Santini elettorali dalla Capitale

Prendi una pubblicità elettorale, sponsorizza una giovane ragazza, biondiccia, belloccia, nasetto camuso, sguardo ingenuo e speranzoso. Una candidata che non sembra furbetta. Espone i punti del suo programma, per titoli. Primo, mobilità sostenibile. Rileggi: mobilità sostenibile? A Roma? 4 milioni di persone su 6 milioni di macchine (delle quali più della metà ferme fortunatamente) e quando le sostieni? In una città dove si passano almeno tre ore giornaliere chiusi in macchina? Nella città più estesa d’Europa, con la metro più piccola d’Europa. Avesse detto, basta macchine, telelavoro; ma no, ribatte sulla mobilità sostenibile, slogan in cui non crede nemmeno il suo ideatore. A Roma l’unica mobilità sostenibile c’è tra le 3 e le 4 del mattino, poi è sempre ingorgo. Ah sì, c’è un’altra mobilità sostenibile: stare a casa.Secondo punto del programma: politiche ambentali. Non potevano mancare.

A Roma il dibattito è se sotterrare la spazzatura ancora a Malagrotta o in un altro posto. Sotterrare la spazzatura, come fosse il corpo dei defunti. I sepolcri del Foscolo. Bruciarla, non si può. Come noto i bambini lombardi, dotati di superpoteri sono insensibili alle ceneri della spazzatura che fanno malissimo ai bambini romani e laziali. I bimbi lombardi però soffrono la kriptonite. Terzo punto. Sull’onda dei sepolcri. Ecco i green jobs. Appunto, i lavori verdi; a Roma di giardinaggio ce ne sarebbe tanto bisogno, poiché la Città Eterna è piena di parchi, giardini e viottoli campestri lasciati a loro stessi. Altri lavori verdi? Farsi assumere dall’Ama? Procacciare i finanziamenti del fotovoltaico? Tutto il mito dell’ambiente che dà lavoro purtroppo è così verde che fa restare al verde. L’odiata edilizia si sta fermando e con essa il secondo pilastro economico dell’urbe. Il Quarto punto è il top: welfare territoriale. Chissà cosa vuol dire. Obbligo di usare solo l’ospedale del municipio? Enti pensionistici di quartiere? Molto più probabilmente network di badanti e di infermieri di zona , sui quali creare un sovrastruttura didattico-burocratica tanto costosa da far fuggire fornitori e fruitori nel mercato nero.

Gli ultimi punti sono tradizionali, poco trendy, aggiunti per dovere e per riempire un po’ la pagina. Iniziative culturali (le prenderà quando sarà eletta? Oppure le fa già?), formazione e lavoro, che vanno a braccetto, come due fratelli che vivono ciascuno la propria vita e fanno solo un pezzetino piccolo di strada insieme. Infine turismo culturale: sia ben chiaro, solo turismo culturale, non quelle cose da turisti sempre a bere e mangiare. Il quartiere è pieno di bar, baretti e pizzerie, ma quelli non hanno bisogno d’aiuto, se la cavano da soli. Finita la lettura, lo sguardo torna alla faccia della candidata. Ora sembra meno ingenua. Lo sguardo fissa dal volantino quattro colori. Il volantino non sembra proletario quanto il partito. Tra tutti i bei punti di programma, non si capisce se la contesa è nazionale, europea, di quartiere. Il giovanilismo sta nell’uso dell’inglese. Eppure non diresti che la nostra non ragioni con la propria testa.

Dà più l’idea di una che ha capito che bisogna far vedere di non saper ragionare e fceotocopiare i discorsi. Tanto valeva fare come i Dc di una volta. Solo il nome e via. Via con altra pubblicità. Sul programma si trasvola: un semplice elenco per titoli: servizi, trasparenza, partecipazione, famiglie, donne, giovani. Questa volta la candidata ha optato per il curriculum. È giovanissima e quindi approfitta dell’abitudine ad inviarne per cercare lavoro. La nascita in una ex borgata romana può essere un vanto di appartenenza, di comunità, di volontà di riscatto. In tre anni però la nostra sembra aver abbandonato i popolari borghi natii, essendo passata per Senato, una fondazione politica non citata, Antitrust, Londra ed Ottawa con un bando europeo. Aveva pensato la nostra, essendo stata con le mani in mano, senza occupazione, come gli altri della sua generazione classe ‘80 di restarsene all’estero.

Qualcuno le avrà detto, torna per candidarti, hai visto mai. Le idee, come al solito, brillano per originalità. Un altro sportello per l’impiego da collocare tra Ufficio giovani ed ex Ufficio di collocamento e massima occupazione, occupato dal solito gruppo Action; la raccolta differenziata panacea di ogni male; un’altra casa delle donne, contro la violenza, che fa pensare ad una cinta urbana di fortini protettivi che avrebbero però bisogno di una guardania ad hoc, per evitare di venire occupati anch’essi; l’affido ai genitori di spazi verdi, in disuso o poco usati per accudire i bambini (ma i genitori non li possono accudire a casa? Basta che li paghino per farlo). Non possono mancare le piste ciclabili nei parchi; peccato che questi siano una selva inestricabile e impraticabile, dove non le bici ma addirittura le ruspe farebbero fatica a muoversi.

Si esce dal programma, come da una fiaba, dondolati da un’aria gentile che non conosce né malattia, né fatica, né lavoro. Infatti per tutte le cose i soldi sembrano arrivare dal cielo; ma questa è una condizione normale per chi abbia avuto a che fare con i bandi europei per i quali in effetti i soldi pendono liberi ed invitanti dagli alberi. Si esce dal santino attraverso i begli occhi castani ed il dolce sorriso della candidata, come trasognati, attraverso i riflessi dall’acqua oceanica dell’acquario veltroniano. Più che farle gli auguri, non possiamo che sentire nella mente la certezza che piccole Madie crescono, pupullano e arrivano da ogni dove. Anche per loro, come per la vecchia guardia, l’Italia delle piccole imprese dovrà spezzarsi la schiena. Quando sarà rotta, ci sarà sempre Londra o Ottawa.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:52