
“Agire per procura”. Così si dice, in gergo giuridico, quando si agisce per conto terzi. Lo fanno, nei processi penali, i procuratori della Repubblica per conto dello Stato ma, talvolta, questo loro istituzionale “datore di lavoro” diventa la “politica”, anche se indirettamente, come accade nei sistemi (pur democratici) dove l’azione penale non riveste carattere “obbligatorio”. Altrove, infatti, i giudici possono essere “eletti”, mentre da noi il reclutamento per concorso tenderebbe a garantire piena autonomia alla funzione inquirente e giudicante. Ovvio che, nel funzionamento pratico, questa autonomia piena sia solo di facciata, visto che lo stesso Csm, per il suo regolamento interno, è diviso in “correnti”, ognuna in lotta per il potere nella fase di aggiudicazione degli incarichi direttivi.
E qui da noi, che cosa sta succedendo, tanto da mobilitare il Capo costituzionale del Csm, ovvero il Presidente della Repubblica (che, oltretutto, si trova a fine mandato e con una situazione del tutto inestricabile per la formazione di un nuovo Governo)? Sugli inquisiti “eccellenti” (uno solo, essenzialmente: il Cavalier Berlusconi, oggi a capo del più forte partito di opposizione), si gioca una partita, oserei dire, “meta giudiziaria”, in cui i tempi del processo sono un’arma letale, per far implodere (ricordate Mani Pulite e il 1992?) dall’interno il Pdl. Come? Basterebbe, in tal senso, una condanna in primo grado con l’interdizione ai pubblici uffici per Silvio Berlusconi e che il Parlamento ne autorizzi l’arresto, cosa che Pd, M5S e Monti non faranno di certo mancare, felicissimi di andare a raccogliere le membra sparse (elettorali) di un futuro centro destra allo sbando. E qui compaiono i “procuranti” (oggi impersonati da Pd e M5S), cioè coloro che tendono a massimizzare il risultato della delegittimazione (politica) per via giudiziaria, e non a seguito di una sanzione popolare, a conclusione di una scelta elettorale chiara e inequivocabile.
Ci si può chiedere: è un percorso legittimo di lotta politica? Lo fu davvero nel 1992: allora assistemmo ad autentiche manifestazioni di giubilo (vere e proprie “hola” da stadio), ogni volta che un avviso di garanzia andava ad abbattere uno dei “big” della Dc o del Psi. Guarda caso, ieri come oggi, quella che si sfila dal giudizio storico e dalla falce giustizialista rimane, ora e sempre, la formazione politica degli eredi di Togliatti. Quindi, niente di strano che le odierne vittime della filosofia delle manette gridino al complotto delle “toghe rosse”! Io, invece, mi permetto di dissentire. Nel senso che sono orientato a distinguere tra quelle personalità togate con ambizioni di protagonismo, a fronte della stragrande maggioranza di onesti lavoratori del diritto, che nulla hanno a che vedere con logiche strumentali, di cui verosimilmente si rendono responsabili alcune procure d’Italia, accelerando i tempi delle procedure. Il problema sorge, però, quando una parte del Legislativo trasloca sotto i Palazzi delle procure, facendo scattare il “richiamo della foresta”. Ed è sempre vero che una tribù politico-burocratica, minacciata da un avversario esterno, tende a ricompattarsi come una falange macedone, azzerando i necessari distinguo tra ragione e passione. Il bandolo della matassa, quindi, è tutto nei tempi.
Può, o no, Silvio Berlusconi, come buon senso vorrebbe (e, in questo, il Capo dello Stato ne ha dimostrato a sufficienza), giocare la sua partita delle alleanze, in questo rovente periodo post-elettorale, senza dover fare la mossa del “gambetto di re”, per andare alle urne a giugno? Basterà aspettare i tempi minimi affinché Pdl, Pd e M5S individuino un accordo sulla legge elettorale e sulla manovra di bilancio (Europa docet!), lasciando in tal modo che l’autunno apra ancora una volta la via delle urne, per poi portare a compimento tutte le inchieste e i processi che riguardano il presidente del Pdl. Se il risultato elettorale lo vorrà ancora vincitore e Presidente del Consiglio incaricato, allora gli verrà dato altro tempo per il legittimo impedimento e il rinvio dell’applicazione di eventuali sentenze di condanna alla fine del suo mandato. Altrimenti, come dire, “Ecce Homo”! Anche se sono convinto che, in questo caso, sarà lui stesso a fare un passo indietro, lasciando ad altri la guida del centro dello schieramento conservatore.
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 10:59