Lettera aperta a Pier Luigi Bersani

Egr. on.le Bersani, sono un’elettrice di destra, centrodestra, moderata, liberale, scelga Lei la definizione che più Le aggrada, tanto la sostanza non cambia, vista la considerazione che ha di noi. Le scrivo perché desidero ricordarLe, in primo luogo, che “la sovranità appartiene al popolo”, “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità” e “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Sono principi costituzionali, che Lei certo conosce, e strettamente collegati alla norma che sancisce la più grande conquista della democrazia, che forse ha dimenticato, malgrado tutti coloro che sono morti per ottenerla: “il voto è personale ed eguale”. Per tale motivo mi permetto di dirLe che esigo il dovuto rispetto per il mio voto perché Lei, come ogni altro “membro del Parlamento, rappresenta la Nazione” e non solo i suoi elettori di riferimento. E mi permetto di ricordarglielo, perché sono francamente stanca di vedere considerato il mio voto, e di tutti coloro che hanno votato come me, indegno, irrilevante, inutile, se non persino improponibile od insostenibile. Io ho sempre votato e continuerò a votare i partiti o le coalizioni che più rispecchino le mie idee politiche, così come la maggior parte degli elettori di qualsiasi schieramento. È, inevitabile, che le idee siano diverse, che ci sia una lotta democratica anche aspra nel sostenerle, ma sono convinta che la differenza tra un partito e l’altro non sia nell’obiettivo che si prefiggono, il benessere dei cittadini, ma nel metodo di governo che ritengono migliore per raggiungerlo.

Di conseguenza, io rispetto tutti gli elettori e tutti i partiti, perché amo la democrazia e perché rispetto l’idea di fondo che li guida e li dovrebbe guidare: la ricerca del benessere comune. Ciò significa che rispetto i parlamentari eletti, incluso Lei, non per la persona in sé, che mi è indifferente, ma per la funzione, io preferisco chiamarla missione, che avete: dare voce in Parlamento alle idee degli elettori. Per lo stesso motivo, mi sembra il minimo pretendere che Lei rispetti i parlamentari della coalizione che ho votato, incluso il suo capo, a prescindere dall’antipatia che prova per i singoli. Il fatto che Lei si rifiuti di considerare degno di dialogo il capo di una coalizione ed improponibili come interlocutori i relativi parlamentari, non offende solo loro, ma offende me, il mio voto e quello di milioni di altri elettori che li hanno eletti. Io non ho nulla di cui vergognarmi; le mie idee, per quanto si possa essere contrari, sono considerate valide, degne di considerazione e democratiche in qualsiasi Paese civile del mondo. Non altrettanto si può dire di altre idee difese anche dalla Sua coalizione nella sua storia. Non è accettabile, quindi, che i milioni di elettori che le sostengono siano considerati indegni, incapaci di intendere e di volere, inebetiti, ignoranti, incivili e persino impresentabili.

Le rammento, infatti, che la maggioranza degli italiani, anche se non ha votato compatta, è sempre stata contraria alle Sue idee, non alle mie. Il fatto che chi sostiene le Sue idee si ritenga un’élite ed occupi i principali centri del potere e dell’informazione, non le rende pertanto migliori, semmai rischia solo di aumentare una presunzione fuori luogo. Piuttosto comincerei a chiedermi, se fossi in Voi, se non sia proprio per questa spocchia immotivata e per questi insulti continui se non siete in grado di vincere neppure un’elezione servita su un piatto d’argento. Ma tant’è. Dato che sembra non essersene reso conto, infatti, mi duole farLe notare che Lei non ha vinto le elezioni. Ciò significa che, per l’ennesima volta, il Suo metodo di governo non è stato considerato valido dalla maggioranza dei cittadini. È Suo onere ed onore, pertanto, dimostrare di essere Lei degno del voto che ha ricevuto, ricercando ogni strada possibile per il perseguimento dell’obiettivo comune del benessere di noi cittadini, attraverso il dialogo con le altre forze politiche disponibili ad elaborare dei metodi comuni di governo per raggiungerlo.

Il fatto che faccia notizia che Lei si sia finalmente deciso, dopo 44 giorni dal voto, ad incontrare di sfuggita il capo della coalizione che ho votato, la dice purtroppo lunga sul Suo atteggiamento nei confronti del mio voto. Ciò nonostante, insisto nel ricordarLe la Costituzione, in base alla quale “il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale”, nonché che “l'elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell'assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta”. Nel caso lo avesse dimenticato, Le rammento che quando è stata scritta la Costituzione vigeva un sistema proporzionale puro, per cui i Padri Costituenti hanno ritenuto necessaria la più ampia condivisione possibile. Pretendere, di conseguenza, come già accaduto in passato, di eleggere, grazie al premio di maggioranza, un Presidente della Repubblica che non sia espressione della maggioranza dei cittadini italiani, che non rappresenti anche me, tutto è tranne che democratico. Non basta definirsi tali cambiando nome ad un partito, ma occorre dimostrare di esserlo, altrimenti puzza di excusatio non petita. Il mio voto è eguale al Suo, è libero, è personale e merita tutto il rispetto che i Padri Costituenti gli hanno riconosciuto.

Distinti saluti,

Barbara Di Salvo

Una cittadina italiana libera

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:52