Il Movimento 5 Stelle  ha scelto Barabba

L'espulsione del senatore Marino Mastrangeli dal Movimento Cinque Stelle dimostra con chiarezza quanto la supposta democraticità di Grillo & C. sia soltanto una facciata. Senza scomodare la nobiltà di toga del barone di Montesquieu, padre della teoria della separazione dei poteri, nella vita interna ai partiti, ritenuti così profondamente antidemocratici dai pentastellati, vige la consuetudine di decidere i provvedimenti disciplinari attraverso organismi autonomi rispetto ai segretari, alle segreteria e alle assemblee. Nel vecchio Pci e nei partiti tradizionali era il comitato di garanzia che decideva i destini degli iscritti con il contro in testa e anche nel tanto deprecato “partito di plastica”, ovvero Forza Italia, lo statuto prevedeva un collegio dei probiviri indipendente dall'assemblea nazionale.

La questione non è di secondo piano e attiene non solo alla democraticità interna ai gruppi politici ma agli stessi diritti individuali dei singoli iscritti e quindi dei cittadini. È di tutta evidenza che in un “processo” interno, l'“imputato” abbia diritto ad essere ascoltato, a presentare memorie difensive, se necessario anche a farsi assistere da un legale. Diritti elementari che a Mastrangeli non sono stati garantiti, al di là delle motivazioni addotti per giustificare l'espulsione che appaiono semplicemente ridicole a qualsiasi osservatore normodotato. Dapprima l'eccentrico senatore è stato “condannato” dall'assemblea dei parlamentari del gruppo, e quindi, tornando per un attimo a Montesquieu, al detentore del potere legislativo che non dovrebbe avere nulla a che vedere con quello giudiziario e quindi con i provvedimenti disciplinari. Poi la “condanna” è stata confermata dalla votazione via internet, ovvero dalla piazza mediatica. E si sa che, nella storia, le piazze, da Barabba in poi, non hanno mai avuto molta dimestichezza nella scelta di innocenti e colpevoli. Se e come Mastrangeli reagirà non è dato sapere e, a dire il vero, è anche poco importante, considerato che egli sembra più interessato alla pubblicità che a far valere i suoi diritti. Tuttavia il tema non è il destino di questo sconosciuto e strambo senatore ma l'incoerenza di chi predica democrazia diretta e razzola da satrapo urlante.

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:18