Dal bipolarismo al tripartitismo?

Se si tornasse al voto oggi cosa accadrebbe? Dieci giorni dopo le elezioni una sola parola sembra sufficiente per descrivere l’attuale situazione politica: massacro. Smaltita ormai la dose di sondaggi pre-elettorali, resta l’incognita ingovernabilità a dettare legge nelle stanze della politica. E mentre tutti parlano di Movimento Cinque Stelle, mettendo sotto i riflettori le dichiarazioni di questo o quel militante grillino, l’istituto di ricerca Lorien pubblica un sondaggio in cui tratteggia i risultati di un nuovo, ipotetico weekend elettorale. I dati, che si incorniciano nell’ottica di questo doppio turno “simulato” sono chiari. Polarizzazione del voto intorno ai tre partiti maggiori con un sistema che vedrebbe schiacciate le forze politiche minori. Il primo risultato che colpisce l’attenzione riguarda il comportamento del “centro”. La coalizione moderata crollerebbe a livelli pari al 5,6%. I valori ottenuti alle elezioni sarebbero esattamente dimezzati. Un tonfo che porterebbe il movimento del professor Monti a quota 5%. Il 3,3% in meno rispetto ai numeri ufficiali conquistati da Scelta Civica il 24-25 febbraio.

La carneficina è ancora più netta se si va a guardare il comportamento di Fli e Udc. La compagine finiana prenderebbe lo 0,1% dei consensi (-0,4%), mentre il partito di Pier Ferdinando Casini otterrebbe solo lo 0,5%. Quasi un punto e mezzo in meno al risultato ottenuto alle urne. L’intera coalizione non avrebbe diritto ad alcun seggio in Parlamento. A destra non ci sarebbe spazio per alleati minori. Il Popolo della Libertà raggiungerebbe il 26,5% e chiuderebbe la competizione come terzo partito in termini assoluti. Un guadagno di quasi cinque punti percentuali (4,9%) rispetto alle passate elezioni. La Lega Nord, seconda forza nella coalizione, perderebbe lo 0,6% e si attesterebbe al 3,5%. Nessuno degli altri partiti minori supererebbe l’uno per cento. Fratelli d’Italia si fermerebbe allo 0,5% (- 1,5%), La Destra (0,1%) lascerebbe per strada l’1,5%, mentre gli altri non andrebbero oltre lo 0,4%. Il Partito democratico si affermerebbe come primo partito italiano al 29%, conquistando il 3,6% in più. Sel (2,5%) perderebbe lo 0,7%, mentre gli altri non andrebbero oltre lo 0,4%, perdendo mezzo punto.

Beppe Grillo e i suoi (28,5%) sarebbero il secondo partito, migliorando di tre punti la loro, pur straordinaria, performance elettorale. Rivoluzione Civile (-0,7%) si attesterebbe all’1,5%. Il Porcellum, naturalmente, porterebbe ad un Parlamento molto simile a quello uscito dalle urne. Ma nonostante questo è evidente che la scomparsa del centro, almeno politicamente, cambierebbe le carte in tavola. Le due coalizioni maggiori, centrodestra (31%) e centrosinistra (31,9%), sarebbero separate dallo 0,9% e, considerando che nei sondaggi Pdl e dintorni sono stati sistematicamente sottorappresentati, si potrebbe affermare che il distacco da Italia Bene Comune andrebbe ulteriormente a ridursi, se non a ribaltarsi. Per far luce ad un nuovo tipo di sistema politico, più vicino al “tripartitismo” che al “bipolarismo”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:44