
«Vicenda chiusa». Arriva all'ora di cena di mercoledì lo stop del Pdl, per bocca di Angelino Alfano, a ogni tentativo del presidente del Consiglio incaricato, Pier Luigi Bersani, di arrivare a un accordo che consenta di dar vita ad un governo e in parallelo di avviare un processo di riforme costituzionali. Una porta sbattuta, che tuttavia sembra lasciare aperta una finestra, laddove si invita il leader Democratico a «rovesciare la situazione». Una dichiarazione dalla quale emerge che in queste ore non si sono interrotti i canali diplomatici tra i due schieramenti, ma che nello stesso tempo il partito di Silvio Berlusconi non intende indietreggiare rispetto alle condizioni che ritiene imprescindibili per poter appoggiare la nascita di un governo: pieno coinvolgimento e possibilità di indicare un nome per l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica. No quindi ad esecutivi semplicemente fatti nascere, con qualche forma di astensione e quindi non con maggioranze certe e chiare; no ad un Capo dello Stato scelto semplicemente in una rosa indicata dal centrosinistra. Questioni sulle quali da largo del Nazareno per ora non sarebbero giunte aperture ritenute soddisfacenti.
Concetti che sembrano trovare la sintesi nelle parole di Alfano: «Dal giorno successivo al voto fino a oggi, il Pd non ha mai realmente corrisposto al nostro comportamento responsabile e di buon senso e non ha mai formulato alcuna seria apertura: non ha affrontato i temi economici che davvero importano al Paese; ha occupato tutte le cariche istituzionali; ha preteso di inseguire ogni estremismo e giustizialismo. La vicenda è chiusa e l'ha chiusa Bersani che ora si trova nel vicolo cieco in cui si è infilato. Sta a lui, ora, rovesciare la situazione, se vuole e se può, nell'interesse del Paese». In altri termini, se il leader del Pd avesse la forza di sedersi ad un tavolo con il Pdl, potrebbe aprirsi un confronto, partendo dalle condizioni indicate dal partito di Berlusconi, per arrivare ad un accordo che, naturalmente attraverso reciproche concessioni, consenta la nascita del governo e l'elezione del nuovo Capo dello Stato. Una trattativa destinata, è ovvio, a durare non poche ore, ma a protrarsi per diversi giorni, scavallando di sicuro le festività pasquali e arrivando all'eventuale insediamento di un nuovo governo nell'imminenza delle votazioni per il Presidente della Repubblica, che inizieranno il 15 aprile. Ma il Pd chiude definitivamente con una risposta secca: «Se le parole di Alfano alludono ad una richiesta di una trattativa che riguardi l'elezione del prossimo presidente della Repubblica, non c'è disponibilità da parte del Pd».
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:53