
La strana coppia - Formica e Macaluso – hanno scritto ad una strana coppia di quotidiani - l'Avanti! ed Il Foglio - per sponsorizzare la candidatura a Presidente della Repubblica di Giuliano Amato. Stefania Craxi si è appesa all’appello per chiedere in nome del’onorabilità di Amato, la sconfessione di Mani Pulite. La Uil, da parte sua, suggerisce per il Quirinale il nome di Emma Bonino. Un’altra strana coppia – Grillo e Casaleggio – sponsorizzano Prodi e Rodotà. Rino Formica e Emanuele Macaluso sono una strana coppia che nell’anzianità avanzata hanno trovato un terreno comune cosiddetto socialista, che in qualche misura vorrebbe collegarsi all’esperienza del Psi craxiano. Macaluso, però, mai fu socialista, quando contava esserlo, e neppure mai fu parte dei miglioristi, il gruppo dei comunisti filo-Psi.
Fu sempre un banale berlingueriano, seguace di quello strano pensiero sincretista che conciliava cavoli e merenda, con un po’ di sangue nascosto nella memoria. Formica fu sempre pieno di nemici: Andreatta, Tremonti, il circo dei nani e delle ballerine imputato a Craxi. Da parte sua però non vennero proposte valide, quando contava farle, a parte le critiche ai socialisti finiti nel Pdl e dintorni. Tutti e due si sono dati da fare per far sopravvivere il giornale riformista di D’Alema, che provenendo dal Baffino era ovviamente moneta falsa. Poi si sono scatenati, partecipando suicidamente ad un’ultima caccia alla volpe socialista, con cacciagione sempre più di bassa qualità, per eliminare, tra i tanti Avanti!, quello che era voce dei socialisti tutt’oggi militanti a destra. Hanno scritto ad una strana coppia di quotidiani: l'Avanti! ed Il Foglio. Il primo, diffuso online da Critica Sociale, coincide con loro stessi. Poiché nessuno scrive al colonnello, diceva, Marquez, egli si scriveva da solo. Il secondo è il quotidiano, fatto per addetti ai lavori, di Giuliano Ferrara, che è appunto uno dei socialisti da decenni impiantato a destra. Se lo strano duo pseudo migliorista si accanisce contro la libera espressione dei socialisti di destra, perché poi chiedere aiuto all’Elefantino? Forse perché si tratta di aiutare un antico amico, Amato, prima consigliere fidato e poi affossatore di Craxi, un uomo dalle tante parole, tante quante le pensioni che prende.
L’iniziativa della strana coppia fissa la foto del vertice e della base in cui si è divisa la società. Al vertice, tra parentele, amicizie, Fondazioni, media e finanziamento pubblico, si ha stima e sostegno per gli Amato, Rodotà, Bonino, inclusi in un vago campo laico socialista, come anche per i moderati cattolici Marini, Cancellieri, Mattarella. Per la base degli elettori socialisti, mischiatisi da tempo a quelli moderati, queste persone sono degli estranei, nella definizione migliore dei fiancheggiatori dei postcomunisti. Per la base di sinistra sono forse peggio: estranei e collusi col nemico, che dal punto di vista dei postcomunisti non può che essere criminale. Convinzione rafforzata dall’eventuale sostegno di Berlusconi all’opzione Amato. Per la base dei 10 milioni, in crescita, che stanno a destra, incluso l’elettorato ex Psi, bisogna finirla con Mani Pulite e con il suo proseguimento arrivato ai giorni nostri. Non si tratta di garantismo; al contrario di decisionismo, di rafforzamento del ruolo del Quirinale, soprattutto nei confronti della macchina della giustizia e di fine dell’indipendenza dei togati, dimostratasi un vulnus strutturale per la coesione sociale. non considerano neppure questi nomi. Quando gli 8 milioni della sfiducia complottista grillina fanno il nome di Rodotà, confermano che questo nome è estraneo ed inviso alla base socialdemocratica, come a quella nazionale e nordista.
Anche la Uil, che resta l’unica vera organizzazione di massa esistente di area socialista sorprende nel fare il nome della radicale Bonino, storica nemica della stessa esistenza del sindacato, della rappresentanza dei lavoratori, delle donne, costrette a lavorare di più e dei pensionati. Anche qui si tratta di un appello di vertice, inviato ad altri vertici; che non tocca la base dei lavoratori sindacalizzati che, piuttosto, che una globetrotter dei diritti umani e dei business cinesi, preferirebbe magari un delegato sindacale al Quirinale. Sarebbe anche l’ora dopo tre banchieri, due professori, due politici di professione, un magistrato, un avvocato ed un rappresentante di commercio. La strana coppia mostra un momento di ubriaca auto incensazione, come se veramente «Tutto il periodo repubblicano dal ’46 ad oggi, coincide(sse) con la nostra vita politica», la quale invece in realtà è stata quella di due figure, tutto sommato, di secondo piano. E’ vero che sono stati Presidenti dei non protagonisti che dormivano da tempo nei banchi parlamentari, come Pertini, Scalfaro e Napolitano. I veri leader, Saragat, Leone e Cossiga, da primi cittadini, furono messi sub judice. Ciò fu voluto dai Costituenti che vollero una Repubblica, senza equilibrio dei poteri, al contrario di quanto affermato da Formica e Macaluso.
Figlia remissiva della sconfitta militare e della povertà dell’emigrazione, la Repubblica nacque con un Presidente notaio, sempre con due piedi in una scarpa, testa piccola piccola di un paese che è cresciuto e che ottiene spazi in quanto terzo finanziatore delle buromacchine europee e mondiali. L’Italia è oggi una dròle de pay, governata da un esecutivo dimissionario che non se ne va e da una Banca Centrale che ordina senza averne i poteri. Un paese che, ultimo a decidere in Europa, sforna leader per le organizzazioni europee, da Draghi a Prodi, dalla Marcegaglia a Gambardella, Bernabè e Frattini. Un Paese cui malgrado non voti donne e magistrati, forse toccherà di averne uno-una come leader. Nella drole de pay brilla poi la drole de partie. Sinistra e Pogrom sostengono Milena Gabanelli e Prodi, a ribadire la voglia di guerra civile permanente. A destra bisogna far finta di credere alla buona patente di un Amato, amato dai vertici, odiato dalla base.
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 10:41