Pd e Pdl: matrimonio per procura?

B.B. (Bersani-Berlusconi): un matrimonio per. “procura”, senza dir nulla ai “parenti”? E chi sarebbe il “sensale”? Napolitano? Per fare che cosa? Ma via, lo sanno tutti. Il Pd “coincide” con il suo apparato: cacicchi, burocrati e prime linee dello schieramento dei “dinosauri” (ricandidati in posti sicuri in lista dal “trasparente” Bersani!) hanno una fame atavica, pluridecennale, di posti di potere. E, poi, andatevi a chiedere “Chi” ha brigato, da quella parte, per il mantenimento dell’odiato “Porcellum”? Il piano è chiaro (il collega Belpietro non ha avuto difficoltà a denunciarlo pubblicamente a “Piazza Pulita”, nella trasmissione dello scorso 25 marzo.): Bersani intende forzare la mano a Napolitano, per ricevere da lui un incarico pieno, presentandogli la “sua” lista di ministri (togliete l’ultima vocale e sostituitela con una bella “e”: vedrete che effetto!). A quel punto, i “tecnici” montiani sgombereranno i palazzi del potere che ancora occupano, e tutti gli ospiti del carro bersaniano andranno a sedersi ai loro posti, tirando a campare, anche in mancanza di fiducia palese, da parte del Parlamento.

Ovvero, per Bersani, meglio un Governo nato dimissionario di niente. Alla faccia della responsabilità di “governare” il Paese! L’importante, per il figlio di Bettola, è andare, poi, “Lui” a gestirsi l’inevitabile, successiva fase elettorale. Questa la pentola confezionata per gli italiani dal diavoletto Bersani. Gli manca, però, fin da ora, il coperchio quirinalizio. Ovvio che, dall’alto del Colle, la mossa sia stata, da tempo, sviscerata e analizzata. Ergo, se Bersani non si fa un bagno di sano realismo, dicendo giovedì sera a Napolitano, “Caro Presidente, non ho i numeri per governare: ora, fai un po’ tu.”, siamo nella situazione dei peggiori governi Craxi, in cui si procede a singhiozzo, a botte di. “sfiducia”. Tanto, ragionano al Nazareno, se ne può dare solo una di sfiducia, come le multe. Tutte le successive non valgono. Ma, appunto, dalle loro parti non si fanno i conti con. “l’oste” del Quirinale. Tutti noi, in stoico silenzio, facciamo il tifo affinché Napolitano si chiami a sorpresa “Bimbo” Renzi, mettendo nella sua pargoletta mano il boccino rovente della governabilità.

Ora, pensate che il Sindaco di Firenze possa rifiutare il “cadeau” avvelenato? Oppure che, una volta fatto “esattamente” quello che oggi vuol fare Bersani, andando alle elezioni con un “suo” governo dimissionario, il Pd possa votargli contro, al momento della fiducia? Li voglio proprio vedere, quei grigi “apparatchik”! Se lo facessero, li perderebbero “loro” altri sei milioni di voti! A quel punto, messa insieme una Grosse Koalition, alla luce del sole, come ha ripetutamente chiesto il Pdl, Grillo se la spasserebbe non poco ad infiocinare qualunque passo falso di quel matrimonio forzato e diretto. Ma, anche per lui, è pronto il pentolone della nuova legge elettorale, in cui far bollire le sue 5 Stelle. Se per quest’ultima si dovesse scegliere (com’è auspicabile), un sistema elettorale unominale a doppio turno, corredandolo con una rapida riforma costituzionale sui poteri e l’elezione diretta del premier (nonché sull’abolizione del bicameralismo perfetto e la drastica riduzione del numero dei parlamentari), allora il web conterebbe meno di nulla. Nel senso che i candidati grillini dovrebbero esporre al pubblico la propria faccia, coprendosi di ridicolo con le loro progettualità individuali, che non hanno davvero alcun senso, quando si vanno a contare le preferenze a milioni.

Ce lo vedete voi un grillino anonimo confrontarsi con gente che, per carriera politica e parlamentare, vanta un curriculum noto persino a livello internazionale? E qui, però, mi devo togliere qualche sassolino con i “bocconiani”, Monti in testa, che non hanno, “tecnicamente”, capito un bel nulla su come si governa un Paese moderno. Primo, ci spieghino perché non hanno riformato a fondo la Pubblica Amministrazione, rivoluzionando l’alta e media dirigenza, attraverso procedure concorsuali fortemente innovative, incentrate sul merito e la trasparenza nell’affidamento degli incarichi pubblici. Secondo, perché non si è detto quanto costano davvero, per unità di prodotto, i singoli provvedimenti che interessano realmente il cittadino? Perché la Corte dei Conti e la Ragioneria generale non dicono chiaramente che più del 90% della spesa odierna per P.A. va sprecata per attività di “auto- amministrazione”? Perché Governo e sindacati non avviano, fin da ora, un piano massivo di telelavoro burocratico, che premierebbe professionalità e produttività, facendo risparmiare al Paese quei centinaia di miliardi di euro che oggi ci mancano disperatamente? Bocconiani, lasciate che vi dica con Totò: “Ma ci faccia il piacere!”?

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:04