
Se fosse vissuto fino al 24 febbraio 2013, Bettino Craxi avrebbe compiuto, proprio quel fatidico giorno, 79 anni. Invece sappiamo come è finita.Craxi è morto in esilio ad Hammamet, la vita politica,in Italia è andata avanti prendendo la definizione di seconda repubblica, in nome del "nuovo che avanza", dell'antipolitica rigeneratrice, della Lega secessionista e, va da sé, della società civile finalmente in grado di accedere al Palazzo e di esprimere la Nuova Italia. Su Bettino Craxi è caduta una sorta di “damnatio memoriae” mano a mano che invecchiava la seconda repubblica, avviatasi nel 1994 ma già in nuce l'anno precedente quando davanti al Raphael furono scagliate le monetine da un centinaio di indignados di sinistra, di fan di Di Pietro allora trionfante, e di missini-fra cui il mitico Fiorito, finito poi in carcere per corruzione insieme ad un rappresentante dell'Idv e a tanti altri, allora autoproclamatisi “partito degli onesti”.
Un mese dopo le monetine, i Parlamentari si autospogliarono dell'immunità voluta dai padri costituenti, con quel che ne è seguito. La damnatio memoriae è una sorta di fenomeno attinente molto alla psicanalisi giacché tende a rimuovere fatti e persone come se il loro ricordo pesasse sulla coscienza per qualche oscura colpa, donde la pulsione a respingerlo. Ma, si sa, i fatti,collegati alle persone, hanno la testa dura e si ripresentano implacabili, ritornano di attualità, anzi, non se ne sono mai andati, e ora premono sul presente e sui suoi rimorsi. E prendono forme nuove, nuovi nomi, addirittura incredibili. Non è, esattamente, il passato che ritorna,ma è un qualcosa che già esisteva, una presenza nascosta, sotterranea, dentro le viscere del paese e della sua storia e che adesso emerge in tutta la sua stupefacente realtà.
Stiamo parlando di Grillo e del suo successo-che fa da pendent alla Lega in trionfo nel 1994 ma oggi un po' giù-il cui messaggio altro non è che il sigillo funebre sulla seconda repubblica, sul bipolarismo, su un ventennio di cui gli storici scriveranno tutto e l'opposto di tutto, a cominciare dal raddoppio del debito pubblico. Beppe Grillo segnala non solo un fallimento, ma una catastrofe annunciata non tanto o non solo dal combinato disposto di giudici e mass media (certi giudici non hanno mai mollato il polpaccio del Cav dal 1994) quanto dalla potenza di quella macchina anti-casta messa in moto quattro anni fa dal libro omonimo e dal supporto del quotidiano della cosiddetta borghesia lombarda che, insieme ad altri beninteso, ha condotto una lotta spietata e senza quartiere alla politica come sentina di tutti i vizi - che non erano e non sono davvero pochi, anzi - e al Parlamento come rappresentanza di una casta inemendabile.
Destinata in un primo tempo contro il Cav, questa guerra è stata ripresa dai popoli viola, dalle nuove società civili, dal dipietrismo inneggiante alle intercettazioni e, infine, da Grillo. Il quale, mutuando dal leggendario Gabibbo di “Striscia la notizia” le sbraitanti denunce quotidiane, ha tuttavia spostato il tiro, anzi,l'ha ampliato con i suoi “vaffa days”, che altro non sono che un volgarissimo insulto di stampo squadristico contro tutti i politici, nessuno escluso.Tutti ladri, tutti corrotti, tutti da cacciare, arrendetevi! Non è che si tratti di nuovo fascismo, di certo è un preclaro annuncio di sfascismo il cui impressionante successo elettorale, peraltro previsto, prelude a nuovi passaggi,di certo non allegri e, probabilmente, rischiosi per la tenuta complessiva del sistema. Si avvera così una delle “profezie” di quel Bettino Craxi che in Parlamento e poi dal suo esilio ammoniva i partiti o quel che ne era rimasto, a compiere una severa autocritica sui costi della politica. A rimodellare il sistema con una riforma costituzionale presidenziale, a ridare ai partiti dignità e nobiltà in quanto sede primaria della democrazia, a reintrodurre l’immunità parlamentare, a riformare la giustizi, eccetera.
In una di quelle sue prediche inutili,e anche con una sincera vena autocritica, segnalava che i leader, i governi e le maggioranze quasi sempre venivano sconfitti non per le cose che avevano fatto ma per quelle che non aveva realizzato, pur avendole promesse coram populo. È toccato a Berlusconi, poi a Prodi e quindi a Monti. Ma se la prima repubblica era stata affondata sopratutto da un micidiale e selettivo circo mediatico giudiziario, il Titanic Seconda Repubblica naufraga penosamente contro l'iceberg Beppe Grillo, nonostante fosse stato segnalato, e da tempo. È proprio vero la storia si ripete, prima in tragedia e ora in tragicommedia. Chi è causa del suo mal, pianga sè stesso.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:48