
Esempio paradossale. C’è un laureato in legge con 110 e lode che poi diventa uno dei più illustri prìncipi del Foro. Può definirsi un ignorante? Assai probabilmente si potrebbe rispondere di no. Se poi però a quel luminare del diritto viene messo in mano un bisturi per effettuare un’esportazione di fegato, il soggetto si trasforma in un ignorante, nel senso di incompetente nella materia, di profano, in questo caso nel campo della chirurgia. Ciò premesso, l’asserzione viene spontanea: questi 163 sono degli ignoranti, forse anche puliti moralmente, laureati ed ognuno (altrettanto forse) con le loro esperienze professionali alle spalle, ma sempre ignoranti (nel senso del termine sopra esemplificato) restano. Sono stati catapultati – dal loro guru e dal di lui Mangiafuoco – in un luogo in tutti i sensi più grande di loro, laddove non è sufficiente essere “una buona casalinga che sa fare i conti tutti i giorni” per trasformarsi in esperti in bilanci dello Stato. Ed accettano anche di essere "deportati" in autobus verso una località sconosciuta convocati dal "padrone": e guai a pensare a telecamere, videotelefonini e, tanto meno, a streaming di qualsiasi tipo.
Da quelle parti parlano di democrazia ma poi i “nominati” sono stati scelti via web da meno di 100mila votanti. E molti di quei prescelti, quando si sono presentati come candidati ad elezioni svoltesi nei loro territori di origine, hanno avuto un numero di preferenze pari (o forse anche minore) a quelle che riuscirebbe ad ottenere uno studente delle superiori che aspira ad essere eletto membro del consiglio di istituto della propria scuola. Grazie al deprecato Porcellum ed alle relative liste bloccate, questi signori siedono in Parlamento perché votati quali rappresentanti del loro guru (e, inevitabilmente, dello stesso sottomessi adepti). Il "manovratore", del resto, a sua volta telecomandato dal riccioluto vate, li sposta come pedine ed a suo piacimento.
E su chi dovesse provare a manifestare il proprio disagio per questa situazione, piovono gli strali della coppia di “grandi burrattinai” evidentemente incapaci di interpretare le basi del termine ‘democrazia’. Una setta di condizionati incapaci di dire altro se non un “no”, perenne, inutile ed anche dannoso: per loro stessi (ma questo sarebbe il meno) e per il Paese che di ben altro avrebbe bisogno. Il Messaggero (il cui editore, evidentemente, si è stancato dei continui insuccessi dell’improvvido genero), nei giorni scorsi, ha pubblicato più volte le statistiche relative ai parlamentari del M5S dalle quali emerge che il 63% degli eletti del M5S è costituito da laureati. Ma ciò non evita (e così ritorniamo alle prime righe di questo testo) che gli stessi siano evidentemente ignoranti.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:52