
Nuovi sindaci in centinaia di Comuni. Quasi tutti di centrosinistra. Cappotto nei capoluoghi. Sedici a zero. Un risultato così clamorosamente negativo per il centrodestra è difficile da riscontrare nelle amministrative degli ultimi venti anni. Un crollo anche in alcune città dove i primi cittadini erano espressione dell’elettorato moderato o della Lega che si vantava di essere sorta con un forte radicamento sul territorio. Spiegazioni? Una sconfitta annunziata? Colpa dell’astensionismo o della scarsa presenza di Berlusconi alla campagna elettorale amministrativa? Troppo facile.
La grande batosta del centrodestra viene dalle divisioni interne, dalle liti che hanno caratterizzato le candidature, dal disorientamento degli elettori per i troppi fatti di cronaca giudiziaria che hanno coinvolto personaggi locali. In qualche caso come a Brescia l’elettorato ha bocciato anche il sindaco uscente che aveva appena rilanciato la città con la metro e l’economia cittadina. Sui sedici Comuni capoluogo che sono andati al voto sei erano governati dal centrodestra. In alcuni casi da quasi venti anni come a Treviso con la Lega o Viterbo con un ex An. Nell’Italia che vira a sinistra, non solo nel Lazio ma anche in Sicilia, il dato che ha affossato la possibilità di contrastare l’avanzata del centrosinistra (impresa in partenza quasi impossibile nella rossa Toscana e ad Ancona) sono state le troppe liti e le divisioni all’interno della coalizione e dentro gli stessi partiti, che si sono sommate agli scandali (vicenda del porto ad Imperia) e alla mancanza di chiarezza nei programmi. Non sarà facile archiviare le Comunali.
A Roma per esempio il centrodestra non ha perduto soltanto il Campidoglio ma anche la guida di tutti i quindi municipi. Un disastro che peserà per i prossimi 5 anni, nel corso dei quali sarà necessario una rivitalizzazione delle forze, abbandonando la filosofia del partito strutturato o leggero. Per il centrodestra si tratta ora di riflettere e capire perché è stato abbandonato da tanti elettori che lo votavano. La giustificazione che il leader del Popolo della libertà Berlusconi non era impegnato direttamente e quindi non ha potuto fare da elemento trainante e da valore aggiunto è riduttiva. L’analisi va fatta su tutti i 67 Comuni interessati al voto, con popolazione superiore ai 15mila abitanti. La presenza a volte anche di quattro candidati sindaci provenienti dall’area di centrodestra e di una miriade di liste civiche di difficile individuazione ha portato ad uno sfaldamento del tradizionale elettorato e al non voto.
Vediamo il caso di Imperia, dove il neo sindaco Carlo Capacci ha ottenuto il 76 % dei voti. Era il candidato Pd ma anche dei ribelli del Pdl. Centrosinistra spinto alla vittoria dall’ex sindaco di centrodestra Paolo Strescino, il Paperino delle intercettazioni sulla vicenda del porto che la fatta pagare agli ex amici e fedelissimi dell’ex Ministro Claudio Scajola che scarica le colpe sulla legge elettorale perché il Porcellum non fa crescere sul territorio una classe dirigente adeguata. A Brescia Silvio Berlusconi c’era ad appoggiare Adriano Paroli che 5 anni fa aveva strappato la Leonessa d’Italia all’Ulivo. Non gli ha portato fortuna. La sconfitta è arrivata dai delusi del centrodestra e dalla crisi del Carroccio al Nord. La politica del Pdl non ha funzionato. Non è stata compresa. Ora anche al Nord il centrodestra è da ricostruire. Il centrosinistra ha messo in campo un po’ ovunque personaggi stimati dalle comunità locali, come Michelini a Viterbo, dove a destra Marini si è dovuto difendere dal “ fuoco amico”. Alla Lega è venuta meno la sua forza originaria: saper ascoltare il territorio. Un errore a Treviso ripresentare un uomo del passato come Giancarlo Gentilini.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:50