
Le pantomime partecipative del Movimento 5 Stelle (M5S) hanno il numero-base di partecipanti: 48.292. Tanti sono, infatti, gli aventi diritto al voto telematico quando si tratta di assumere qualche decisione, di scegliere qualche candidato, ecc. Abbiamo più volte avuto occasione di sostenere che, a nostro modesto giudizio, quella basata sul parere espresso dal web mostra diverse lacune trasformandosi, quindi, in uno strumento partecipativo assai poco convincente. A partire dalla “controllabilità” delle preferenze espresse in rete: nessuno riuscirà forse mai a convincerci che le stesse non subiscano una sorta di filtro da parte dello staff del “duo padronale”. Al quale, non essendo state da loro indette, non sono proprio piaciute le consultazioni dell’altro giorno organizzate dal M5S del Lazio per un’eventuale partecipazione alla giunta guidata da Ignazio Marino: su quelle votazioni on-line è stato inesorabilmente impresso il timbro “non valide!”.
Ma poi, diciamolo chiaramente, quanto sono “democratiche” e soprattutto “rappresentative” le consultazioni via web dei pentastellati? Ad esempio, può essere definito candidato dei cittadini un Capo dello Stato designato da 4677 navigatori? E ancora. È davvero democratica l’espulsione di un senatore della Repubblica (di chi, cioè, in base all’art. 67 della Costituzione, “rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”) sancita da 13.029 selezionati utenti del web? Crediamo allora che non abbia tutti i torti Alessandro Amadori, sondaggista e direttore di Coesis Ricerche, quando sostiene che la democrazia diretta, quella delle rete Internet per intenderci, è un'illusione. “È una nicchia di piccoli numeri – sostiene Amadori – ed è in qualche modo il luogo privilegiato di alcune élite che hanno il tempo, le energie, le capacità per stare al passo con la Rete. Ma la vecchia democrazia rappresentativa è insostituibile e riguarda milioni di persone. Il rapporto è di dieci milioni a diecimila, mille a uno, e la forbice non diminuisce nelle zone del Paese in cui c'è la banda larga e il ritardo tecnologico è stato colmato”.
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:09