Friuli, la vera vittoria è dell'astensionismo

Crollo dell’affluenza alle urne (appena il 50,5%), undici mila voti nulli, perdita in due mesi dell’8,5 per cento dei consensi conquistati dal Movimento 5 stelle alle elezioni generali, sconfitta del centrodestra lacerato da divisioni e dagli scandali, vittoria al fotofinish di Debora Serracchiani, la “ribelle” Pd di Udine, arrivata dal Parlamento di Strasburgo per conquistare la poltrona di presidente della Regione Friuli Venezia Giulia. Serracchiani è la seconda donna, dopo Catiuscia Marini in Umbria, a diventare Governatore. Prende il posto di Renzo Tondo silurato dai suoi: ha preso il 39,02 dei voti quando invece la coalizione composta dal Popolo della libertà, dalla Lega, dall’Udc, dalla Destra e dai Pensionati ha riportato un buon successo raggiungendo quota 45, 1 per cento. Alle politiche di febbraio sia alla Camera che al Senato il crollo del centrodestra era stato clamoroso: appena il 18, 6 e il 19, 4. Il recupero pertanto dello schieramento guidato da Silvio Berlusconi è stato notevole anche se non sufficiente. Nelle votazioni per le Regionali mancano all’appello i quasi 13 mila voti conquistati da Franco Bandelli alla guida di un lista civica "Un’altra Regione") composta da fuoriusciti dal Pdl. E c’è il crollo dell’Udc di Casini passato dal 6,2 del 2008 al 3,7. La vittoria, all’ultima sezione da scrutinare, di Debora Serracchiani è arrivata sul filo di lana ma il Pd non può gioire troppo: l’europarlamentare, avvocato di 42 anni di origine romana ma residente a Udine è un personaggio scomodo. Renziana, stimata da D’Alema la neo-governatrice è una stella del web. In questo ha battuto l’esponente grillino Saverio Galluccio che è riuscito ad ottenere un personale del 19,2 per cento contro il 13, 8 del Movimento 5 stelle che due mesi fa aveva ottenuto il 27, 2 alla Camera e il 26,6 per cento al Senato. Nelle elezioni del 2008, quando Renzo Tondo superò di sette punti Riccardo Illy, il movimento di Grillo non c’era. Anche le prime dichiarazioni di Debora Serracchiani non sono concilianti, sono in gran parte rivolte a quelli che considera gli errori del Partito democratico a partire dal mancato appoggio alla scelta di Stefano Rodotà alla presidenza della Repubblica. «Non accettavo di essere seppellita sotto le macerie di Roma. Ho temuto che lo schifo arrivasse fino qui. Il Pd vincente, una bestia rara» ha aggiunto guardando ad un ruolo più internazionale del Friuli Venezia Giulia, regione di confine. Il Pd non ha quindi molto da festeggiare: in Consiglio avrà 26 consiglieri (49 in totale dopo la riduzione da 58 ) contro i 15 del centrodestra e i 6 del Movimento 5 stelle. Anche qui la stabilità politica è garantita da una legge regionale voluta dall’allora governatore Illy che assicura un premio di maggioranza alla coalizione vincitrice. Per il centrodestra la situazione elettorale si era messa male già da tempo: dall’apertura dell’inchiesta della Procura di Trieste che aveva messo sotto accusa 20 consiglieri per aver speso soldi pubblici per pagarsi conti in macelleria, cene romantiche, ingressi alle terme. Qualche frecciata è arrivata anche alla “professorina amica di Renzi” per il contributo dei suoi collaboratori 6 dei quali lavorano a Bruxelles. Il Friuli Venezia Giulia (oltre un milione di elettori) è l’unica Regione italiana a pagare da sola la sanità senza fondi dello Stato e l’unica impegnata a costruire da sé la terza corsia dell’Autostrada A4.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:49