
Tanto gentile e onesta pare\la ministra mia, quand'ella è nell'intervista\ come a Cogne la lingua si fa muta\ ch’ella sol con li oculi ridenti ardisce di parlare\. Sa che per ricevere il laudare\ far come il benigni conviene\ e se necesse lo contrario restar d'umiltà vestuta\ così par cosa venuta da cielo\ a sputtanar le volontà dela sua gente\ a reiterar deja vu e lo solito miracol mostrare\ Mostrasi sì concorde con chi, con arma e penna, nemico la mira\che dà per li occhi frecce senti nello core\che 'ntender dalle orecchie non si puote\poiché di voce resta priva\Ogni tanto par che de le labbra qualcosa si mova\ spirto mozione urgente interpellante\ sol il verde insalata iescente dai biancori si trova\ dall'anima all’intervista, la ministra, sospira ma è silente.
Nel tracollo elettorale amministrativo appena subito dal Pdl, quello romano risulta il più cocente e salato. Al vertice del partito delle meraviglie la debacle non interessa poi molto; né la posizione del segretario vicepremier Alfano ne è risultata minimamente toccata, al contrario di quanto ci si sarebbe dovuti aspettare. Per la politica nazionale vista da Arcore, le questioni fondanentali sono per ordine di importanza tre: la difesa dalla micidiale offensiva togata, la tenuta della Lega, indispensabile per non perdere il Nord e ridare fiato ad un paese in caduta libera. Trovato nel solo ex sindaco Alemanno il capro espiatorio, il Pdl romano, minaccia di proseguire nel suicida ostracismo intestino tra azzurri e neri e tra mancato partito organizzato e diaspora di formazioni. L’unico riferimento rimasto al centrodx capitolino è la sua rappresentanza al governo nella figura di Beatrice Lorenzin. Tra tante amazzoni urlanti e spesso dal look imbarazzante, la Lorenzin ha fondato il suo percorso di carriera su caratteristiche opposte, di discrezione, misura e rispetto per tutte le figure politiche più anziane, per le quali ha organizzato platee di giovani formandi in partitica.
La presenza in Parlamento ne ha migliorato l’acconciatura, l’ha fatta più bionda ma senza esagerazioni, La nostra, una volta ottenuta la benevolenza dei vertici, ha seguito la regola secondo la quale il silenzio è d’oro ed evita soprattutto di finire sotto gli strali del partito Repubblica. Tanto silenzio, però, da parte di un Ministro della Salute, non poteva durare. Così sulla messa al bando delle sigarette elettroniche, perdurando il terrorismo antifumatori, ha dichiarato che ai minori sarebbe stato proibito l’uso delle nuove invenzioni producinuvolette. Poi non ha mancato di unirsi al coro sul tema della violenza sulle donne, sulle quali, come dicono le signore del telefono rosa, pende la minaccia stuprante della metà dei maschi italiani. Intervendo ad un convegno della Croce Rossa Italiana (il cui scioglimento è stato rimandato al 2017) ha annunciato, sul bell’esempio toscano, un piano nazionale contro la violenza di medici, psicologici, assistenti sociali e poliziotti che dovranno strappare più denunce alle mura domestiche. Prossime mosse la lotta alla ludopatia, all’alcool ed alla droga, sempre con stormi di impiegate Belillo. In ultimo, ha dimostrato modernità ed apertura, legittimando le cure con le cellule staminali mesenchimali, a lungo combattute dai governi di centrodx e soprattutto da un folto numero di medici.
L’onnipresente magistratura ha però dimostrato tutta la suaconoscenza delle norme di Ippocrate, imponendo con una serie di sentenze dette cure ai recalcitranti dottori. Dal 1° luglio sarà avviata la sperimentazione del metodo Stamina dell’omonima fondazione bresciana del dottor Vannoni (in scienze cognitive, facoltà di scienze politiche). La Uil con il segretario confederale Carlo Fiordaliso ha salutato positivamente il provvedimento perché “la ricerca quando autorevole deve essere incoraggiata e sostenuta, seppur con le dovute cautele”. Il problema è che il provvedimento parla espressamente di “trattamenti con medicinali anche se preparati presso laboratori non conformi ai principi delle norme europee di buona fabbricazione dei medicinali”. La forza mediatica del Vannoni e la voglia di staminali del partito filoabortista sono riusciti a superare anche i limiti degli standard europei. Per restare nella solita tradizione opaca della buriscenza, saranno tre agenzie (del farmaco, dei trapianti e della sanità) a condurre la sperimentazione senza il Vannoni, per cui la polemica, per la gioia della stampa, avrà buona vita. Di fronte a questi primi passi, quasi si ha nostalgia per la Beatrice silente. Il povero popolo populista magari si chiederà perché le tre agenzie non vengano sciolte nel Ministero, tanto per avere meno manager e responsabili.
Molti vorrebbero che il popolo populista si rendesse conto che di spesa sanitaria ce n’è molta in un paese che ha il record della durata media della vita e che non si sente il bisogno di moltiplicare centri sociali pubblici e neoSert. Possibile che le donne in politica vogliano sempre occuparsi di formazione, stalking, climi domestici infuocati?. Ce ne sarà mai una che ammetta che il feminicido è un’invenzione sociomediatica, dai nuneri statistici irrilevanti? Argutamente è stato detto che contro l’antipolitica è stato mosso un esercito mediatico, allenato negli anni a distruggere chi si oppone al potically correct. Il centrodx ora però è affetto dalla malattia della disaffezione. A parte la difesa del Cavaliere, gli elettori Pdl vedono i suoi esponenti farsi fotocopia delle ubbie dei postcomunisti, dall’ambiente alle donne, dall’evasione fiscale agli animali. La sanità romana, come la Capitale ed il paese hanno bisogno di più tecnologia e meno spesa; ha bisogno di telemedicina e di meno osservatori e assistenti sociali. Ha bisogno di un ministro della salute che dica agli 11 milioni di fumatori, quello che già sanno, cioè che sono vivissimi. Seguendo l’esempio della Boldrin o della Rosy Bindi, la vita di Beatrice scorre tranquilla, in barba alle attese delle sue parte politica e città. Beatrice stupiscisci: che di te non si dica "ex ministro Pdl".
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 10:58