
Chi sta confondendo lo Stato con l'Antistato? Venti anni fa esatti, se ben ricordo, qualcuno (che, completamente innocente, si vide la carriera stroncata per quella sua congettura, dopo averla resa pubblica in alcuni editoriali e saggi) propose uno scenario inquietante, che faceva da sfondo all'omicidio di Salvo Lima. In sintesi, l'ipotesi fu questa: a partire dal 1992, la combinazione di forze tra la spinta secessionistica della Lega Nord, coniugata allo stragismo di stampo mafioso, rappresentò un mostruoso meccanismo di trazione, applicato alle estremità dello "Stivale". Quella dinamica, se protratta a lungo, avrebbe portato all'inevitabile, tragica rottura dell'unità nazionale. Ricostruiamo asetticamente i geo-equilibri dell'epoca, per capire meglio il ragionamento dell'autore.
Il mondo bipolare del post-1992 era esploso, semplicemente, a seguito del disfacimento dell'Urss, nel 1991. Dall'interno, Mani Pulite, con le sue inchieste e le devastanti esondazioni di avvisi di garanzia, stava letteralmente demolendo e destrutturando, progressivamente, i grandi Partiti-chiesa, Dc e Pci, e il loro principale anello di congiunzione, il Psi di Craxi. Nel contempo, venivano sottoscritti dall’Italia accordi e Trattati-capestro, per la creazione della Moneta Unica europea, che avrebbero sepolto per sempre il regime della spesa allegra nostrana e, quindi, fatto automaticamente crollare l'immensa impalcatura del sistema clientelare di allora (soprattutto nel Sud!), fondato sulle tangenti e sugli immensi sperperi della Cassa del Mezzogiorno.
Questo voleva dire, sostanzialmente, due cose: a Nord una classe imprenditrice e industriale si sentiva legittimata a rivendicare piena autonomia statuale e economica, per beneficiare autarchicamente del reddito prodotto nei distretti industriali padani, piemontesi e lombardo-veneti, senza doversi più svenare, per mantenere un Sud arretrato e una classe politica nazionale, inetta e corrotta. A Sud, invece, la fine della logica di contrapposizione planetaria tra i due blocchi Est-Ovest (Patto Atlantico-Patto di Varsavia) faceva venire meno l'esigenza di mantenere in piedi una rete atlantica di protezione (ricordate le rivelazioni di Andreotti sulla Gladio?), di cui la Sicilia, in particolare, rappresentava (fisicamente!) la più grande piattaforma operativa, per attacchi preventivi e difensivi nei confronti di un Medio Oriente, fino ad allora monopolio dell'influenza sovietica, fatta eccezione per il baluardo filo-occidentale di Israele. Niente di strano, quindi, che all'interno della Cupola, dominata dai Corleonesi e dai loro alleati mafiosi americani, si sia potuto ragionare in merito a una strategia di rivendicazione di una piena autonomia statuale, per la Sicilia (attuata attraverso un vero e proprio attacco militare ai simboli politico-istituzionali della Repubblica italiana), che l'avrebbe resa, in caso di successo, simile a una Panama del Mediterraneo.
Da un lato, infatti, a Palermo, capitale del nuovo Stato autonomo, sarebbero confluiti gli immensi capitali illeciti delle narcomafie, ripuliti e rimessi in circolo per il mondo, grazie a una nuovissima finanza siciliana di tipo "off-shore". Dall'altro, addirittura, lo stato autonomo di Sicilia avrebbe potuto guadagnare moltissimo, economicamente (come centro del traffico merci internazionale) e politicamente, della sua posizione geo strategica, avvantaggiandosi della connotazione fisica di "portaerei" sul Mediterraneo, assolutamente indispensabile per l'Europa e per l'Occidente, senza più dover riversare un solo cent. di tasse allo Stato italiano. Vi chiederete: da dove origina la strategia di questo "Grande Vecchio" planetario, versione di comodo e romanzata, per coprire ben altri, imbarazzanti contenuti reali? Vi sembrerà strano, ma tutto (nella congettura del citato autore, che precisò i contenuti del suo ragionamento in un successivo saggio breve, una sorta di sintesi romanzata..) deriva dall'oltraggio di Sigonella, che causò (“durante” la Guerra Fredda!) una sorta di rottura sotterranea della ferrea logica del Patto Atlantico. Allora, Craxi era Presidente del Consiglio e Giulio Andreotti il suo navigato Ministro degli Esteri, notoriamente filo-mediorientale.
Poiché la vendetta è un piatto che si consuma freddo, all'inizio degli anni '90, un terremoto sotterraneo, originato all'esterno dei confini italiani, scatenò tutta la sua sconfinata energia distruttiva, facendo pagare assai caro l'affronto di Sigonella, sia alla Dc, sia al Psi, già pesantemente delegittimato, in precedenza, a seguito della divulgazione degli elenchi della P2, alla quale risultarono iscritti molti autorevoli esponenti socialisti (come ebbe a rivelare l'inchiesta condotta dai futuri Pm. di Mani Pulite, Gheradro Colombo e Giuliano Turone!). Tant'è vero che Craxi morirà, ingloriosamente, in esilio e Andreotti si troverà accusato, nei processi di Palermo, di aver favorito la mafia! Quindi, tutto si tiene, in fondo: gli assassinii di Lima, Falcone e Borsellino dovevano servire a disarticolare uno Stato che non c'era più, a seguito della fine della Guerra Fredda. Nel senso che, in questo caso, i mafiosi avevano l'assoluta esigenza di riposizionare i loro immensi interessi, politici ed economici, o contrattando con il potere politico di allora, incerto e timoroso, il riconoscimento di una piena autonomia statuale alla Regione Sicilia, ovvero obbligandolo alla sottoscrizione di un nuovo, solenne patto politico, che ricostituisse e sostituisse le vecchie collusioni politico-mafiose, ormai rese inservibili dai nuovi equilibri planetari e dall'affermarsi della giurisdizione sovranazionale dell'economia e della moneta, a seguito della entrata in vigore dei nuovi Trattati europei.
Personalmente, non credo proprio che i responsabili politici dell'epoca si siano veramente resi conto di quanto stesse accadendo accanto a loro, dal punto di vista "sistemico", anche se risulta che i massimi vertici della sicurezza avessero maturato qualche sospetto in proposito, grazie -in particolare- alle rivelazioni di alcuni pentiti di mafia.. Tuttavia, l'ipotesi di una trattativa Stato-Antistato non mi convincerà mai. Anzi: ho sempre avuto la fondata convinzione che i vertici di allora degli Apparati di sicurezza dello Stato abbiano adottato la strategia duale del "poliziotto buono” e di quello “cattivo", per allentare la morsa stragista dei Corleonesi. Questi ultimi sono stati, così, indotti in errore e disarticolati dall'interno, prima strumentalizzando le loro contrapposizioni, tramite i "perdenti" di Bontade e, poi, avvalendosi delle rivelazioni di Buscetta, che hanno colpito mortalmente tutta l'organizzazione. Il merito operativo va alla strutturazione di un perfetto apparato amministrativo di contrasto, per la cattura dei latitanti e dei responsabili delle stragi, che ha portato in galera capi del calibro di Riina e Provenzano. Sono i risultati che contano, del resto. Chi, oggi, oserebbe sostenere che la Mafia sia più forte di quella del 1992? E, forse, non è questo il successo dei Capi della Polizia e dei Governi e succedutisi negli ultimi venti anni, Berlusconi compreso? Ragionateci un po' su, miei cari concittadini e, vedrete, che in fondo siamo sempre i soliti furbi, in grado di superare, con un po' di astuzia, anche le bufere più tremende e devastanti, per la sopravvivenza delle nostre istituzioni pubbliche e della pace sociale..
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:47