Un “Grillo” preso nella Rete

Cos’è rimasto nella rete di Bersani? Un Grillo assai ingombrante. Pochino, per un cacciatore di giaguari e di Caimani. Soprattutto quando il “saltatore” -misurato dal bilancino delle urne- si presenta con un peso specifico superiore alla gioiosa (?) macchina da guerra del Pd. Gli ex comunisti, a quanto pare, sono specialisti nel farsi del male da soli. Due ne avevano di quelle “cosine” lì, e se le sono giocate entrambi, fino a diventare del tutto sterili. La prima, l’hanno amputata i suoi dinosauri, pur di fare abortire nel seno del Nazareno quel figliol prodigo di Firenze, dal pelo fulvo-celestino di “meticcio” di razza. Faccio notare che se Renzi Matteo avesse ascoltato le Cassandre come me, correndo da solo, avrebbe fatto sparire d’incanto il centrino di Mario Monti.

Unico, vero merito del “Professore” è quello di aver cannibalizzato i suoi sodali, dando l’estrema unzione a Fini e Casini. Diceva Craxi di Andreotti: «Prima o poi le “vecchie volpi” finiscono sempre in pellicceria». S’era dimenticato che anche quelle dei Gatti-Fini possono andare incontro allo stesso destino, dopo aver tentato di imbrogliare gli elettori! La seconda e l’ultima, Bersani e il suo Partito l’avevano gentilmente donata su di un piatto d’argento a Frau Merkel, rifiutandosi di andare a elezioni anticipate, dopo le dimissioni del Governo Berlusconi nel 2011. I soliti “geni” hanno preferito mandare a Palazzo Chigi un.. “marziano”, calato da Bruxelles, pur di non prendersi l’incomodo di farle “loro” quelle riforme di sistema (adottate, poi, solo a metà dal duo Fornero-Monti), consapevoli che avrebbero trovato, prima nel Parlamento e, poi, nelle piazze una feroce opposizione popolare. Del tipo: “Vai avanti tu, che mi vien da ridere”.

Andatelo, ora, a raccontare a milioni di pensionati, disoccupati e nuovi poveri, che hanno votato in massa per Beppe Grillo! Scusate, ma non occorreva essere scienziati, per capire le due seguenti, semplicissime cose. Primo: sarebbe stato suicida fare di Monti un protagonista politico che, a sua volta, qualora gli fosse riuscito il colpo da maestro di diventare il secondo partito italiano, avrebbe rifatto “lui” il governo, tenendo al guinzaglio Bersani e Sel, dati come sicuri vincitori della gara elettorale. Chissà quali futuri gloriosi avevano intravisto Montezemolo & Co., quando lanciarono in pista il Professore! Possibile che i loro “spin doctor” non si fossero accorti che il bipolarismo era molto e sepolto, generando così una forte frammentazione del quadro politico, e che mai e poi mai il ceto medio, maltrattato e dissanguato dalle politiche fiscali di Monti, avrebbe votato a favore del proprio carnefice? Valli a capire.

Secondo aspetto: non era stato, forse, sufficiente il segnale siciliano, per cambiare in fretta e furia il passo indolente e pigro di un segretario del Pd, votato al piccolo cabotaggio e ossequioso delle alchimie interne? Come mai il “genio” emiliano non si era accorto dell’arrivo dello tsunami a 5 stelle? Per l’ennesima volta (e tre!), la sinistra si è vista stravincente prima di un’elezione politica, per ritrovarsi l’intero zoo (grilli, giaguari e caimani) alle calcagna, risorti indomiti dalle loro ceneri, a un soffio dal relativo sorpasso in entrambe le Camere! Tutti si chiedono: «E ora, a urne chiuse, che si fa?». Innanzitutto, consiglio vivamente al Pd una bella autocritica, rimettendo in discussione il proprio passato comunista e quell’ibrido cattocomunista, che non serve più a nulla, per mantenere vivo un “Compromesso storico” morto e sepolto. Secondariamente, serve un accordo Pd-Pdl, per fare poche cose fondamentali, prima di tornare alle urne tra diciotto mesi, con una legge elettorale nuova di zecca.

Nel calcolo temporale comprendo, infatti, alcune fondamentali riforme costituzionali. In primo luogo, quelle della forma-stato, con l’abolizione delle province; la riduzione del numero dei parlamentari; la revisione del bicameralismo perfetto; il riequilibro della ripartizione dei compiti tra Stato e Regioni; l’accorpamento dei piccoli comuni. A seguire, il rafforzamento costituzionale dei poteri di direzione-impulso del Presidente del Consiglio. Infine, occorre individuare una strategia condivisa di richieste da sottoporre a Bruxelles, per l’attenuazione del rigore di bilancio, voluto da Maastricht e dal Fiscal compact, in modo da ridurre della metà l’onere sugli interessi del nostro debito pubblico. Vedrete, Grillo ci starà. Altrimenti, se non sarete capaci di mettervi d’accordo, la prossima volta il nostro capocomico governerà da solo, prendendo più del 40% dei suffragi!

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:20