
A un certo punto della vita le cose "grandi" acquistano una dimensione relativa; sono piuttosto le "piccole" che attirano attenzione e per le quali, magari, ci si incazza. Come, per esempio, scoprire, alle soglie dei sessant’anni, che forse non si esiste. Ho un nome e un cognome, una residenza, sono proprietario di una casa per la quale pago fior di tasse, ho un lavoro (fisso e ben retribuito, per fortuna, anche se da gennaio a luglio lavoro per lo Stato); ho sempre (ma proprio sempre) votato, ho fatto le scuole dalle elementari all’università in Italia; ma forse non esisto. Quella che segue è la fedele trascrizione di un dialogo con un impiegato dell’anagrafe di Roma, città nella quale risiedo – sempre lo stesso domicilio – dall’ormai lontano 1975. Una premessa: mi è scaduta la carta d’identità, e contemporaneamente ho finito le “caselle” nella scheda elettorale. Fiducioso vado quindi in circoscrizione per i nuovi documenti. Per la scheda elettorale nessun problema. Mostro la vecchia, mi danno la nuova.
Torno dunque ad essere un cittadino con la possibilità di votare. Per la carta d’identità, chiedono la compilazione di un modulo nel quale devo scrivere tutti i miei dati, già presenti nel documento scaduto, l’inevitabile dazio sotto forma di marche da bollo; tre fotografie formato tessera (vai a capire perché tre, visto che una sola viene apposta nel documento?). Il documento, per inciso, è rigorosamente cartaceo, nonostante fosse stata promessa la carta d'identità digitale già dal ministro dell'Interno Enzo Bianco, del primo governo Prodi). Consegno il tutto all’impiegato e qui comincia un dialogo da Ionesco.
«Questa volta gliela do, ma la prossima volta no». Provo a metterla sul ridere: scusi perché questa volta mi fa il favore, e la prossima no? L’impiegato, serissimo: «Non risulta l'estratto di nascita». Le ho appena dato la vecchia carta d'identità. Tra l’altro me l'avete data sempre voi... «Ma manca l'estratto di nascita...». Questo sarà un problema vostro... «No, è un problema suo». Le posso assicurare che sono nato, una sessantina d'anni fa... Non basta? «Occorre l’estratto…». Chi lo dà, l’estratto? «Il comune di nascita…». Ecco, io sono nato a Tripoli... «Il comune di Tripoli...». Quando sono nato, la Libia era ancora mezza Italia, c'era la monarchia di re Idriss. Poi è venuto Gheddafi, che ha pensato bene di fare una legge secondo la quale io in Libia non posso mettere piede perché essendo italiano nato a Tripoli sarei automaticamente un fascista, anche se il fascismo era morto e sepolto quando sono nato. Poi con Gheddafi è finita come credo anche lei sappia, e ora in Libia c'è la situazione che c'è... «Vada all'ambasciata...». Lei mi chiede di andare nel 2013 di chiedere a un’ambasciata di un paese sotto-sopra l’estratto di nascita di uno nato nel 1954… Se devo fare il cretino, conosco modi migliori…Adogni modo, ha mai sentito parlare di una cosa che si chiama "autocertificazione"? «In questo caso non vale». Ma se non posso autocertificare quando sono nato, mi dice cosa posso mai autocertificare? «Senta, non ce l'ha un certificato di nascita?» Sì, incorniciato, perché è molto bello, scritto in arabo con i ghirigori. Vuole che le porti il quadretto? A questo punto me ne sono andato, in mano avevo la nuova carta d'identità e avevo paura che l’impiegato, per tigna, me la riprendesse e annullasse tutto. Ho guardato quando scade: 11 gennaio 2024. Ne riparliamo dunque fra dieci anni. Resta un piccolo mistero: questa trafila l’ho fatta a fine aprile. La carta d'identità è valida dieci anni; ergo: scade a fine aprile 2024. Ma allora perché ha messo: data di scadenza 11 gennaio 2024, il giorno in cui avrò 70 anni tondi? Forse per andare a scoprire se sono nato o no?
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:53