Misure per il lavoro. Pochi passi in avanti

Si ha come quel “leggerissimo” dubbio di fantozziana memoria che con i soldi messi in campo dal Governo Letta per dare ossigeno a giovani, lavoro e imprese si riesca a fare ben poco. Il piano-lavoro che l’esecutivo sta per trasformare in decreto legge è stato accolto con favore (ci mancherebbe altro) dall’opinione pubblica, tuttavia pensare che con un miliardo e mezzo, camuffato da sussidi per le imprese pronte a dare il benvenuto a bordo a 200mila e passa under 30 alla canna del gas, si possa sconfiggere la piaga della mancanza di occupazione ce ne corre. A spasso ce ne sono milioni, senza contare l’esercito dei senza arte né parte, bamboccioni, pigri, neet (“Not in Education, Employment or Training”).

Da un Governo nato dall’eccezionalità del momento ci si aspetta il massimo, l’eccezionale veramente. Senza una massiccia spallata al muro di cinta griffato con la scritta “spesa pubblica” si corre il serio rischio di fare poco o nulla quando i numeri sono impietosi. Per informazioni chiedere all’Agenzia delle Entrate, che ha pronosticato un recupero dell’evasione fiscale di 10 miliardi e spicci. Troppo poco, di fronte alla mostruosa cifra di cento miliardi e passa che ogni anno vengono sottratti, nascosti, resi invisibili al Fisco dello Stivale (oggi più che mai bucato). Fa quasi venire la dermatite dover parlare ancora di privilegi da polverizzare, pensioni faraoniche da decurtare per una redistribuzione a cascata più equa e generale per tutti. Liberalizzare il mercato del lavoro subordinato e autonomo? A forza di pronunciare queste “parolacce” a molti è venuta una paresi facciale. Qui siamo alle briciole, troppo poco per chi non ha il pane.

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:02