Marò, una vicenda tristemente comica

La vicenda relativa ai due marines italiani trattenuti in India si mostra, al tempo stesso, inaccettabile in un mondo governato dal diritto e dal quel senso di dignità che lo Stato Italiano sembra aver dimenticato, amara al pensiero delle sofferenze inflitte ai due marò, alle loro famiglie ed a tutti gli italiani che amano veramente la Patria, paradossalmente anche comica somigliando, in misura straordinaria e sconvolgente, al diffuso gioco dell’oca, laddove prescrive di “ritornare alla casella di partenza”. Ed infatti, un primo “ritorno alla casella di partenza” l’abbiamo in occasione della licenza natalizia: lasciata l’India per quella festività, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono dovuti tornare alla terra da cui si erano allontanati non appena ultimato il permesso.

Un secondo “ritorno” lo troviamo nella licenza elettorale: anche qui, partiti dall’India, hanno dovuto ripresentarsi alle locali Autorità il 22 marzo 2013 non senza minacciosi e preoccupanti intermezzi; un terzo “ritorno” qualifica il nostro Ministro degli Affari Esteri: dopo l’affermazione di aver concordato con il Governo Indiano un’intesa circa i due cittadini italiani, la Farnesina è tornata alla “casella di partenza” in quanto l’India smentisce qualsiasi accordo; ancora alla iniziale “casella” è tornato il Premier Monti e tutta la sua squadra di governo. Dopo aver affermato che i due soldati sarebbero rimasti in Italia, gli sventurati marò hanno dovuto precipitarsi in India pena il sequestro del nostro Ambasciatore; infine, l’ultima “casella di partenza” è frequentata dallo stesso Premier che, dopo aver vantato la liberazione di Massimiliano e Salvatore, è clamorosamente tornato indietro, sostenendo di essere del tutto estraneo alle decisioni inizialmente adottate. Se non si giocasse con la vita di due nostri concittadini e con la dignità del nostro Paese, i narrati episodi esporrebbero tratti, francamente irresistibili, di comicità.

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:20