
Onida Valerio. Si è escluso da solo per voler fare il primo della classe senza averne le qualità. Cruciani (la Zanzara) docet. Ma il bravo Cruciani è stato anticipato da un mio articolo “ai Grillini piace Onida”.
Saraceno Chiara. Più volte nei miei articoli l’ho garbatamente censurata di slice. Non merita molta considerazione, anche se la dovremmo sostenere in quanto donna, per la semplice ragione che il suo apporto scientifico è pari a zero, viste le ricorrenti apparizioni, come esperta, alla trasmissione Ballaro dove ha dichiarato di vergognarsi di essere italiana per colpa di Belusconi, imitando la decaduta premier dame Carla Bruni.
Zagrebelsky Vladimiro. Altro Emerito Presidente della Corte Costituzionale autore di pessime performance politiche. Appuntamento al Palasharp di Milano; le pattuglie più intelligenti e colte del Paese si incontrano, non per parlare dei fenomeni sociali ed economici, delle strutture sociali, della loro organizzazione, dei processi che uniscono (e separano) le persone, ma per invitare Berlusconi a “dimettersi”. Tutto esaurito per la manifestazione "Dimettiti" organizzata da Libertà e Giustizia e sostenuta tra gli altri, da Umberto Eco e Roberto Saviano. Esordisce Zagrebelsky “Noi non chiediamo nulla per noi, ma chiediamo per tutti” ha ripetuto banalmente affabulando la folla festante (un mio articolo “Paradossalmente un modello”). Ed ancora. Come da copione Zagrebelsky, prontamente seguito dalla ANM, il sindacato unico dei Magistrati italiani, ha emesso il verdetto contro la richiesta avanzata alla Corte Costituzionale dal Quirinale per conflitto di attribuzione nei confronti della Procura della Repubblica di Palermo (nell'ambito dell'inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia, magistrati titolari del fascicolo il procuratore aggiunto Antonio Ingroia e i sostituti Lia Sava, Nino Di Matteo e Guido Palermo) per le decisioni che questa ha assunte su intercettazioni di conversazioni telefoniche del Capo dello Stato. Decisioni che il Presidente Napolitano ha considerato, anche se riferite a intercettazioni indirette, lesive di prerogative attribuitegli dalla Costituzione (un mio articolo “Zagrebelsky, l’elogio dell’oblio”).
Bonino Emma. Già delegittimata per essere stata proposta dalla Carfagna. “Sono tentata, vorrei alzarmi dal tavolo, con i bari non si gioca”…”non sono una aventiniana non sono una che getta la spugna” , così ripete (era il 2010) da giorni la candidata della sinistra alla guida del Lazio, la radicale Emma Bonino, che tutte le voci ubbidienti ed interessate della stampa di sinistra la dipingono come quanto di meglio possa capitare ai cittadini del Lazio. Se da una parte, come declama la Bonino, ci sono i bari dalla sua parte ci sono i somari, in particolare la stessa Bonino. Qualche breve remake. Ricordate la Bonino, la pasionaria per i diritti e le libertà civili, l’amazzone del bene comune, quando aveva sposato la lotta alle corporazioni, il vessillo delle liberalizzazioni, della modernizzazione del Paese, al tempo del governo Prodi, quando a fianco del Ministro Bersani, che, con la pistola di carta, voleva abbattere privilegi secolari, rendite di posizione, conquistare il fortino delle corporazioni, mette il silenziatore a coloro che protestavano. Quando sparava dritta sugli avvocati, professionisti di ogni ordine e grado, tassisti, benzinai, farmacisti, notai, barbieri, parrucchieri, estetisti. L’obiettivo era ambizioso quanto lodevole, liberare dal giogo medievale il cittadino consumatore per assaporare una nuova stagione di prezzi bassi, di maggiore libertà di iniziativa, di garantite opportunità di lavoro per i giovani, di sostegno ai meno abbienti, di riduzione del precariato e in generale della disoccupazione. Pensare che con quelle misure si potesse pagare meno per i servizi di difesa dell’avvocato, del commercialista e di tutti gli altri professionisti, ai quali ci rivolgiamo per le nostre necessità, che il prezzo della benzina diminuisse, che fossero abbattuti i prezzi del gas, dell’energia elettrica, del telefono, che soprattutto i precari trovassero un lavoro stabile ed i giovani in cerca di prima occupazione o pronti a lavorare come professionisti potessero realizzare il loro obiettivo, bisognava essere dei veri somari (tre miei articoli “Bonino tra bari e somari” – “La Missionaria radicale Bonino” ed ultimo “Carfagna e Bonino per salvare l’Italia”).
Rodotà Stefano. Ricordate, l’autore delle più inutili norme sulla privacy (causa della crescita della burocrazia anche cartacea) quando batteva i piedi come un capriccioso scolaretto e pretendeva di essere eletto come Presidente della Camera dei Deputati dal partito che lo aveva fatto eleggere deputato, lui che non aveva un voto. Giugno 1992, Marco Pannella annuncia la sua candidatura alla presidenza della Camera dei Deputati, dopo la rinuncia di Stefano Rodotà. "Proprio perché onoro profondamente il candidato Giorgio Napolitano, che ha tutta la statura e la storia per candidarsi efficacemente a Presidente della Camera dei Deputati, scendo personalmente in campo per dire decisamente "no"! al metodo con cui è scelto. Si è scelto di farlo di fatto nominare dall'amico Bettino Craxi, così tuonava il fondatore del Partito Radicale. Poi fu eletto Presidente della Camera dei Deputati Giorgio Napolitano. La storia recente la conoscete anche voi lettori che siete giovani. D’Alema Massimo. Sarebbe vergognosamente falso negare che non sia un cavallo di razza. Come dice la Boldrini parla la sua storia, per chi la conosce. Quando è stato Ministro degli Esteri nel governo Prodi è stato un grande, contro quei somari che lo rimproveravano di andare a braccetto con gli Hezbollah, ossia il Partito di Dio, è un partito politico sciita del Libano fondato nel giugno 1982, dotato di un'ala militare. Biechi detrattori al Dash. Ma quando ha sostenuto Fini, impegnato nel puerile tentativo di accreditarsi nei confronti dei Magistrati, dichiarando che “occorre avere fiducia nella volontà e capacità della Magistratura di accertare la verità” ha commesso un errore mediamente grave. Massimo sa bene che occorre avere fiducia nella Magistratura, ma l’endorsement al povero Fini aveva una connotazione politica ben chiara pur se fallimentare visti i risultati.
Severino Paola. Non c’è bisogno di commenti è il Presidente della Repubblica che serve agli italiani. Che sia donna è secondario; nel Governo Monti è l’unica che non ha commesso errori. Al popolo italiano dico che per riformare la giustizia penale e civile occorrono almeno cinque anni. Dieci milioni di processi pendenti pesano come un macigno.
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:17