
Sarebbe questa la democrazia diretta? Siamo passati dalla rappresentatività alla autoreferenzialità virtuale e non mi sembra che ci guadagniamo in democrazia. Oggi le notizie principali ruotano intorno al guru Casaleggio, che della virtualità ha fatto virtù sin dai tempi di Second life e, francamente, più che virtuale mi sembra illusionistico. Da un lato abbiamo le fantasmagoriche Quirinarie, in cui tra i 50.000 ed un massimo di 350.000 iscritti al M5S decideranno chi dovrà fare il Presidente della Repubblica.
L’idea in sé delle votazioni online può non essere malvagia, se fosse davvero attuata in modo democratico, ma ci sono dei problemi di fondo che la rendono una farsa per come è stata strutturata. Il primo è che finora è rimasto un circolo chiuso ai quei 350.000 che erano iscritti al 31.12.12 e nessun altro può oggi iscriversi e partecipare. Il che in un Paese con 60 milioni di abitanti e 40 di votanti non mi sembra il massimo della democrazia. Volete la democrazia diretta? Volete sostituire i partiti? Volete eliminare il tramite degli eletti in Parlamento e far decidere tutto ai cittadini? Mi sembra un po’ utopistico, ma poniamo pure che sia fattibile. Ebbene, fateci votare tutti. Aprite le iscrizioni e ci fate partecipare tutti e 40 milioni, altrimenti è una truffa. Con che diritto solo i 350.000 primi iscritti possono decidere per tutti? Solo perché li avete già imbeccati a dovere in tempi non sospetti, con le dovute epurazioni dei dissidenti e sapete già come manovrarli a vostro piacimento? Suvvia, non è serio.
L’altra notizia la dice lunga sul criterio della rappresentatività secondo la visione del nostro truciolo brizzolato. Esce oggi dalla tana per andare ad incontrare i sedicenti rappresentanti degli imprenditori di Confapri. È da un po’ che girano notizie su questi imprenditori che appoggiano Grillo, che parlano con Casaleggio, che ottengono ascolto, che forniscono proposte di legge, li vediamo partecipare a trasmissioni televisive, su comunicati stampa. Addirittura ieri girava la notizia di come questi presunti rappresentanti degli imprenditori suggerissero di eliminare la cassa integrazione e “far fallire serenamente le imprese”.Tant’è che la domanda sorge spontanea: ma chi sono? Da dove usciti? A nome di quali imprenditori chiedono di farli serenamente e pacatamente fallire? Allora la curiosità mi ha portato ad una breve analisi in rete, tanto cara al guru, che ci fornisce dettagli che sarebbero grotteschi, se non fossero inquietanti. Questa Confapri nasce come associazione nel 2012 da un’idea di Massimo Colomban e di Arturo Artom.
Il primo è un imprenditore che ha avuto notevole successo nei materiali edili prima di lasciare l’azienda nel 2002 e dedicarsi al turismo di Castel Brando, ma soprattutto alla fornitura di assistenza e consulenza alle imprese. Il secondo, a quanto si dice in un articolo del Fatto, è molto bravo a vendersi ai giornalisti, a sparare frasi ad effetto, ma di concreto sembra esserci poco. Più che altro, considerato che prima ha tentato di candidarsi con Rutelli, poi ha fondato un movimento che ha tentato di allearsi con il PdL, Giannino e Monti alle ultime elezioni, poi non ha raccolto le firme accusando non si sa bene quali complotti ai suoi danni, dopodiché si è convertito al verbo grillino, mi dà più l’idea di qualcuno in cerca di visibilità a fini personal-elettorali, che di un portatore di idee politiche coerenti. Ma tant’è. Guarda caso, una volta passato ad appoggiare il M5S, il Fatto ha eliminato l’articolo, ma a pensar male si fa peccato e comunque la rete non cancella nulla. Ecco, questi i fondatori in estrema sintesi. Il problema è che la sintesi sembra essere il totale. Oltre a questi due non c’è traccia di nessun altro. Chi associano? Chi rappresentano? Mistero. Loro sparano 30 milioni di persone che lavorano in Italia, ma non merita neppure un commento un’affermazione del genere. Esaminando il sito confapri.it, si notano parecchie anomalie. La prima è che per essere considerati aderenti all’associazione sembra basti scrivere un commento ad un post. Il che la dice lunga. Non manca ovviamente il rinvio alle modalità di donazione con tanto di carta di credito, ma a pensar male si fa sempre peccato.
Ciò che mi ha stupito di più è, però, il rinvio ai servizi forniti agli associati, perché entri in pagine gestite, non dalla sedicente associazione, ma dalla Confapri s.r.l., società commerciale con partita IVA che, da una breve ricerca, risulta controllata da Colomban, costituita nel 2008 per fornire servizi a pagamento alle imprese, ma non pare aver avuto grossa fortuna, tant’è che nel 2011 ha avuto un fatturato di ben 3.890 € ed è stata messa in liquidazione a fine 2012. Mi sembra piuttosto anomalo per un’associazione che dovrebbe essere senza fini di lucro ed agire solo per farsi portatrice degli interessi delle imprese associate. È normale, infatti, chiedersi se non stiano tentando solo di guadagnare dalla pubblicità gratuita che fornisce l’appoggio al M5S. Questi, però, sono affari loro che mi interessano poco. Quello che mi inquieta è la facilità con cui la rete permette a chiunque di crearsi dall’oggi al domani un’associazione e spacciarla per rappresentativa delle imprese come se nulla fosse. Sono considerati addirittura i consiglieri economici di Casaleggio, sono gli unici che lo hanno fatto uscire dalla tana ed, a quanto sembra, rappresentano solo se stessi.
I casi sono due: o lui è un fesso che ci è cascato, oppure gli fa comodo un finto appoggio imprenditoriale. E sarebbe questa la rappresentatività diretta per cui vogliono eliminare i sindacati e le associazioni di categoria? Siamo d’accordo che andrebbero regolamentati perché non si conoscono i numeri reali degli iscritti, ma si dovrebbe farlo proprio per essere sicuri che siano davvero rappresentativi degli interessi di cui si affermano portatori, non certo per sostituirli con comunità virtuali che rappresentano solo i proprietari del dominio. Oppure l’idea è proprio di espandere il modello virtual-democratico-real-dittatoriale del blog di proprietà di Grillo e Casaleggio? Sì è vero che gli imprenditori li appoggiano, ma quanti sono diventa così un dettaglio trascurabile. Un po’ come dire che io rappresento le istanze dei tifosi della Ferrari perché lo sono da sempre ed ho un paio di amici che la pensano come me. Mi aspetto come minimo un invito a Maranello per discutere dello strepitoso ultimo gran premio con Montezemolo.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:47