
«Ad Ancona ci vuole un sindaco autorevole, all’altezza della situazione, che abbia la volontà di risolvere i problemi». Lo scrive il segretario della Cgil, Andrea Raschia, ai due candidati al ballottaggio, facendosi interprete dell’opinione di molti lavoratori e cittadini dorici. Il primo turno ha, infatti, dato un risultato incerto. La potente e storica coalizione di centrosinistra (Pd, Verdi con l’apporto dell’Udc di Casini) non è andata con la candidata-sindaco Valeria Mancinelli oltre il 37%, prendendo 17.273 voti. Buono, considerando le premesse di partenza, il risultato dell’ex Questore, Italo D’Angelo, che ha ottenuto 9.413 preferenze, ben oltre la somma delle due liste (Pdl e civica) che lo hanno appoggiato. La distanza resta consistente ma il 20,5% è la conseguenza della massiccia astensione al voto dei delusi elettori di centrodestra per le divisioni interne. Ad Ancona i votanti, su 81 mila elettori, sono stati 47.138, portando l’affluenza alle urne al minimo storico del 58,2% (meno 15,5% rispetto alle precedenti comunali), percentuale tra le più basse d’Italia. Quello che colpisce della campagna elettorale per l’elezione del primo cittadino è l’insistenza dei partiti, dei sindacati, delle associazioni di avere nel capoluogo dorico «un governo forte e competente».
L’altro elemento è la frammentazione delle forze che si sono presentate alle elezioni. La terza forza politica in città è il Movimento 5 stelle che, pur perdendo voti rispetto alle politiche, ha incrementato con il candidato Andrea Quattrini i suffragi alle comunali, triplicando i voti dal 4,8% del 2009. Soddisfatto lo schieramento di sinistra che con Stefano Crispiani ha superato il muro del 10 per cento, ponendo le basi per un condizionamento di Sel, Rifondazione, Comunisti italiani della futura giunta. Due, comunque, le sorprese della tornata elettorale. Entra in Consiglio comunale Stefano Tombolini a capo della lista civica “Sessantacento Ancona” che ha preso 3 mila voti e il 6,8%. Interessante il consenso racimolato dalla lista dei giovani “A20” che con il 23enne Matteo Bilei ha sfiorato il 3 per cento. Davanti alla nuova amministrazione i problemi non mancano: dal lavoro che non c’è alla crisi del porto, dalla microcriminalità in aumento ai problemi degli squilibri etnici e culturali.
Il discorso dell’integrazione è molto sentito perché nei quartieri Piano, Stazione, Archi si registra la presenza di un centinaio di nazionalità diverse. «È un problema che c’è non solo ad Ancona - risponde la candidata Valeria Mancinelli - ma in tutti i paesi con intensi flussi migratori». Va sul concreto il candidato del centrodestra Italo D’Angelo: «La prima cosa da fare è un’analisi dettagliata, con i tecnici, del bilancio. Perché i debiti ammontano a 182.952.000 euro, che la giunta uscente considera investimenti. Bisogna vedere però dove e come sono stati spesi i soldi». Per D’Angelo manca soprattutto «una progettualità generale» per il furto del capoluogo. Occorre allora ripartire dal porto che dovrà tornare a intercettare i flussi dell’Adriatico e quindi valorizzare il corridoio balcanico come porto d’accesso ai mercati europei. Va riconsiderato tutto il settore del commercio e dei servizi, considerato che negli ultimi 3 anni sono stati chiusi 515 esercizi e 1800 persone tra i 15 e i 45 anni hanno abbandonato la città dorica. Politicamente è rilevante che, dal 1976 ad oggi, tutti i primi cittadini sono stati di sinistra, fino al dimissionario Fiorello Gramillano, sindaco dal 2009 al gennaio del 2013.
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:25