
Ho atteso 20 anni per sentire Franceschini parlare come un grande leader, lontano dal paludato mondo delle dichiarazioni ufficiali, delle regole comunicative del partito di appartenenza, così come fan tutti. Quelle parole pesate con il bilancino per non dispiacere a quella parte e a quell’altra, per mantenere una linea comune, per dialogare in modo da non sconfessare le scelte di alcuni maggiorenti. Bravo, hai risposto come dovevi al Prof. Luigi Zingales che bellamente, a cose fatte, propina la sua lezioncina del come si sarebbe dovuto agire, quali sarebbero stati gli errori, quale la terapia da applicare alle laceranti ferite.
Luigi Zingales è un economista e accademico italiano. È "Robert C. McCormack professor of Entrepreneurship and Finance" presso la University of Chicago Booth School of Business. Dal 2012, è stato uno dei promotori del movimento politico italiano Fermare il Declino. Zingales dall’alto della sua posizione di docente, ha deciso di entrare in politica senza il difficile lavoro di acquisire il consenso, senza preoccuparsi di costruire l’apparato (che serve per organizzare il partito o il movimento) per dare voce a milioni di elettori, che scelgono di votare per quel partito e non per un altro, che credono di riconoscersi in alcuni valori, idee, progetti, programmi. Il bocconiano Zingales non ha capito che l’agire politico non è confrontabile con l’attività di studio o d’insegnamento e neppure è paragonabile alle scelte che assume una grande azienda privata o pubblica. La piccola esperienza maturata nell'estate del 2012, quando ha fondato, insieme ad Oscar Giannino e ad altri economisti, il movimento politico Fermare il Declino (FID), dovrebbe avergli insegnato qualcosa. È comodo sedersi a tavola quando il pranzo è stato preparato da altri, che vengono anche criticati.
E no, Zingales, la musica non è questa. Bisogna prendere qualche torta in faccia prima di avere il diritto di dibattere. Un altro che Franceschini dovrebbe bacchettare è il sedicente nuovo volto della sinistra, al secolo il Prof. Fabrizio Barca, economista, Presidente del Comitato politiche territoriali dell'Ocse, Ministro per la coesione territoriale del governo Monti dal 16 novembre 2011. L’unico merito politico che il Ministro può vantare è quello di essere figlio di Luciano Barca, economista, ex partigiano, deputato e senatore della Repubblica Italiana, iscritto al Partito Comunista Italiano, nonché direttore de l'Unità. L'11 aprile 2013 Fabrizio Barca ha annunciato la sua adesione al Partito Democratico. Franceschini deve informare Barca che se vuole entrare a pieno titolo nel partito si deve mettere in fila, lavorare sodo, conquistare il consenso dentro e fuori dal partito, scalare le posizioni, le gerarchie che pure contano; sono le regole della democrazia. Abbiamo letto con attenzione i suoi saggi sulla teoria d'impresa, sulle piccole e medie imprese, sulla corporate governance, sulla storia del capitalismo italiano e sulle politiche regionali, ma non è sufficiente per dirige un grande partito, nato dalla fusione di grandi partiti con una lunga storia fatta di impegno, di dura partecipazione, di sconfitte, di vittorie, di speranze di delusioni. Battere le mani al vincitore è facile, denigrarlo quando non vince è altrettanto facile, quanto deplorevole. Franceschini indirettamente ha segnalato a Barca che deve aspettare e non è detto che l’attesa sia fruttuosa.
Ricordate qualche secolo fa quando l’elegante sig.ra Carlucci è transumata nel partito di Casini per salvare l’Italia. La Carlucci, eletta con i voti di Berlusconi, pensava ad una gratuita rendita di posizione abbracciando il potenziale vincitore. Il popolo, questa volta, ha detto no. Non c’è nulla da spiegare, da inventare, sono nefaste altre chiacchiere, anche se provenienti da un illustre professore. I problemi sono noti, quanto difficili da risolvere. Formare un governo senza preclusioni, anche guidato da Monti (possiamo perdonarlo per qualche errore), sommando i numeri. Il popolo capirà. La folla ha scelto Barabba non Gesù. Attuare in tempi rapidi le proposte che i facilitatori nominati dal Presidente Napolitano hanno elaborato. Franceschini, non ascoltare i commenti dei commentatori, in genere non ne azzeccano una. Ha ragione D’Alema. Le donne e gli uomini che devono governare li scelgono i partiti che fino ad oggi hanno lavorato tra la gente alla ricerca del consenso; vecchi e giovani, belli e brutti, ricchi e poveri, bravi e somari (i bravi possono diventare somari e viceversa).
I giornalisti lasciateli parlare, poi capiranno. Al prof. Barca tutti insieme diciamo che non lo nominiamo neppure ministro. Commette un grave errore politico Bersani quando condanna senza appello Gasparri e Brunetta, confrontandoli con se stesso. I due “impresentabili” potrebbero affermare la stessa opinione su Bersani. In politica i meriti e le valutazioni sulle persone sono decise dai consensi elettorali, che pure non sono un indicatore infallibile (gli esempi sono molti). La contesa politica si basa sul lavoro politico, sulle realizzazioni, sulle proposte che abbiano avuto qualche risultato ed anche da ultimo sui programmi. Berlusconi non deve essere attaccato per via giudiziaria (non ammetterlo è ipocrita) né sul piano personale per le caratteristiche della sua personalità. Per iniziare bisognerebbe invitarlo a rottamare molti personaggi del partito che non hanno alcun merito per sedere in Parlamento o nei consigli regionali e comunali. Basti pensare che attualmente la portavoce dei parlamentari del Pdl è Mara Carfagna; senza commenti.
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:03