
E dire che mi piaceva. Per quasi 20 anni ho apprezzato il fatto di non nascondere le sue simpatie e antipatie politiche, ma riuscire allo stesso tempo a fare informazione equidistante, senza nascondersi dietro l’ipocrisia di una finta imparzialità. Poi l’ho visto ieri sera di fronte a Berlusconi, chi l’ha portato alla grande notorietà, e mi ha fatto una tristezza incredibile. Rancoroso, arcigno, maleducato, se l’è suonata e se l’è cantata da solo, non lo ha fatto parlare, interrompendolo in continuazione, dicendo che non doveva parlare di quello né di quell’altro (ossia del suo programma elettorale) perché lui sapeva già tutto, dimenticando forse che non era un tête-à-tête, ma una trasmissione pubblica fatta proprio per parlare del programma elettorale, come ha lasciato fare agli altri due ospiti, trattati con tutt’altra grazia, ai limiti della piaggeria.
D’altronde, un animale televisivo come lui lo sa che agli spettatori interessa ben poco che si parli per metà della trasmissione di televisione, di chi compra La7 e, tanto per cambiare, di conflitto di interessi e di come Berlusconi gestisca le reti Mediaset. Il punto è che in realtà quella di ieri non era una trasmissione politica, ma una resa dei conti, una rivalsa, uno sfruttare la televisione a suo uso e consumo per un motivo alquanto egocentrico: lui ieri sera ha tentato malamente di affrancarsi dal peccato originale.Lo sa di essere stato la dimostrazione vivente di quanto il conflitto di interessi sia solo una carta buona da giocarsi all’occorrenza dagli avversari politici, ma ben lontano dalla evidente libertà di cui godono in Mediaset e di cui ha goduto lui per 20 anni, riconoscendolo pubblicamente, salvo rimangiarsi tutto appena date le dimissioni. Dimissioni, peraltro, date per stizza da primadonna e prontamente, e con suo sommo dispiacere, accettate. Ora, io non so se la sua ansia da prestazione di ieri fosse dovuta alla triste fine pubblica via twitter del suo matrimonio, forse legata al fatto di non poter infierire per questo sul gossip dell’interlocutore come avrebbe voluto. Sono, invece, più propensa a credere che fosse dovuta a quella che chiamo sindrome da gratitudine. D’altronde il caro Chicco avrebbe un precedente, visto che si è sempre vociferato che fosse entrato in Rai in quota PSI grazie a Craxi e Martelli ed è diventato famoso durante Tangentopoli proprio accanendosi contro di loro.
Non stupisce, quindi, che oggi, passato a La7 tenti di fare la stessa cosa con Berlusconi, magari preoccupato dal prossimo arrivo di Cairo, parlandone diffusamente visto che certo interessava da matti al pubblico a casa. È curiosa la sindrome da gratitudine e consiglierei a Berlusconi di tenerne conto visto che è circondato da parecchia gente che sembra soffrirne. Li riconosci subito, sono i più rancorosi, quelli che hanno ottenuto di più, quelli che sembravano destinati alle migliori carriere, ma soprattutto sono quelli più presuntuosi e forse anche i più insicuri. Miscela micidiale. Alla prima occasione utile, non appena qualcuno solletica il loro ego, di solito la gatta morta di turno, dice loro di essere i migliori di tutti, pronti a cavarsela da soli, ecco che si rivoltano come bestie feroci che fino al giorno prima facevano le fusa come cuccioli. È che probabilmente la loro presunzione non sopporta di dover dire grazie a nessuno, vogliono essere riconosciuti come persone eccezionali che ce l’avrebbero fatta comunque, che solo per caso hanno ricevuto un aiuto che in realtà non serviva. Ed ecco che scatta il desiderio di affrancarsi dal peccato originale dell’aiuto ricevuto, dimostrando agli altri quanto siano bravi a rivoltarsi contro chi li ha aiutati. E ritengo sia proprio l’insicurezza ad incattivirli, perché chi ha una profonda autostima non deve dimostrare niente a nessuno. Chi non ce l’ha...va in ansia da prestazione.
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:17