Siena, comune in gioco e Grillo ci prova

Siena in palio. Questa volta la corsa è per la poltrona di primo cittadino. Sono mesi che la città toscana è sotto i riflettori per le vicende della banca Monte dei Paschi tra cambi al vertice (il presidente non senese Alessandro Profumo e l’amministratore delegato Vigni), nuove alleanze, inchieste giudiziarie che hanno scoperchiato pentoloni e intrecci politico-amministrativi. Il ciclone che ha investito la città, considerata tra quelle dove si vive meglio in Italia, si ripercuoterà sulle scelte elettorali di fine mese per l’elezione del sindaco. Ma quanto peseranno? La roccaforte rossa sarà sfaldata? La realtà emersa sotto la Torre del Mangia è il crollo di un intero sistema controllato dagli apparati politici del Pd (ex Pci) e del mondo cattolico di sinistra.

Dalla Banca Mps, la più antica d’Europa data 1475, all’Università (rettore per lunghi anni Luigi Berlinguer, Ministro anche della Pubblica istruzione), dalla Fondazione (azionista di maggioranza della banca con il 34%) assediata al groviglio d’interessi distribuiti dal gruppo di Rocca Salimbeni. Solo nel 2011 (ultimi dati disponibili) la Fondazione, che ha sede a palazzo Sansedoni in piazza del Campo, ha distribuito 70 milioni di euro per sostenere onlus,scuole, enti culturali, iniziative degli enti locali, organizzazioni sportive anche professionistiche come la squadra di calcio e quella di basket. Per decenni a Siena bastava avere la tessera del partito per avere ogni tipo di facilitazioni. Il sistema Siena consisteva in una città impiegata ( nel senso che molti cittadini erano dipendenti Mps) in una banca che sosteneva la città che a sua volta governava la banca. Questo perché per statuto 8 dei 16 membri del Cda della Fondazione sono scelti dalla maggioranza al Comune e gli altri dalla Provincia anch’essa governata dal centrosinistra. Ora il problema di Siena non è più soltanto la Banca. Preoccupano anche i disavanzi del Comune (300 milioni) e dell’Università (200 milioni).

Questi dati ufficiali sono messi in dubbio dal Movimento 5 stelle che in questi ultimi mesi è stato molto attivo in città con i Tour di Grillo, il quale ha anche partecipato all’Assemblea della Fondazione. Secondo i grillini i conti sono in rosso per circa 20 miliardi. Calcolano infatti i 10 miliardi sborsati da Mps per l’acquisto di Ambroveneta (causa di tutti i mali), i 6 miliardi da restituire del finanziamento con cui la spagnola Santader aveva prestato liquidità all’istituto padovano e i 4 miliardi dei Monti-bond. I grillini hanno attaccato a fondo tutti i vertici del passato dal presidente Giuseppe Mussari, all’ ex dg Antonio Vigni, al capo della finanza Gianluca Baldassarri per il bubbone dei “derivati” Alexandria, Santorini e Nota Italia che hanno comportato 730 milioni di perdite nel bilancio 2012. Quella di fine mese è la prima elezione dopo la lunga storia politica di Franco Ceccuzzi: si era dimesso dopo che la maggioranza si era spaccata sul bilancio, era rientrato in gioco vincendo le primarie del Pd, poi però costretto a farsi da parte per un’inchiesta giudiziaria della magistratura di Salerno per i finanziamenti concessi al pastificio Amato, che ha subito un grave crac finanziario.

Un saggio di quanto sta accadendo politicamente a Siena si è avuto in febbraio alle politiche. Uno tsunami per il partito di Bersani che ha perduto undici punti calando dal 47, 5% del 2008 al 36,2%. Il fantasma dello scandalo ha fatto del Movimento 5 stelle il secondo partito con il 19,9%. È crollato anche il centrodestra a causa di divisioni interne dal 31, 8% del 2008 al 17,2%. Partiti puniti anche dal 20 per cento delle astensioni. Alle urne i circa 55mila senesi dovranno scegliere tra 476 candidati di 16 liste per 24 posti di consigliere e tra 8 candidati a sindaco. Le coalizioni non sono però omogenee. Cresce la trasversalità. Il grillino Michele Pinassi, già candidato nel 2011, confida nelle divisioni degli schieramenti tradizionali. I moderati e i centristi si ritrovano in varie liste civiche con quella guidata da Eugenio Neri tra le più accreditate. La lotta è comunque a sinistra tra Bruno Valentini, vincitore delle primarie bis del Pd, e l’ex deputata Laura Vigni sostenuta da Sel e Rifondazione.

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 10:47