
La magistratura ordinaria è mossa dalla tarantola partitocratica. È frantumata in fazioni politiche camuffate da associazioni professionali. Tuttavia sente e mostra un fortissimo spirito di corpo separato, né logicamente, né giuridicamente, né storicamente giustificato dall’esercitare una distinta funzione dello Stato. La magistratura è governata dal Consiglio superiore, che assume, assegna, promuove, trasferisce e punisce i magistrati. Poiché i componenti del Consiglio sono eletti per due terzi da e tra tutti i magistrati, è inevitabile che l’elezione si svolga secondo i canoni delle lotte di potere.
Ci sono liste, candidati, campagne elettorali. A rigore però non dovrebbero andare così le cose, perché i magistrati eletti nel Consiglio superiore della magistratura, come dice il nome stesso, sono rappresentanti tecnici dei magistrati elettori. Per effetto dell’elezione stessa, effetto aggravato dal metodo proporzionale, la rappresentanza ha cambiato natura. È divenuta prettamente politica, con tutto quello che ne consegue. Per arginare, quanto meno, questa deriva, che ha portato il Csm a scimmiottare il Parlamento e ad ergersene abusivamente a terzo ramo, pare ormai indispensabile una riforma costituzionale che abolisca l’elezione diretta, “correntizia”, dei rappresentanti togati e ne stabilisca la selezione mediante estrazione a sorte, con procedimento stocastico. Si sa che il sorteggio fu largamente adoperato nell’antica Atene e nella Repubblica di Venezia addirittura per le cariche politiche. Ancora oggi esistono autorevoli sostenitori del sorteggio per la nomina delle assemblee parlamentari, sebbene gli avversari affermino che l’estrazione a sorte presenti troppi inconvenienti se applicata alla rappresentanza politica.
Il richiamo a questa diatriba serve ad avallare l’estrazione a sorte come sistema di scelta dei componenti del Csm. In tal caso, infatti, non solo il metodo del sorteggio supera tutte le obiezioni che possano essergli opposte quando venga adoperato per scegliere i rappresentanti politici, ma neppure mostra alcuno degli svantaggi lì riscontrabili. Il fatto che i magistrati si distinguano per funzione, non per grado, e che la loro rappresentanza sia tecnica, non politica, costituisce la condizione ideale per la selezione stocastica del Csm. Non pare inutile ricordare che “stokasticòs” significa “mirare bene al bersaglio”, dunque “pensarla giusta”.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:49