
L’avanguardia si era inventato in teatro il Falso Movimento, che fu anche il nome di un gruppo underground ampiamente celebrato. L’attore che restava fermo in una scenografia ruotante esibiva il suo falso movimento. Un falso documentario è invece un film che scimmiotta la realtà facendo di un racconto di fantasia un cinegiornale, usandone taglio, stile, montaggio, alternarsi di filmati cronacostorici con voci fuoricampo narranti. L’iniziatore del genere fu Watkins forse perché il suo fantasy “The War Game”, venne erroneamente premiato nel ’65 come miglior documentario. Il primo fu sicuramente Orson Welles che nel ’38 con La guerra dei mondi fece credere agli americani che era in atto l’invasione militare degli alieni. 75 anni dopo, con grande tempismo, gli alieni (falsi) sono scesi anche in Italia, a Ferrara e Roma, suscitando una montagna di tante altre falsità.
La stampa ha scritto di evento mediatico: falso; la tv ha celebrato un grande evento: falso; i giornalisti politic hanno parlato di scandalo: falso; i politici stessi si sono detti shockati: falso. A Sociologia del Diritto, su via Salaria, Roma, non lontano da Agcom e Consip, alla presentazione del film “Il sogno dell’alieno”, protagonisti (il regista D’Onofrio, gli attori Amaducci e Camozzi) ed i commentatori (Telese, Di Pietro, l’on. Moretti del PD. l’on. Romanodi Scelta Civica, Morcellini, Antenore e Ruggiero team Sociologia Processi Comunicativi e Prospero, Scienza della politica) sembravano presi più che altro dall’alienazione di loro stessi. L’unico normale nel dibattito è apparso Mario Enzo Carra. Proprio quel Carra, che ai tempi di Citaristi e delle bavette di Forlani, venne portato in tribunale con i ceppi ai polsi come ai tempi dell’Inquisizione. Fosse andata come avrebbe sperato Telese e voluto Di Pietro, Carra sarebbe tutt’oggi chiuso in una segreta sotto il livello del mare sempre con i ceppi ai polsi. E’ andata un po’ diversamente e per rendere la pariglia Carra non ha brigato per incatenare il giornalista ed il politico, ma seduto alla stessa cattedra si è limitato a ridicolizzare l’opera filmata.
E’ imbarazzante parlare di falso documentario in Italia. Quello che gli inglesi chiamano mockumentary, cioè presa in giro del documentario, da noi non è eccezione ma regola. Falsata la storia di quasi un secolo, minata nei suoi evidenti significati la cronaca, costruita una montagna burocratica-giurisprudenziale che si muove conseguentemente sulle macerie della falsa storia e della falsa cronaca, l’unico vero mockumentary italiano potrebbe essere un serio documentario. Per esempio un parallelo tra parlamentari peones di oggi e degli anni ’60: la sorpresa e la vericidità storica starebbero nella scoperta dell’incredibile rassomiglianza, in quanto a ignoranza, dizione e tic, dei primi e dei secondi. “Il sogno dell’alieno” è costruito, come già gran parte di stampa e Tv degli ultimi decenni, per dimostrare quanto la politica sia affollata di stupidi, affaristi, mignotte e vecchi allegri. Non è un obiettivo nuovo. A sinistra si motiva con l’intenzione di deprezzare voto, elezioni, rappresentanti nella consapevolezza del calo dei consensi per il Partito Comunista ed eredi, e dell’aumento del numero degli eletti di tante e diverse formazioni moderate, liberalprogressiste e nazionaliste. Il Sansone, che pur di non farsi ridimensionare, abbatte le colonne del tempio su tutto il popolo.
L’uso di ridicolizzare con intervistanti aggressivi ai limiti della fisicità, con il melting pot di indagini di polizia e di analisi politica, con imitatori dei politici inviati nel contesto reale e con folle ululanti sempre presenti a rappresentare il vero pensiero popolare è stato applicato massivamente dagli uomini dell’istituzione Rai3 e dai fiancheggiatori del partito della giustizia.È stato applicato dai tempi di Curzi, Santoro e Costanzo con la scusa dei più alti indici di ascolto e del potere di vigilanza dell’opinione pubblica. Invece era squadrismo mediatico, negato per paradosso storico alle altre parti politiche. Una parte qualunquista, abbastanza forte da farsi rispettare, ha poi adottato gli stessi strumenti di aggressione, sberleffo permanente e giustizia in piazza. L’informazione è divenuta un Punt e Mes; un punto di dissacrazione della politica e mezzo punto di sottomissione a questa o a quella industria privata. In questo contesto, che gli attori de “Il sogno dell’alieno” espongano striscioni o mutandoni di contestazione ai meeting e comizi di Cl, Festival di Venezia, Sgarbi, Scelta Civica, Ingroia, Samorì, Fratelli d’Italia, Pd e Grillo, è un deja-vu irrilevante, banale e noioso.
Come lo è la scoperta che sotto una telecamera i politici siano terrorizzati dalla violazione di politically correct e del rispetto dovuto alla contestazione. Che il regista filmi l’organizzazione a tavolino di questa sedizione non migliora le cose, visto che Iene o Formigli lo fanno ogni settimana. Non meraviglia che impediscano fisicamente le esibizioni solo Pd e M5S; infatti sono abituati ad usare le contestazioni e non a subirle. Il protagonista del film, l’attore forlivese Amaducci, facciazza da contado, attivo nel Teatro Nucleo ferrarese e gli immancabili laboratori teatrali nelle carceri, è uno che, parole sue, viene “dalle Case del Popolo, dalle feste dell’Unità”; uno per cui “andare a votare (coincideva).. con i cappelletti di mia mamma”. E’ un figlio dei regimi delle regioni rosse dove l’opposizione non esiste, dove si può essere antagonisti e noglobal ma sempre contro i vertici, il potere e la classe di comando degli altri, mai dei propri capi.
A Ferrara il film è stato presentato a marzo nel luogo must culturale, il cinematografo Boldini, in “una sala gremita di ammiratori, sostenitori, appassionati, entusiasti cinofili, di presenzialisti della Ferrara artistica con cappellini colorati, pizzetti e barbe strane, magliette e felpine degli eventi estivi” come racconta divertito, Benoit Lazarre. Un bell’esempio di esercizio dissacratore, riverito dal potere borghese, che più non si può, emiliano. Il film è uscito il 31 marzo su Cielo (dtt canale 26, Sky c. 126 e TivùSat c. 19) ma non sono noti i numeri dell’audience. Poi a maggio al Centro Congressi Dipartimento di Comunicazione Ricerca Sociale della Sapienza, alias Sociologia del Diritto, davanti al quale troneggia dipinta sul muro una bandiera PCI mista Che.
Dentro nell’antico cortile gli studenti che non sono barbudos si esercitano con il miglior cartoncino per lanciarsi freccette di carta. Telese e gli altri parlano dei giovani, a favore dei giovani, ma Amaducci, il più giovane ha quasi 40 anni. Carra giustamente rimprovera ai politici come Formigoni, Santachè, Vendola, Di Pietro, Moretti, Madia, Romano,Galam di essere stati accondiscenti con i falsi giovani; contesta loro di aver firmato la loro finta agenda politica dei falsi contestatori, piena di mielose proposte (fate l’amore non fate lo spread; la migliore droga è la cultura). Poteva contestare alla Lombardia Film Commission di avere finanziato l’opera del regista D’Onofrio, un ex Dams come la Gabbanelli, cresciuto a forniture filmiche a Rai3 sul terremoto irpino o sulla sindrome della guerra del Golfo. Qualcuno, veramente dissacratore, spieghi ad Amaducci e D’Onofrio che le loro vite pesano sul debito pubblico più di quella di Carra. Sono i finti contestatori ad averci messo in mutande. Certo, anche gli alienati Osservatorio Mediamonitor Politica, alias Centro Congressi Dipartimento di Comunicazione Ricerca Sociale della Sapienza, non scherzano
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:11