«Senatori a vita? Se ne può fare a meno»

«Dei senatori a vita si può fare a certamente a meno, anche perché si tratta di una nomina che risale al periodo regio». Ad affermarlo è il presidente del Senato, Pietro Grasso, ai microfoni di Radio Anch'io. E per quanto riguarda le riforme, aggiunge, quelle «della giustizia sono essenziali, rappresentano priorità che non possono essere assolutamente tralasciate e il voto di scambio è al primo posto nella lista degli interventi da compiere». «Nel mio primo giorno da senatore - ricorda Grasso - ho presentato una proposta di legge sul voto di scambio, ma anche la lotta alla corruzione e al riciclaggio sono priorità in tema di giustizia. Quanto al processo civile, deve avere tempi ragionevoli perché sia possibile vedere tutelati i propri diritti e per restituire fiducia agli investitori stranieri: i tempi in economia sono molto importanti». Ma occorre anche «potenziare la prevenzione della corruzione, con norme per trasparenza dell'azione delle cariche pubbliche.

La corruzione va combattuta con energia e sinergia, perché si mangia buona parte del Pil del Paese, si parla di 180 miliardi, cifre non controllabili altrimenti avremmo già sequestrato queste somme e avremmo tutti i corrotti in carcere», sottolinea Grasso. Sul fronte della nuova legge elettorale, «sono per una legislatura di cinque anni e farei subito la legge elettorale: ben vengano le riforme istituzionali ma non possiamo condizionare le priorità ad altre» afferma il presidente del Senato, secondo il quale la nuova legge «deve avere due caratteristiche: la rappresentatività dei cittadini e la stabilità del governo.

Qualunque legge abbia questi requisiti per me va bene». «Sono un ex magistrato - dice Grasso rispondendo a una domanda sulla sentenza che ha negato lo spostamento dei processi di Berlusconi da Milano - che crede nella giustizia e nei giudici, che devono essere messi nelle condizioni di poter svolgere il proprio lavoro. Non vorrei che ci fossero mai delle influenze del dato giudiziario sul dato politico». Infine, sullo "ius soli", dato «a tutti i nati sul nostro territorio rischia di trasformare l'Italia in un Paese dove le madri vengono solo per partorire e dare ai figli la cittadinanza italiana. Bisogna stare attenti a questo rischio - conclude il presidente del Senato - lo "ius soli" deve essere temperato. Si può dare la cittadinanza a coloro che abbiano determinati requisiti».

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 10:54