
A tutti sembra essere sfuggito, salvo a Marco Taradash durante l’edizione di sabato scorso di “Stampa e regime”, che nel famigerato appello di quegli intellettuali italiani, che Julien Benda se fosse vivo oggi chiamerebbe “chierici che tradiscono”, (soprattutto se stessi), ai grillini e al Pd perché si mettano insieme per trasformare l’Italia in una specie di Corea del Nord del Mediterraneo, c’era anche l’auspicio per una legge che “sequestri i patrimoni dei sospetti evasori fiscali”. “Sospetti”, ha ripetuto una seconda volta Taradash. Nel famoso libro che poi valse allo stesso Benda un destino da legge del contrappasso, visto che dopo la fine della seconda guerra mondiale si avvicinò ai comunisti francesi arrivando a giustificare le invasioni sovietiche dei paesi dell’est europeo, e tradendo quindi anche lui il proprio ruolo di “clerc”, si diceva che il tradimento in questione riguardasse tutti quegli intellettuali che, invece di pensare come i filosofi alla ragione, alla verità e ai principi universali, si buttavano in politica. Fiancheggiando all’epoca o il nazionalismo o la lotta di classe.
In pratica ciò che porterà in seguito alle peggiori disgrazie del secolo: fascismi e comunismi. Oggi avviene la stessa cosa per interposta azione supplente della magistratura: il nemico di classe, o dello stato, o della nazione, o della burocrazia, non deve più andare in campo di concentramento, basta il carcere. E in Italia basta per davvero. Il libro che parla della “Trahison des Clercs” (“Il tradimento degli intellettuali”, 1927) lamentò polemicamente la tendenza degli intellettuali francesi e tedeschi nel XIX e XX secolo di tradire la loro posizione universalista, il valore della giustizia e la democrazia, e dedicarsi invece sempre più a “passioni politiche” come la lotta di classe, il nazionalismo e il razzismo. Benda criticò aspramente soprattutto i suoi compatrioti francesi Charles Maurras e Maurice Barrès. La sua idea di “intellettuale” descriveva una classe sociale «le cui attività già dalla loro essenza non sono dirette a fini pratici. Persone, che cercano soddisfazione in arte, scienza o speculazione metafisica , in breve, nel possesso di beni immateriali» . Andiamo a dire queste cose, mutatis mutandis, a gente come gli intellettuali che hanno firmato il manifesto di Micromega perché il Pd e Grillo si alleino. A cominciare da Barbara Spinelli, il cui padre Altiero verosimilmente si rivolterà nella tomba, essendo stato un radicale e non certo un giustizialista.
Diciamoglielo pure a quei professori nepotisti che nelle cattedre ci mettono i parenti. A quel blocco parassitario di intellettuali delle scuole che scambia gli investimenti nelle infrastrutture e nella ricerca con l’assunzione di nuovo personale docente. I chierici traditori di oggi sono in pratica le “mosche cocchiere” di questo incerto nuovo che verrà o forse nemmeno verrà. Gente che cerca di essere buona per ogni stagione nel campo dell’istigazione all’odio sociale e politico verso chi non la pensa come loro. La definizione di Benda per loro si attaglia perfettamente. Come un abito vecchio tornato tragicamente di moda. Negli anni ’30 in Europa dopo il “tradimento dei chierici” arrivò il nazismo. Oggi, Dio ci scampi e liberi, cosa dobbiamo aspettarci?
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:50