
La situazione economica «è al limite del collasso». Serve uno «shock fiscale positivo, un taglio forte delle tasse per rilanciare consumi e investimenti». È questo il messaggio che il leader della Cisl, Raffaele Bonanni affida al XVII Congresso della confederazione. E rivolto al governo, in sala da ascoltarlo, snocciola i dati drammatici di 4 anni di grave recessione: «Nel 2012 quasi un milione di famiglie hanno vissuto senza alcun reddito, la disoccupazione ha raggiunto cifre agghiaccianti e la cassa integrazione viaggia ormai sopra i cento milioni di ore mensili».
E poi, «gli esodati, i non auto-sufficienti, i precari della pubblica amministrazione, della scuola, e sopratutto i tantissimi giovani senza lavoro», ricorda. Per questo Bonanni torna a invocare un intervento drastico per «la madre di tutte le battaglie», la «madre di tutti i nostri guai»: la questione fiscale. «Bisogna ridurre le tasse sui redditi da lavoro e pensione. Ma anche alle imprese che investono e assumono i giovani e i disoccupati. Dobbiamo farlo subito per dare una spinta forte all'economia ed ai consumi», sollecita, chiamando in causa direttamente il premier, Enrico Letta. A lui e ai partiti che lo sostengono chiede di «introdurre anche un nuovo assegno familiare e il credito di imposta per gli incapienti» e, a copertura del taglio, la «tassazione dei più grandi patrimoni immobiliari e finanziari oltre alla vendita del patrimonio del demanio pubblico». Serve, dunque, prosegue Bonanni, una «svolta nella politica economica perché solo con la crescita diventerà governabile il problema del debito pubblico».
In Italia «senza un sistema industriale solido, diffuso ed innovativo c'è solo il deserto». E nessuno investirà da noi «se non affronteremo il problema dei costi troppo alti dell'energia, dei trasporti, delle assicurazioni, dello smaltimento dei rifiuti. Per non parlare poi delle tasse locali e nazionali eccessive, delle infrastrutture bloccate dalle lobbies, della giustizia civile troppo lenta, di una pubblica amministrazione inefficiente, spesso in mano a dirigenti politicizzati e spesso corrotti, e dei territori con alta presenza delle mafie», elenca ancora. Senza parlare dell'effetto Nimby, «il vero problema del paese»: «Ci sono troppi silenzi, troppe omissioni, una cultura davvero sbagliata dello scarica barile. I diritti esistono dove ci sono i doveri». Per fronteggiare le emergenze nel nostro Paese servono, in sostanza, «unità politica, coesione sociale, responsabilità e tregua tra le forze politiche».
L'auspicio è una nuova stagione di concertazione: ben venga il «decreto del fare» ma basta con le decisioni calate dall'alto senza un confronto sociale, dice Bonanni secondo cui bisogna cominciare dalla riforma del lavoro ribadendo che «è inutile cambiare di nuovo le norme per legge». Stop a questo «bipolarismo esasperato anche sui temi del lavoro». Anche le imprese comunque hanno la loro responsabilità: «Basta con la testa solo alla finanza, ai monopoli dalle uova d'oro, ai giornali, alle tv, alle squadre di calcio. Investano e puntino a nuove tecnologie». Bonanni, comunque, dà la sua "benedizione" alla maggioranza che governa il Paese («il nuovo esecutivo di larghe intese è l'unica alternativa al "bipolarismo distruttivo"») ma la tenuta, dice, «dipende solo dalla efficacia della sua azione. Dai risultati che saprà realizzare rispetto al lavoro e alla crescita».
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:50