La giustizia carceraria in Italia

Gli Stati Uniti d’America hanno trecento milioni d’abitanti. L’Italia, sessanta milioni. Tre milioni d’Americani sono in galera. Gl’Italiani detenuti sono sessantamila. Dunque l’1% contro lo 0,1% della popolazione. Troppo gli Usa? Poco l’Italia? Per capirci, i carcerati americani sono tanti quanti gli abitanti dell’intera città di Roma. Per contro, i carcerati italiani equivalgono a una cittadina di provincia. Mentre, rispettando la percentuale statunitense, dovrebbero ammontare a seicentomila, come Palermo. La differenza è spiegabile in vari modi.

Escluso il grado di rispetto della legge. Non è che gli Americani ne sono meno rispettosi di noi e perciò finiscono in galera dieci volte di più. E’ che, invece, gl’Italiani considerano la legge dieci volte meno degli Americani. Inoltre, finire in galera in Italia è più facile che in America. Restarci è molto più difficile. I detenuti in attesa di giudizio sono una vergogna nazionale, sia perché, salvo casi eclatanti, non dovrebbero stare in galera, sia perché vi sono mantenuti in promiscuità con i condannati definitivi. Lo Stato non costruisce le carceri indispensabili. Fa un uso intensivo delle celle disponibili. Nega ai carcerati il minimo spazio vitale che riconosce anche agli animali d’allevamento e da macello.

Il sovraffollamento delle prigioni non è un male acuto, dipendente da un’occasionale impennata dei crimini. E’ cronico. Tanto vero che, per sgombrare le galere, da sempre lo Stato elargisce amnistie, condoni, opportunità processuali, benefici carcerari. Agisce da schizofrenico: con la repressione, incarcera; con lo sfollamento, scarcera. L’umanità della pena rappresenta il tratto distintivo dello Stato liberale, come la certezza della giustizia costituisce l’altra faccia del garantismo giudiziario.

La privazione della libertà è sanzione necessaria e sufficiente, se la violazione della legge penale viene accertata tramite un processo equo. Il condannato resta un essere umano che non deve essere afflitto oltre il dovuto per assicurare l’indispensabile protezione della società. Mai la cella può essere la stia del detenuto.

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 10:56