Bersani, tanti errori Ma anche Renzi...

Una volta si diceva che il problema era politico.Una volta? Sempre, anche oggi,forse a maggior ragione oggi,il problema è politico.Ma, a differenza di ieri e a complicarlo, il problema, interviene l'aspetto mediatico. Ebbene,Bersani non solo non ha risolto il problema politico ma nemmeno quello mediatico che, al giorno d'oggi, è ancor più grave dell'altro non fosse altro che per la sua enfatica visibilità. C'è stata una sagra di errori bersaniani (ma non solo suoi) su entrambi i versanti la cui somma è confluita nel disastro implosivo del doppio no a Marini e a Prodi col salvataggio in extremis su Napolitano. Basta? No, non basta. Il futuro ci presenterà altri errori fatti da altri,almeno fino a quando il Pd non cambierà, o meglio, non si darà una politica,una e una sola, degna di questo nome. Ed è singolare che l'invito a daresi una linea sia venuto su "La 7" da un Claudio Martelli incalzante e da un Giovanni Minoli lucidissimo, cioè da due protagonisti, l'uno politico l'altro mediatico, della cosiddetta Prima Rep.

Gli errori mediatici di Bersani sono riassumibili nella ripresa streaming imposta dai grillini,una sequenza dove l'impietosa immagine di un leader sottoposto ad umilianti esami da parte di due mediocrissimi e supponenti capigruppo assurge ad esempio memorabile di come non si deve mai comportare un leader. Eppure ,se ci si pensa bene,quella fatale immagine viene dopo una scelta politica, è successiva e semmai spiega lo sbaglio che, in origine, sta non solo o non tanto nell'inseguimento vano del voto grillino, quanto, soprattutto, nell'aver accettato un incontro non alla pari, anzi, un incontro in cui Bersani e Letta, segretario e vice del Pd subivano di incontrarsi con due banalissmi capigruppo, ovverosia con due di un livello assai più basso, non politico e, per di più, con due personaggini che ripetevano da giorni, pappagallescamente: con Bersani mai e poi mai. L'unico incontro che Bersani avrebbe dovuto accettare era con Grillo, suo parigrado, accompagnato da Caseleggio interfaccia di Letta.

Mai e poi mai col barbuto Crimi e con la saputella Lombardi. Errore grande come una casa che, per soprammercato, ha comportato quella ripresa in streaming indegna del duo piddino ridotto a protagonista di un interrogatorio a telecamera fissa in un commissariato di Bucarest. Ma, siccome i guai non arrivano mai da soli e,in politica,si cumulano dopo il primo passo falso - che era, per l'appunto, l'aver da subito optato per il voto di Grillo, contro ogni accordo col Cavaliere - ecco che a completare il quadro sconsolatamente zeppo di sbagli dell'intero gruppo dirigente del Pd, sono intervenuti i cosiddetti dettagli. Perchè è nei dettagli che si nasconde il diavolo, inteso come manifestazione di un disagio più ampio, di un errore globale. Uno di questi dettagli,rilevato dall'implacabile Aldo Grasso su "Corsera", è il volto della portavoce di Bersani, un volto da video, gradevole ma, a guardare bene, ingannatore, perché accompagnato da un eterno sorriso ingannevole, appunto. La portavoce, che già appariva troppo sicura di sé, e cioè un po' falsa, col suo faccino truccatino, ha di colpo confermato i sospetti di falsità allorquando ha dichiarato di aver votato scheda bianca e non Marini, che era il candidato di Bersani di cui era e forse è ancora la portavoce.

Mica male,vero? Ce n'è anche per Renzi che proprio su Marini ha dato l'impressione di "farla fuori dal vaso", di compiere un passo falso, non degno di un leader. Che bisogno aveva di fulminarlo e, soprattutto, di umiliarlo con critiche peraltro infondate (Marini non era stato eletto perché aveva rinunciato a fare il capolista)? Renzi aveva e ha ancora,almeno in parte, un vantaggio, che sta nel parlare chiaro, nel proporre un progetto di rinnovamento, bloccato alle primarie dai burosauri del Pd che, per colmo dell'autolesionismo, l'avevano tagliato fuori dai grandi elettori. Ma ha compiuto, dopo Marini, un passo falso, forse ancora più grave del primo. Ha salutato con entusiasmo la candidatura di Romano Prodi, poi bocciata dal "suo" Pd. Poteva fermarsi lì, Renzi. Invece no, ha voluto strafare, ha liquidato Romano in un amen. Due errori in uno. Che i media hanno sottolineato, raddoppiandone l'intensità negativa. Dove stava lo spin doctor? Urge ritorno di Gori!

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 10:58