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Le scelte economiche di sviluppo degli anni ’60 del secolo scorso su Taranto e Brindisi hanno creato i gravi problemi che oggi ci tocca vivere. In quegli anni allo stato italiano l’industrializzazione massiccia di questi due porti pugliesi sembrava il toccasana da una parte per la sete di posti di lavoro e dall’altra per un modello di sviluppo utile a fare dell’Italia una potenza industriale, storia questa dell’altro ieri. Poi, storia di ieri, l’inefficacia della politica acquiescente al potere industriale e le ficcanti inchieste della magistratura a difesa della salute e della vita. Oggi, sotto la spinta di un’opinione pubblica più attenta, la richiesta di un vero e proprio risarcimento per questi territori si abbina alla necessità di mutare modelli di sviluppo e così l’ex presidente della Provincia e della Confindustria di Brindisi, leader di "Noi Centro", Massimo Ferrarese ha richiesto una no tax area per Brindisi e Taranto.

La richiesta è stata inviata ai parlamentari pugliesi in riferimento al disastro ambientale delle due aree di Brindisi e Taranto. Secondo Ferrarese le due aree industriali retroportuali senza le penalizzazioni conosciute, di certo nei momenti migliori per l’economia avrebbero attratto investimenti con la relativa occupazione, invece quei lacci hanno tarpato le ali ai due territori alle nuove generazioni. Deve essere lo Stato quindi ha riferito il presidente, che oltre ad accelerare e mantenere l’impegno assunto per le bonifiche delle due aree deve istituire una no tax area per i prossimi vent’anni. Una proposta forte quella di Ferrarese che capita in un momento importante per Taranto soprattutto, ma anche per Brindisi. Infine, secondo il presidente, questa soluzione sicuramente attrarrebbe immediatamente investimenti e almeno sessantamila nuovi posti di lavoro.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:46