimi 40 anni hanno creato immense voragini nei conti dello Stato! La questione delle Autonomie implica l’analisi del Territorio, così come si è sviluppato negli ultimi trent’anni.
Le Città Metropolitane hanno, infatti, occupato le Province e , in alcuni casi, gran parte delle Regioni stesse! Diventa indispensabile, a questo punto, poter ragionare sulla necessità di un accorpamento non solo di province e comuni, ma anche di Regioni, per razionalizzare il meccanismo. E tutto ciò, di certo, non si può fare correndo dietro alle demagogie.. si dice: aboliamo le Province e risparmieremo tot. Miliardi.. E a che servirebbe, visto che la loro soppressione ne trasferirebbe integralmente i costi (soprattutto di personale!) sulle Regioni? Senza una riforma complessiva seria è inutile parlarne! La quinta grande riforma che serve a questo Paese è quella della Giustizia. Qui il problema non è Berlusconi, ma il Cittadino! Berlusconi, infatti, si può difendere e reggere l’attacco giudiziario per 20 anni. Il normale cittadino non regge neppure per sei mesi! Come tutti sappiamo, la giustizia, in questo Paese, non funziona da tempo immemorabile! Io voglio rimuovere la questione del rapporto con il Cavaliere, che non ci deve riguardare! Il nodo della giustizia, che dobbiamo affrontare, impedisce oggi a questo Paese di crescere. Non possiamo mettere un intero Paese nelle mani di un singolo Pm, che una mattina si sveglia e smantello un intero sistema produttivo, come quello della siderurgia! Non possiamo permetterci di tollerare processi che durano all’infinito; sentenze che non vengono applicate; carceri che esplodono per sovraffollamento e che sono diventate sostitutive, come luoghi di tortura, delle strutture di ricovero coatto, abolite con la legge 180. Noi intendiamo sostenere i referendum radicali per una giustizia giusta e ci impegneremo su questo terreno, perché quella è l’unica strada, al momento, che può portare a una riforma! Queste nostre cinque proposte di riforma, tuttavia, vanno inserite in un quadro più complessivo, che è quello del “Bipolarismo maturo”.
L’idea che si possa tornare ai meccanismi della Prima Repubblica, credo che sia totalmente sbagliata: no si può tornare indietro! Occorre far sì che il Bipolarismo sia un sistema maturo, e non un coacervo di lotte tribali tra gruppi contrapposti, divenendo un vero e proprio sistema dell’alternanza, come del resto accade nelle democrazie più avanzate. Un sistema maturo, quindi, che preveda anche una riforma dei Partiti. Infatti, oggi, i Partiti tradizionali non sono più canali di trasmissione della volontà popolare: il disastro è sotto gli occhi di tutti. I canali di trasmissione delle istanze popolari e dell’opinione pubblica si sono moltiplicati a dismisura. Sono associazioni di scopo, come quelle che presiede alla riforma presidenziale. Quelle di volontariato, che perseguono degli obiettivi sociali. Di supplenza dello Stato. I giornali, quelli grandi e quelli piccoli. I centri studi e tutto quel mondo fatto di piccoli segmenti, che hanno peso politico, ma non hanno un ruolo politico! Da giornalista, faccio l’esempio del rapporto tra i Partiti e i giornali: ma quante volte, ad es. la linea sposata dal Giornale o da Libero, i grandi giornali del centro destra, ha superato o sopravanzato, anticipato e, in qualche caso anticipato e, in qualche caso, anche schiacciato quella del Pdl?Quasi quotidianamente, direi.. E quante volte, sull’altro versante, la linea adottata dal “Fatto” condizione pesantemente tutta la sinistra?Allora: il Giornale da un lato e il Fatto, dall’altro,non sono espressione della Società? Sì, ovviamente.. ma hanno un ruolo che non è riconosciuto e che si rivela assolutamente “irresponsabile”, perché non c’è nessuna responsabilità da attribuire loro. Io vorrei, dopo l’estate, chiamare a raccolta, per discutere, tutti quanti i giornali di area, per dire loro: “Ma, quale ruolo volete svolgere all’interno della vostra area? Siete consapevoli del peso e della responsabilità che avete? Naturalmente, ciascuno rispetto al proprio ‘peso’, alla propria incidenza e ruolo”.
I nuovi Partiti dovranno ispirarsi al modello americano, liberi dalle strutture burocratiche ed elefantiache dei vecchi Partiti di massa, e aperti agli apporti dei diversi segmenti della società. Ecco, io credo che noi ci si debba impegnare su questo terreno e, per questo, abbiamo raccolto un gruppo di amici che, sia pure con opinioni differenti, intendono muoversi nella direzione di marcia dell’innovazione nel cambiamento, all’interno del quadro fondamentale del recupero dell’Identità nazionale. E, qui, io cerco veramente di rifarmi all’ispirazione originale dell’Opinione, osservando come questo nostro Paese abbia, di fatto, perduto la propria identità, senza la quale non può stare sul mercato globale, perché rischia l’omologazione e l’annullamento. In sintesi: il quadro complessivo è quello del Bipolarismo maturo, con la riforma dei Partiti e con le altre grandi riforme che possano impedire il regresso del Paese. E, prima ancora di tutto questo, vi deve essere la concezione del recupero di una forte identità nazionale, che non vuol dire “nazionalismo” ma il recupero della consapevolezza di ciò che siamo stati, ieri e oggi, e di ciò che saremo nel futuro, con la speranza che lo si possa costruire questo futuro.
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:06