Presidenzialisti  inconsapevoli

No all’elezione diretta del Presidente della Repubblica. No all’elezione diretta del Presidente del Consiglio. No. Così. A prescindere. Perché? Perché siamo una democrazia parlamentare. Perché non vogliamo che ci sia un uomo solo al comando. Perché abbiamo paura della dittatura. Eccovela la democrazia parlamentare: mai come in questa elezione abbiamo avuto la dimostrazione dell’immobilismo che causa. Perché quelli che non vogliono il presidenzialismo, sono gli stessi che ad oltre 40 giorni dalle elezioni non accettano di non aver vinto le elezioni. Sono gli stessi che non arrivano neppure al 30% dei voti e pretendono di governare da soli. Sono gli stessi che proprio perché siamo in una democrazia parlamentare non accettano di fare accordi per arrivare alla maggioranza in quel Parlamento che considerano sovrano anche del potere esecutivo. Sono gli stessi che accusano di voler diventare un dittatore proprio l’unico che insiste sulla necessità del presidenzialismo da anni, l’unico che non sta chiedendo di governare da solo, l’unico che dal giorno dopo le elezioni ha capito che in una democrazia parlamentare è imprescindibile l’accordo quando nessuno vince le elezioni, proprio per fare quella riforma presidenziale che ci permetterebbe finalmente di distinguere il potere esecutivo da quello legislativo.

Ma tu guarda che combinazione! Niente da fare, non lo vogliono capire che è proprio questa mancata distinzione che ci ha portato in rovina. Sono presidenzialisti, ma non lo sanno. Vogliono un sistema in cui il vincitore delle elezioni possa governare da solo. Si chiama presidenzialismo, ma non lo sanno. Io lo posso capire che i Padri Costituenti abbiano reagito male alla dittatura ed abbiano pensato, sempre male, di risolvere il problema così, ma hanno toppato. Ammettiamolo una buona volta e facciamo pace col passato, perché così non se ne esce. Non possiamo rimanere inchiodati all’antifascismo perché genera solo sfascismo. Se in una società per azioni l’amministratore delegato sbaglia, lo sostituisci, eventualmente gli fai l’azione di responsabilità, ma non elimini dallo statuto né lui né il consiglio d’amministrazione per dare tutti i poteri all’assemblea dei soci, perché il risultato sarebbe inevitabile: il fallimento. Ecco, noi da 65 anni pretendiamo di far governare lo Stato al potere legislativo, mischiandolo in malo modo con quello esecutivo, ed eccolo il risultato: lo stallo fallimentare della democrazia e dell’economia. Il Parlamento deve fare solo le leggi, ma non abbiamo bisogno di altre leggi, anzi, semmai ne abbiamo fin troppe. Abbiamo bisogno di un Governo che le renda esecutive, che agisca, che prenda provvedimenti pratici, non che legiferi, che si assuma la responsabilità delle sue scelte ed al termine del suo mandato, sia giudicato per questo, ma dagli elettori, non dagli eletti in Parlamento.

Sembra solo una questione dottrinaria, ma non è così, è vitale. Permettetemi di rinviare ad uno stralcio del mio Elogio dell’egoismo per capirne il motivo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti noi, abbiamo avuto per decenni un consociativismo che è frutto solo di questa anomalia, di questa sballata democrazia parlamentare, che dà ad ogni parlamentare un potere di veto immenso, perché può far cadere il governo ogni volta che gli va. E cosa hanno fatto i governi per impedirlo, per tenerseli tutti buoni? Hanno aperto i cordoni della borsa, è ovvio; è la politica dello spendi e spandi perché subisce un ricatto continuo. Se avessimo una democrazia presidenziale, il Governo dovrebbe rispondere solo agli elettori a fine mandato, e solo loro potrebbero sfiduciarlo se non ha mantenuto le promesse, se li ha fatti stare peggio, se non gli ha permesso di lavorare, di vivere, di sopravvivere.

Perché un Governo eletto dal popolo si deve assumere la responsabilità delle proprie scelte, del proprio immobilismo, dei propri errori e paga per questo. Chi è invece responsabile in una democrazia parlamentare? Tutti i parlamentari, quindi nessuno. Bel risultato! Conseguenza: non sapendo con chi prendersela, gli italiani se la prendono con tutti e con nessuno, finendo per continuare, da un lato, a votare gli stessi partiti, se innocentisti, e, dall’altro lato, a rifugiarsi nell’antipolitica, se colpevolisti. Arriveremo prima o poi a capire che la colpa è dell’impianto costituzionale e finalmente a deciderci a cambiarlo? Siamo talmente imbottigliati in questa deleteria commistione tra potere esecutivo e legislativo, che non ci rendiamo neppure conto dell’assurdità di un sistema in cui un Governo per pagare i propri debiti deve fare una legge. È a dir poco folle. Se le amministrazioni, per lo più quelle locali, hanno affidato appalti senza avere i soldi per pagare i fornitori, il sistema è malato fin dalle radici e da lì va riformato, non mettendo le pezze legiferando ad ogni pie’ sospinto. Viviamo in un Paese dove l’arretrato è potere, dove ogni singolo funzionario ha potere di vita o di morte sui cittadini, di bloccare o sbloccare una pratica, un pagamento, un nulla-osta, come più gli aggrada, proprio perché nessuno risponde di questa inerzia, perché non c’è una catena esecutiva di potere che si assuma la responsabilità di questo scempio. Proprio perché l’Italia repubblicana un Governo che sia davvero esecutivo non l’ha mai avuto. Ne avete l’occasione signori miei, mai come oggi l’avete avuta, di cambiarlo questo disastrato sistema. Fatelo di grazia.

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:04