Rai, autolesionismo e niente Ferrari

Gli affari della Rai non quadrano. È iniziata la stagione del dimagrimento dell’azienda del servizio pubblico, che porterà a meno 600 dipendenti, meno dirette sportive e forse meno qualità. Pesano i 200 milioni di rosso del 2012. Non bastano più i 740 milioni d’incassi per la pubblicità e i ricavi complessi, compreso il canone, di 2,8 milioni di euro. Nel frattempo tutte le leve di comando sono tenute da personaggi (giornalisti e manager) vicini alla maggioranza politica, con un’esposizione a favore del gruppo Casini-Monti e un qualche riciclaggio verso i grillini. Pronti, partenza, via. Primo Gran premio di Formula uno senza la diretta Rai. Si svolgeva in Australia, dall’altra parte del mondo. Ma sono cose dell’altro mondo anche le modalità sempre più perdenti, di come la televisione pubblica tratta lo sport. Per non pagare 50 milioni di diritti televisivi per 19 corse che richiamano milioni di spettatori ne ha pagati 20 per riavere da Sky, che si era aggiudicata l’esclusiva, 9 Gran Premi.

Al posto della diretta, domenica alle 14, è andata in onda la differita con la telecronaca come se non si sapesse già dalla mattina chi aveva vinto, come era andata alla Ferrari e ai suoi due piloti, cosa era successo. Tutto ormai si può sapere in tempo reale attraverso i siti online e anche i telegiornali e giornali radio Rai della mattinata si erano soffermati sul secondo e quarto posto di Alonso e Massa. Nella differita un fiume di parole fino al 58esimo giro. E così la Rai senza rugby (sabato per Italia-Irlanda del Sei Nazioni all’Olimpico c’erano 70 mila spettatori per un incontro trasmesso in diretta dalla tv a pagamento e in differita da La7), senza i grandi tornei di tennis (in arrivo gli Internazionali di Roma), con poco calcio ad eccezione delle partite della nazionale azzurra, di Radiosport guidato da Riccardo Cucchi e alcune trasmissioni sulla Rete due (tra cui quella di Enrico Variale), senza basket, pallavolo e pallanuoto si deve accontentare di un po’ di atletica leggera e nuoto, puntando sul ciclismo. Nel presentare il bilancio 2012 (200 milioni di rosso) il duo Annamaria Tarantola (presidente) e Luigi Gubitosi (direttore generale) hanno giustificato i tagli allo sport con la spesa di 140 milioni per i grandi eventi sportivi del 2012. C’erano gli Europei di calcio e le Olimpiadi di Londra.

Ma accanto ai costi (troppo gente in trasferta, compresa una miriade di collaboratori spesati e retribuiti) i vertici di viale Mazzini e della Sipra non hanno reso noto quanto hanno incassato in pubblicità per questi avvenimenti. Dal settimo piano,invece, c’è stata una pronta precisazione sui costi del megafestival di Sanremo di Fabio Fazio. Alle critiche per l’ingente costo di 15 milioni di euro la Rai ha ribattuto che le uscite erano state bilanciate dalle entrate. Qualcosa bolle in pentola, però, in merito ai compensi alle star dei vari programmi a partire dai 600mila euro che sarebbero stati pagati all’ex calciatore Christian Vieri per le sue prestazioni di ballerino del sabato sera. È in corso un’inchiesta interna e della magistratura contabile della Corte dei Conti. La magistratura ordinaria, invece, vuol vedere chiaro in merito ad alcune erogazioni straordinarie pagate ai redattori del Tg1. Il crollo dei proventi della pubblicità, dai 965 milioni del 2011 ai 740 dell’anno dopo, ha indotto il direttore generale ad anticipare, rispetto alla presentazione del piano industriale, alcune operazioni di dimagrimento, spingendo 600 dipendenti ad accettare lo scivolo per il quale sono stati stanziati 53 milioni nel bilancio 2013.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:43