
Non perde occasione la portavoce dei Deputati del Pdl, Mara Carfagna, per collocarsi a pieno titolo nell’ampia area dello stupidario nazionale. In una intervista rilasciata a Sky l’ambasciatrice del Popolo delle Libertà ci ha di nuovo deliziato con una lunga serie di banalità alla nutella. Poi per farsi un po’ di pubblicità a basso costo ci ha annunciato la novella che, come donna, si sentirebbe garantita se una donna fosse eletta Presidente della Repubblica e con una malcelata enfasi ha indicato il nome della radicale Emma Bonino, così gli italiani avranno modo di dar da mangiare ai propri figli con i proventi della liberalizzazione delle droghe, con l’aumento delle entrate delle marche da bollo pagate con i matrimoni (legittimi) degli omosessuali e con le battaglie per i diritti del terrorista Sergio D’Elia risolveremo anche il problema degli esodati. L’Italia brucia e il dibattito pubblico è incentrato se al Colle deve andare una donna o un uomo e/o se deve essere anagraficamente giovane o avanti negli anni.
La fabbriche chiudono, il commercio segna percentuali a due cifre con il segno meno, il debito pubblico aumenta e gli interessi su debito crescono e cosa ci narra la portavoce dei colonnelli del Cavaliere: si sente tutelata se al Quirinale va Emma Bonino. Sì, la puritana radicale che al tempo delle inchieste sulle mille e una notte del berlusconisex, quel dibattito cultural politico sulle Noemi, D’Addario ed altre signorine dei salotti bene (nani e ballerine si diceva un tempo), la combattente per i diritti civili, la radicale Emma Bonino, minacciò la costituzione di una Commissione d’Inchiesta Parlamentare, per accertare le tendenze sessuali del protagonista di quelle serate hard, le oscure infiltrazioni di servizi segreti, le possibili implicazioni nelle stragi di Stato e tutto il vaniloquio che ha occupato le gloriose pagine del quotidiano più intellettuale d’Italia, appunto “La Repubblica”.
Ma sì, proprio Lei, la protagonista delle vibranti battaglie sulla libertà sessuale, sui diritti di lesbo, trans, omo, etero, monogami e poligami e via cantando, ha tuonato la Sua protesta contro il sesso sfrenato e multimediale, proponendo la costituzione appunto di una Commissione d’Inchiesta Parlamentare. Nessuno l’ha presa sul serio, neppure i chierichetti di “La Repubblica”, e l’iniziativa si è estinta per consunzione. Mentre le donne della sinistra facevano ammenda delle loro battaglie libertarie, ritornando al catechismo, adesso la già commissaria europea (voluta da Berlusconi), con il sostegno della ieratica Carfagna, ci prospetterà un’Italia migliore, incorruttibile ed inflessibile alla debolezza della carne. Le donne non sono tutte uguali, come non lo sono gli uomini; solo i voti sono tutti uguali, uno vale sempre uno. Giova fare un semplice confronto. Leonilde ( chiamata da tutti Nilde) Iotti e Tina Anselmi, due donne che, come molte altre, fecero del loro impegno politico una scelta di vita, da vivere con passione, dignità e onestà. Entrambe, comunista l’una e democristiana l’altra, iniziarono la loro attività politica alla scuola dell’antifascismo.
L’emiliana Nilde Iotti (nata a Reggio Emilia nel 1920) e la veneta Tina Anselmi (nata nel 1927 a Castelfranco Veneto) entrarono nella Resistenza, l’una sull’esempio del padre, ferroviere, socialista sindacalista antifascista, e l’altra dopo aver visto, diciassettenne, un gruppo di giovani partigiani impiccati dai fascisti. La prima partecipa organizzando i “Gruppi di difesa della donna”, formazione antifascista del Pci, la seconda diventa staffetta della brigata Cesare Battisti. Entrambe insegnanti, laureate in Lettere alla Cattolica di Milano, dove Nilde entra per volontà della madre, rimasta vedova quando lei aveva 14 anni, entreranno, in tempi diversi, in Parlamento, dove con signoria e intelligenza guadagnarono in libertà e autorità. Certo c’è molto da dubitare sulle fonti di informazione italiane, su quelle c.d. trasmissioni di approfondimento politico se la conoscenza delle questioni politiche, dei fenomeni economici e sociali del Paese viene assicurata da conduttori che intervistano la Carfagna, persona elegante e gradevole, ma sembra poco adatta a rappresentare 10 milioni di italiani che hanno preferito votare centrodestra. Berlusconi dopo il brillante recupero forse non si rende conto che i soldi degli italiani sono finiti, che l’economia italiana precipita alla velocità della luce, che anche l’area del c.d. benessere volge al fallimento.
Certo questa geniale trovata della Carfagna ci rassicura per il futuro, potremo guardare al domani con fiducia, con la Bonino al Quirinale, che confonde l’IVA con la R.A.; le imprese e i professionisti potranno vedere onorati da parte della Pubblica Amministrazione il diritto ai loro crediti, aumenteranno i posti di lavoro, la pressione fiscale scenderà rapidamente, le Regioni saranno abolite, visto che i loro bilanci sono da 40 anni in rosso. La Carfagna con il consenso di Berlusconi si sta già facendo la campagna elettorale a danno di 10 milioni di elettori che hanno scelto ancora una volta il centrodestra. Ma la tarantella è finita, la dieta forzata non piace agli italiani, che non si sentono rappresentati. In politica come in qualsiasi altra professione il sesso e l’anagrafe non sono condizioni né necessarie né tanto meno sufficienti. Il posto prenotato confligge con il merito. Per governare l’Azienda Italia occorre essere competenti, avere carisma politico, possedere qualità non comuni, oltre ad una certa esperienza sul territorio, vicino alla gente per conquistare il consenso ogni giorno. Berlusconi non ha ancora capito che non sono gli insulti gratuiti della Annunziata né gli attacchi continui del cantante Travaglio e della sua brutta fotocopia Giannini, vice direttore de “La Repubblica” a far perdere voti al P.d.L. (6.2 milioni). I voti si perdono per il modo in cui viene selezionato il personale politico, che deve rappresentare chi non vuole votare a sinistra.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:49